Autocoscienza di Gesù: differenze tra le versioni

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agnoeti
(agnoeti)
In generale si può dire che nei [[Padri della Chiesa]] non si trovano discussioni circa l'autocoscienza divina di Gesù. I ''Padri'', e anche i loro avversari, danno per scontato che Gesù abbia pronunziato realmente le parole che i Vangeli gli attribuiscono.
 
=== IlI primi cinque secoli: il dibattito sull'ignoranza di Cristo ===
 
Un aspetto però che può far luce sul pensiero dei ''Padri'' in merito al tema che si sta trattando è il problema dell'[[ignoranza di Cristo]], largamente dibattuto all'interno delle controversie [[arianesimo|ariane]] e [[nestorianesimo|nestoriane]]. Si tratta fondamentalmente del testo seguente:
Tale testo afferma che Gesù conosce tutto perché è Dio, e tale conoscenza non è frutto di una rivelazione, ma dell'[[unione ipostatica]]: Gesù come uomo conosce quello che conosce Dio. Ora, Dio sa di essere Dio, quindi Gesù lo sa anche lui.
 
==== Fulgenzio di Ruspe ====
 
È in questo [[padri della Chiesa|padre della Chiesa]] dell'inizio del [[VI secolo]] che si affronta per la prima volta la questione dell'autocoscienza divina di Gesù. [[San Fulgenzio di Ruspe|Fulgenzio]] (†[[533]]) risponde a un certo Ferrando, [[diacono]] di [[Cartagine]], che gli ha posto due precise domande:
 
La lettera di Fulgenzio ebbe un grande influsso sugli autori latini posteriori. [[Alcuino]] di [[York]]<ref>''De fide S. Trinitatis'', III, 11: [[PL]] 101, col. 30.</ref> (†[[804]]) si ispira ad essa molto apertamente, e lo stesso fa [[Ugo di San Vittore]]<ref>''De Sapientia animae Christi'', [[PL]] 176, col. 845.</ref> (†[[1141]]).
 
=== Gli agnoeti ===
 
Tra il [[540]] e il [[640]] appaiono gli scritti dei cosiddetti ''[[agnoeti]]'' (dal [[lingua greca|greco]] ''agnoein'', "ignorare"): con questo nome erano designati certi cristiani che ammettevano in Gesù una certa ignoranza. La nostra conoscenza di questa corrente è frammentaria, e pare che si trattasse di individui, non di gruppi. Il punto focale del loro discorso verte sempre su {{pb|Mc|13,32}}, l'ignoranza di Cristo sul giorno del giudizio.
 
Conosciamo meglio la reazione che i ''Padri'' hanno avuto nei loro confronti, con l'affermazione chiara che Gesù non ignorò nulla. Il testo principale è una lettera di [[papa Gregorio Magno]] al [[patriarca]] di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]] sugli ''agnoeti'', scritta verso il [[600]]. Gregorio afferma che Gesù conosceva il giorno del giudizio ''nella'' sua natura umana, ma non ''a partire'' dalla sua natura umana<ref>[[DS]] 475.</ref>. Intende con questo dire che la conoscenza che Cristo ha del giorno del giudizio non è il frutto normale della sua intelligenza umana: egli la riceve per comunicazione dalla conoscenza divina del [[Verbo]].
 
[[San Giovanni Damasceno]] (†[[749]]) è uno degli ultimi autori che parlano degli ''agnoeti''. Nella sua esposizione su ''La [[fede]] ortodossa'' afferma esplicitamente che l'intelligenza umana di Gesù, pur operando secondo la sua natura umana, aveva coscienza di essere l'intelligenza di una Persona divina, e non quella di un uomo che non sarebbe altro che un uomo<ref>''De fide orthodoxa'', III,19: [[PG]] 94, col. 1080.</ref>.
 
=== Conclusione ===
 
La maturità del pensiero dei ''[[Padre della Chiesa|Padri della Chiesa]]'' ha posto in chiaro due cose<ref>[[François Dreyfus]] ([[1986]]), p. 38.</ref>:
* la pienezza e la [[perfezione]] dell'umanità di [[Gesù]] e della sua intelligenza d'uomo;
* la coscienza che questa intelligenza possiede di essere quella di una Persona divina; quest'ultima comunica all'intelligenza umana, secondo la sua capacità [[creazione|creata]], la propria scienza divina.
 
Rimane da riflettere sul come avviene questa comunicazione; di questo si occupano i teologi del [[Medioevo]] e dei tempi moderni.
 
== Note ==

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