Cathopedia:Omelia del 14 agosto 1975 Card. Carlo Confalonieri

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Omelia del Cardinale Carlo Confalonieri del 14 agosto 1975 in Piazza San Pietro - Roma[1]
Pellegrinaggio dell'Icona della Madonna Salus Populi Romani a chiusura dell'Anno Santo nella Solennita' dell'Assunta 14 - 15 agosto


L'imponente numero dei pellegrini accorrenti a Roma in questo provvidenziale e frequentatissimo Anno Santo, ha consigliato alla vigile e tenera sollecitudine del nostro Santo Padre Paolo VI di celebrare la Messa per i Fedeli, nella solennità dell'Assunta, piuttosto che nella Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore, splendida si, ma di più modeste proporzioni, qui a San Pietro in Vaticano, come in ambiente più vasto, capace di accogliere convenientemente le più grandi folle, solite a convenire nelle più importanti manifestazioni papali.

Così è stato disposto che la venerata immagine della Madonna «Salus Populi Romani» dalla sua regale dimora dell'Esquilino, dove ogni giorno confluiscono le riverenti schiere dei suoi devoti, fosse per l'occasione trasportata nel massimo tempio della cristianità, per rendere a tutti agevole, in più breve tempo, di renderle omaggio e di partecipare alla liturgia papale nella festa che La esalta e contempla nella gloria dei cieli. In tal modo la Madonna si è fatta Lei stessa pellegrina fra i pellegrini. Dopo i solenni vespri officiati in pio raccoglimento nella sua Basilica Liberiana, Ella è uscita silenziosamente, com'era nel suo stile; e, nell'ancor tiepida chiarità del tramonto, con passo rapido ha percorso le più agevoli vie dell'Urbe, fra commosse attestazioni d'affetto della sua gente, sorpresa e incuriosita per l'eccezionale evento che rendeva ancor più raccostato e familiare il contatto della Madre coi figli amati; sensibili questi al profetico giocondissimo presagio: «Tutte le genti mi chiameranno beata». Dalle case vetuste, dagli archi e dalle colonne, nei crocevia e negli scorci che a ogni angolo si protendono inattesi, le madonnelle e le icone hanno sussultato di gioia a questo imprevisto viaggio di mariana modestia, salutando in Lei la «Cittadina di Roma», la «Castellana d'Italia", la «Madre della Chiesa», la «Regina del Mondo"; mentre l'«Ave Maria» intonata a quest'ora dalle cento e cento chiese dell'Urbe, che si onorano di tanto Nome, fondeva la sua dolce armonia col canto degli Angeli, osannanti all'augusta Signora che, compiuta, come oggi commemoriamo, la sua mirabile missione terrena, è salita, nell'integrità dell'umana natura, agli immacolati splendori della visione beatificata. Con Voi Fedeli di Roma; con Voi pellegrini di ogni contrada d'Italia e di ogni continente, rappresentanti vivaci e fervorosi di tante nazioni del mondo; con Voi che avete qui il privilegio e la gioia di formare la scorta d'onore della nostra comune Madre e Regina; sono presenti, sull'ali del desiderio e dell'amore, che supera le distanze e, al di là e al di sopra delle diverse condizioni di vita, fonde i cuori in unità di fede e di pietà cristiana, sono presenti, con una ben comprensibile santa invidia, milioni di altri nostri Fratelli, spiritualmente protesi a potenziare questo già così imponente omaggio di corale devozione. E come non pensare alla presenza, tanto più preziosa e meritoria, quanto è maggiore il loro bisogno disagio, dei molti che, in questo momento, dagli angoli più remoti della terra, offrono le loro infermità, le sofferenze, la povertà, la prigionia, le persecuzioni..., in generosa oblazione di purissimi sentimenti, affinché per l'intercessione della Madonna, la giustizia, la carità la pace fioriscano a comune sollievo; e il mondo, una volta finalmente reso accorto di tante sue dannose deviazioni, si volga decisamente ad accogliere e seguire i luminosi principi di salvezza e di rinnovamento, che Cristo Gesù ci ha rivelato, assumendo da Lei, la Madre Santissima, quelle sembianze che Lo avrebbero presentato al mondo in reale e concreto carattere di universale redenzione. In questo scenario unico al mondo, in questo insuperabile tempio della natura e dell'arte, qual è la piazza di San Pietro, dove le pareti sono i portici berniniani, sfondo è il cupolone michelangiolesco e volta la inimitabile suggestività del firmamento, si è fatta, con semplicissimo rito, pieno di dignità e di significato. La consegna della sacra immagine di Maria Santissima, deposito di inestimabile valore spirituale, impegna ugualmente in quest'ora le due patriarcali Basiliche direttamente interessate. Essa, conosciuta e venerata a Roma fino dagli albori del Medioevo, ha avuto presto stabile dimora a Santa Maria Maggiore, primo santuario mariano dell'occidente, monumentale immediata testimonianza della divina maternità, allora definita nel Concilio Ecumenico di Efeso. Nel corso dei secoli, in varie occasioni di particolare rilievo per la città e per la Chiesa, la «Salus Populi Romani» è passata processionalmente per le strade di Roma in confidente espressione di fede popolare. Sono da poco trascorsi vent'anni da quando venne dall'Esquilino al Vaticano, per ricevere sull'altare di San Pietro, le auree corona che ora ammiriamo, segno visibile della Regalità, che il Papa aveva solennemente proclamato in quel primo centenario della definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione. Undici anni or sono, il nostro Santo Padre, nel pomeriggio della Presentazione di Maria al Tempio, dopo avere nell'allocuzione conciliare del mattino attribuito ufficialmente alla Vergine il titolo di «Mater Ecclesiae», si recava coi padri conciliari col Clero e col Popolo a onorare la Madonna nella sua Basilica d'oro: la pronta intuizione dei Fedeli salutò, in quell'immediato pubblico omaggio di Santa Maria Maggiore, il primo germoglio pratico per introdurre l'auspicato nuovo titolo nell'abbondantissimo e sempre devotamente ripetuto florilegio delle invocazioni mariane. Viene ora da chiederci, se questa amatissima Madre comune dei credenti non abbia un suo particolare insegnamento nell'ineffabile gioia di quest'ora solenne. Ripensiamola, Fratelli, in un lontano pomeriggio della sua vita terrena arrivar a Cafarnao dinnanzi alla casa di Pietro. Il popolo si commuove, l'acclama Beata, e, passando la voce, previene Gesù della presenza della Madre. Il Divino Maestro interrompe il suo dire e, con pronto ringraziamento per il cortese annuncio, prende a esaltare, al di sopra della grandezza del privilegio materno, la grandezza della sua spiritualità, che di quella è fondamento e motivo. «Oh, si, veramente beato chi fa la volontà del Signore!». Il nesso, a prima vista, sembra nascosto, tanto è profondo, ma essenziale. Il «Fiat» dell'annunciazione aveva chiuso il mistero celato nei secoli e aveva finalmente aperta sull'umanità l'aurora della redenzione. Questa necessaria corrispondenza alla grazia, questa schietta adesione alla volontà di Dio, questa docilità piena alla sua chiamata, è l'esortazione che, col fatto più che con la voce, ci rivolge la Madonna: «ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica». Sta qui il nostro segreto dell'unione con Dio, il segreto dell'amore che salva e santifica. L'Assunzione e la gloria di Maria è l'epilogo consono a tanta conformità della creatura, «l'umile ancella», alla immagine di Dio dipinta in Lei. Ecco, Oggi Maria! Ammantata di sole e coronata di stelle; Maria stupore degli Angeli che per Lei lodano in coro il Figlio di Dio! Ci inchiniamo riverenti a tanta luce. Che quest'Anno Santo, auspice la materna intercessione di Maria, segni per tutti, individui e società, riconciliati e rinnovati, l'avvento di una nuova era, l'auspicato trionfo del Regno di Dio, che è regno di verità, di giustizia, di carità, di pace.