Chiesa e convento di Sant'Antonio da Padova (Cagliari)

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Chiesa e convento di Sant'Antonio da Padova
Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO
Santuariocappucc Cagliari.gif
Chiesa e convento di Sant'Antonio da Padova
Altre denominazioni
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Sardegna


Regione ecclesiastica Sardegna

Provincia Cagliari
Comune Cagliari
Località
Diocesi Cagliari
Religione Cattolica
Indirizzo Via Sant'Ignazio da Laconi, 94
09100 Cagliari (CA)
Telefono +39 070 657370
Fax
Posta elettronica cappuccini.cagliari@iol.it
Sito web

Sito ufficiale

Sito web 2
Proprietà
Oggetto tipo chiesa e convento
Oggetto qualificazione
Dedicazione Sant'Antonio di Padova
Vescovo
Sigla Ordine qualificante O.F.M. Cap.
Sigla Ordine reggente O.F.M. Cap.
Fondatore
Data fondazione
Architetto


Stile architettonico Neoromanico
Inizio della costruzione XVI secolo
Completamento 1966
Distruzione
Soppressione
Ripristino
Scomparsa
Data di inaugurazione
Inaugurato da
Data di consacrazione
Consacrato da
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Sconsacrato da {{{SconsacratoDa}}}
Titolo
Strutture preesistenti Grotte puniche
Pianta
Tecnica costruttiva
Materiali
Data della scoperta
Nome scopritore
Datazione scavi
Scavi condotti da
Altezza Massima
Larghezza Massima
Lunghezza Massima
Profondità Massima
Diametro Massimo
Altezza Navata
Larghezza Navata
Superficie massima {{{Superficie}}}
Altitudine {{{Altitudine}}}
Iscrizioni
Marcatura
Utilizzazione
Note
Coordinate geografiche
39°13′27″N 9°06′44″E / 39.224167, 9.112222 Stemma Sardegna
Mappa di localizzazione New: Sardegna
Chiesa e convento di Sant'Antonio da Padova (Cagliari)
Chiesa e convento di Sant'Antonio da Padova (Cagliari)
Patrimonio UNESCO.png Patrimonio dell'umanità
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Pericolo Bene non in pericolo
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Il Chiesa e convento di Sant'Antonio da Padova o Santuario di Sant'Ignazio da Làconi e del beato Nicola da Gesturi di Cagliari è il convento principale dei Frati Minori Cappuccini sardi, luogo di residenza del Padre Provinciale.

È costruito su un antico sito archeologico sul colle di Buoncammino. Sotto il convento ci sono le grotte puniche trasformate dai romani in cave di pietra per costruire l'anfiteatro, al quale sono collegate da un cunicolo sotterraneo.

Nei primi secoli della chiesa le grotte servirono da prigione per i cristiani destinati al martirio nell'anfiteatro. Recenti ritrovamenti hanno messo in luce un graffito di eccezionale importanza per la presenza di martiri cristiani nelle grotte e per la datazione dell'evangelizzazione della Sardegna.

Fondazione

Nel XVII secolo i frati cappuccini, apostoli tra gli appestati, avevano adibito il convento a ospedale e seppellivano nelle grotte la gente vittima della peste. Il convento è quindi fondato sul luogo del sacrificio dei primi martiri cristiani e sui luoghi della carità eroica dei primi frati cappuccini.

Il convento dei cappuccini, chiamato anche Convento Maggiore, vide la posa della prima pietra l'11 ottobre 1591. Un piccolo gruppo della riforma cappuccina (1525), infatti, mise piede in Sardegna in tale anno, con a capo il Padre Zefferino da Bergamo, mandato per fondare la Provincia Cappuccina di Sardegna. Il convento e la chiesa sono dedicati a Sant'Antonio di Padova.

L'appellativo odierno di "Chiesa di Sant'Ignazio" è recente, per la permanenza e la morte di frà Ignazio da Làconi (1701 - 1781) in questo convento; ma è soprattutto in seguito alla beatificazione (1940) e la canonizzazione (1951) di Ignazio che il convento viene familiarmente così chiamato dal popolo.

Struttura

Alle origini, il convento constava di un modesto edificio per i frati (parte dell'attuale casa di riposo Vittorio Emanuele II), di una piccola chiesa con la navata centrale e tre cappelle laterali a destra, essendo il convento costruito alla sinistra della chiesa, con l'altare maggiore e il coro, per la recita dell'Ufficio divino.

La facciata era molto semplice: una struttura quadrata che terminava con merli alla foggia delle costruzioni arabe, simile a quelle del convento di San Benedetto, che si può ammirare ancora oggi. Un ampio terreno, che arrivava fino all'attuale piazza d'armi, viale Buoncammino al nord, all'insediamento della Croce Rossa e viale Merello a sud, costituiva l'orto del convento Maggiore; oggi esso è molto più ristretto ed è stato ribattezzato "orto dei cappuccini".

L'orto serviva ai frati per procurarsi il cibo quotidiano. Nello stesso orto, i frati coltivavano le diverse erbe medicinali e le spezie, in recinti appositamente studiati e di cui si vedono ancora i resti di alte mura di cinta, come protezione al polline di altre piante trasportato dal vento. La spezieria e la farmacia di Cagliari erano molto rinomate e servivano non solo per i frati, ma anche per i poveri, che ricorrevano numerosi al convento. La devozione comune verso i frati faceva sì che anche i ricchi e i nobili venissero al convento sia per i medicinali, sia per attingere l'acqua, ritenuta particolarmente prodigiosa: lo stesso Vice Re della Sardegna mandava a prendere l'acqua in convento, per cui il pozzo dell'orto dei frati è chiamato "pozzo del Vice Re".

Attività

Il convento nasce come luogo di preghiera e di penitenza, luogo di evangelizzazione, con i predicatori popolari, e di accoglienza dei poveri: i frati cappuccini servivano ogni giorno un piatto caldo, "la minestra del povero", a tutti i bisognosi che si presentavano alla porta del convento.

I cappuccini si distinsero soprattutto durante le grandi pestilenze, specie nel secolo XVII, trasformando il convento in ospizio: moltissimi di essi morirono, vittime della peste che cercavano di guarire nei loro fratelli e nell'assistenza ai malati.

I frati erano conosciuti anche come bravi maestri nella costruzione di orologi e di quadranti solari; particolare rinomanza ebbero i frati esperti in ebanisteria, specie come costruttori di tabernacoli: quello che si ammira ancora nel presbiterio di Cagliari è un magnifico esempio (insieme a quelli di tanti altri conventi cappuccini dell'Isola) della maturità artistica dei fratelli nell'arte del legno.

Cambiamenti

Nel 1697 la Provincia Madre dei Cappuccini viene smembrata in due, quella Turritana, con a capo Sassari e quella Calaritana, con a capo Cagliari. Le due provincie ebbero una brusca interruzione con le leggi di soppressione del 1866. A causa di esse, anche il convento di Cagliari fu soppresso dallo stato unitario e destinato (e lo è ancor oggi) a ricovero di poveri e anziani. Tuttavia i frati non lo abbandonarono mai del tutto, poiché come cappellani del convento-ricovero ebbero il permesso di occupare i locali affiancati alla chiesa. Il 13 febbraio 1904 riuscirono a riscattare la parte del vecchio convento, che già abitavano, la chiesa e un piccolo pezzo di giardino, per la somma di £ 3.000. Da qui iniziò la costruzione del nuovo convento, nel lato opposto al vecchio: rapidamente venne ristrutturata anche la chiesa e, nel giro di un anno, essa fu consacrata dall'arcivescovo di Cagliari, monsignor Balestra. Il convento sarà ampliato a più riprese, con la costruzione degli altri locali e del Seminario Serafico (oggi sede dell'infermeria provinciale), ed anche la chiesa subirà diverse trasformazioni, nel corso della prima metà del '900.

Nel 1949 iniziarono i lavori del Santuario del beato Fra Ignazio da Laconi, per accogliere i suoi venerati resti. Nel 1952 si sostituì l'intero pavimento in pianelle della chiesa con quello attuale in marmo. Nel 1962 la facciata della chiesa sarà restaurata e nel 1966 essa assunse la configurazione attuale, completamente rifatta in pietra calcarea delle cave di Segariu, con i tre rosoni in mosaico del professor Gatto. Negli anni settanta, venne trasformato l'altare maggiore, che venne rivolto verso il popolo, secondo le indicazioni liturgiche conciliari.

La Chiesa

Entrando in chiesa, a sinistra si può ammirare un bel crocifisso, oggetto di grande devozione da parte del popolo. Proseguendo, si trova il santuario e alla sua destra è ben visibile la lapide che ricorda e conserva le spoglie mortali di Fra Nicolò da San Vero Milis, morto in fama di santità; al fianco, la celletta di Fra Ignazio da Laconi, salvata dopo l'abbattimento di quell'ala del convento per la costruzione del santuario. Proseguendo lo sguardo verso l'altare maggiore, si incontra la piccola statua della Madonna della Consolazione (che parlò a Sant'Ignazio), collocata nella parte destra esterna del presbiterio, mentre alla sinistra un'altra nicchia conserva un sofferente Gesù Nazareno. Dall'altro lato della chiesa, le tre cappelle laterali: in quella centrale, dedicata all'Immacolata, riposano dal 1982 le spoglie mortali del Beato Fra Nicola da Gesturi. La sacrestia, di semplice fattura, è stata ristrutturata a più riprese. Sulla volta della medesima, il professor Gatto ha eseguito, negli anni sessanta, quattro pitture raffiguranti i quattro fratelli laici vissuti e morti in fama di santità in questo convento: Fra Giacomo da Decimoputzu ( - 1643), Fra Nicolò da San Vero Milis (1631-1707), Fra Ignazio da Làconi (1701-1781) e Fra Nicola da Gesturi (1882-1958).

Una statua monumentale, raffigurante San Francesco di Assisi e Gesù in croce (che si ispira a un famoso quadro del Murillo) e un magnifico tabernacolo del XVIII sec., opera dei fratelli laici ebanisti, dominano l'altare maggiore. Dietro si trova il coro in legno degli anni quaranta con l'affresco del Sacro Convento di Assisi, opera di Giuseppe Scano, dello stesso periodo. Alle pareti del coro, alcuni quadri di valore, tra cui il martirio di San Sebastiano.

All'esterno della chiesa, di fronte alla facciata, il monumento in bronzo della cittadinanza di Cagliari a Sant'Ignazio, opera di Franco D'Aspro del 1952.

Il santuario

Iniziato nel 1949, esso fu terminato nel 1966. Ne eseguì il progetto l'architetto Antonio Barluzzi, di fama internazionale: un complesso di nove archi attorniano l'altare dove è posata l'urna, che contiene le reliquie di Sant'Ignazio, mentre nel fondo un corridoio gira lungo tutta la cappella. L'urna del santo, originariamente in bronzo, è ora placcata in oro: un semplice cingolo francescano delimita i cristalli, rendendo il prezioso reliquiario più leggero e stilizzato. Questo è sostenuto da due gruppi di angeli, in marmo di Carrara, scelta dovuta allo scultore Danilo Andreose di Bassano del Grappa.

L'altare è d'onice del Pakistan : un blocco color verde diafano, dalle delicate venature, sostiene l'urna ; sulla mensa color avorio poggia il tabernacolo, con attorno dei bassorilievi riproducenti simboli eucaristici, il mistico agnello, il pellicano e due cervi. Sulla porticina, placcata in oro, la spiga e la vite, con grappolo d'uva. Sul tronco che sostiene la mensa sono scolpiti tre episodi della vita di Fra Ignazio: la preghiera estatica, il pane miracoloso portato al santo dagli angeli, Sant'Ignazio e i fanciulli.

In alabastro delle cave di Verona è invece la balaustra che delimita l'altare, mentre il pavimento è stato eseguito con marmi policromi, che rendono più suggestivo e raccolto il Santuario.

I Mosaici

Essi furono iniziati nel 1958 dal professor Angelo Gatto di Castelfranco Veneto e terminati nel 1966. Agli inizi viene realizzato in mosaico lo sfondo del catino del santuario, con nel mezzo la Madonna della consolazione che parlò a Sant'Ignazio e a destra e sinistra un uomo e una donna in costume sardo. Il mosaico continua negli archetti dell'abside, con quattro simboli mariani con relative scritte in greco ed ebraico: il giglio, la rosa, l'ulivo e la palma.

In seguito, il professor Gatto completò la sua opera mettendo mano allo sfondo della cupola, ove spicca al centro la figura di Sant'Ignazio e alla sua destra è raffigurata la povertà e alla sinistra la castità. Di fronte al Santo l'obbedienza: una figura austera di donna ammantata di blu. Sui triangoli reggenti la cupola sono rappresentati San Francesco e i tre Dottori francescani: Sant'Antonio, San Bonaventura e San Lorenzo da Brindisi. Nei lati perpendicolari alla cupola, l'artista presenta i luoghi più cari al Santo: il suo paese natale: Làconi, e la sua città di questuante: Cagliari.

Le vetrate

Sempre del prof. Gatto le vetrate laterali, rappresentanti due episodi straordinari della vita del Santo: il miracolo del "sangue dei poveri", ovvero l'elemosina del commerciante strozzino e il fioretto delle pietre trasformate in pane. A queste due vetrate principali si aggiungono quelle di piccole dimensioni, sulle finestre in fondo alla cappella, rappresentanti tre angeli musicanti. Altrettanto prezioso è il cancello che recinge il santuario: un autentico ricamo di fiori, opera di Luigi Gerardo di Pirri, su disegno del maestro Eugenio Boi di Cagliari. Due grandi candelabri in bronzo di Franco D'Aspro vegliano sull'ampio ingresso del santuario.

Il convento-santuario oggi

Il convento è attualmente il più importante dei conventi cappuccini di Sardegna. Esso ospita la sede del Padre Provinciale (la Curia), l'infermeria, lo studentato teologico dei frati cappuccini sardi e quindi il santuario, luogo di preghiera, di evangelizzazione e di formazione alla vita cristiana. Situato al centro della realtà universitaria di Cagliari, i giovani studenti e i fedeli in genere vengono al santuario soprattutto per le celebrazioni liturgiche e per le confessioni in particolare. Ancora qui a Cagliari si prepara la rivista "Voce Serafica della Sardegna", il mensile più diffuso in Sardegna, che vide la nascita nel lontano 1921 e che illustra e propaganda la vita e l'attività dei cappuccini in Sardegna e in Missione, ma anche dell'Ordine francescano secolare e della Gioventù francescana (GI.FRA), presenti in convento, e getta uno sguardo di fede sulle realtà e le problematiche di fede del mondo d'oggi.

I frati Cappuccini lavorano inoltre nell'assistenza religiosa in ospedale, nelle carceri di Buoncammino; il convento è anche un centro di accoglienza per la direzione spirituale e di aiuto quotidiano ai poveri. È presente in convento anche il Gruppo di preghiera di Padre Pio e quello del Rinnovamento carismatico.

Le feste

Oltre alle solennità tipiche dell'anno liturgico, vengono solennizzati:

Un suggestivo museo di Fra' Nicola da Gesturi è aperto ai visitatori il sabato pomeriggio e la domenica, nonché i giorni di festa.

Voci correlate
Collegamenti esterni