Servo di YHWH

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Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità.

Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

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Con servo di YHWH (leggi: "del Signore"), o servo sofferente, si intende una figura letteraria descritta in alcuni passi (quattro canti o carmi) del Libro di Isaia (42,1-4; 49,1-6; 50,4-9; 52,13-53,12), nella sezione identificata come "deutero Isaia" (secondo Isaia, cc. 40-55) e datata al periodo dell'esilio babilonese (c.a 550-539 a.C.).

La tradizione ebraica lo ha identificato con lo stesso popolo di Israele.

La tradizione cristiana invece lo ha inteso come una prefigurazione di Gesù Cristo, giusto sofferente grazie al quale l'umanità può conseguire la salvezza.

Canti del servo

La chiara descrizione e identificazione del personaggio del servo si deve al contributo, relativamente recente, del biblista protestante Bernhard Duhm, nel suo commento a Isaia (1892),[1] nel quale ha evidenziato, tra i molti oracoli attribuiti al profeta, quattro canti (42,1-4; 49,1-6; 50,4-9; 52,13-53,12) che con caratteristiche affini descrivono un giusto sofferente.

In seguito altri esegeti, senza particolare fortuna nella storiografia successiva, hanno evidenziato e affiancato altri passi affini: si è parlato di cinque canti del servo (i quattro di Duhm più 42,5-9) o sette (i precedenti più 49,7, 49,8-13), o altri ancora (parimenti senza particolare fortuna) hanno proposto restrizioni o ampliamenti nei confini del testo dei quattro canti.

Primo canto

Nel primo canto è Dio a presentare il suo servo ed eletto. Particolare curioso, il suo operato deve portare il diritto a tutto il mondo ma agendo in maniera umile e preoccupandosi degli ultimi.

«

1 Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni.

2 Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce,

3 non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità.

4 Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento.  » (42,1-4 )

Secondo canto

Nel secondo canto è il servo che si presenta e descrive la sua chiamata, affine a quella dei profeti Isaia e Geremia. La sua missione viene descritta come rivolta a tutti i popoli, non solo Israele.

«

1 Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome.

2 Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra.

3 Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria».

4 Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio».

5 Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele - poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza -

6 e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d'Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra». » (49,1-6 )

Terzo canto

Nel terzo canto è ancora il servo che si descrive delineando, similmente a Geremia (11,19-21) ed Ezechiele (3,8), le sofferenze che caratterizzano il suo ministero, confidando comunque in un divino aiuto futuro sui suoi oppositori.

«

4 Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli.

5 Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro.

6 Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.

7 Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.

8 È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me.

9 Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole? Ecco, come una veste si logorano tutti, la tignola li divora. » (50,4-9 )

Quarto canto

Il quarto canto è il più ampio, noto e di controversa interpretazione. Nella descrizione, che alterna la voce di Dio e del coro, il servo è dapprima odiato e disprezzato e ingiustamente condannato, secondo la stessa volontà divina, poi riverito e glorificato. Già a partire dal NT la tradizione cristiana ha visto il canto come prefigurazione della missione di Cristo.

«

52.13 Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.

14 Come molti si stupirono di lui - tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo -,

15 così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito.

53.1 Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?

2 È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere.

3 Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

4 Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.

5 Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

6 Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.

7 Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.

8 Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.

9 Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.

10 Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.

11 Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità.

12 Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli. » (52,13-53,12 )

Identità

L'identità del servo è un tema particolarmente discusso, tanto che nel '900 si contano circa 600 contributi specifici a riguardo (Eisenblätter, p. 989).

Israele

L'identificazione del servo col popolo di Israele è favorita dal fatto che la parola "servo" ('ebed) in Is 40-55 compare 19 volte, sempre al singolare, e in 14 casi riceve direttamente o indirettamente un nome: Israele o Giacobbe. Il senso comune spingerebbe ad attribuire allo stesso protagonista gli altri 5 casi (Is 42,1; 44,26; 50,10; 52,13; 53,11 ), e infatti la traduzione della LXX così lo esplicita in 42,1: "Giacobbe è il servo di me, presi lui. Israele è il eletto di me, accolse lui la anima di me".[2]

D'altro canto, in alcuni passi il servo è chiaramente contrapposto al popolo d'Israele (Is 49,5-6; 53,8 ), e nel quarto canto ne sono descritti tratti individuali e personali.

Gesù

L'identificazione del servo come prefigurazione di Cristo si trova, implicitamente o esplicitamente, nel Nuovo Testamento, quando gli scrittori descrivono il ministero di Gesù citando alcuni passi dei canti del servo: cf. [https://bibbianuova.qumran2.net/?q=

+
+Mt12,18-21;+
+Mt12,18-21;+Mt8,17;+
+Mt12,18-21;+Mt8,17;+Lc22,37;+
+Mt12,18-21;+Mt8,17;+Lc22,37;+At8,32-33;+
+Mt12,18-21;+Mt8,17;+Lc22,37;+At8,32-33;+1Pt2,22.24
Mt12,18-21; Mt8,17; Lc22,37; At8,32-33; 1Pt2,22.24].

Altre identificazioni

Sono state proposte molte altre identificazioni con personaggi storici: Isaia, Ozia, Ezechia, Giosia, Geremia, Ezechiele, Mosè, Iekonia, Ciro, Sesbassar, Zorobabele, Mesulan, Neemia, Eleazaro, o con lo stesso Deuteroisaia (Schökel, Sicre Diaz, p. 305).

Una possibile interpretazione mista identifica il servo col re, che a sua volta è personificazione del popolo.

Note
  1. Bernhard Duhm, Das Buch Jesaia übersetzt und erklärt, 1892, pp. 284 ss.
  2. Ἰακὼβ ὁ παῖς μου, ἀντιλήψομαι αὐτοῦ· Ἰσραὴλ ὁ ἐκλεκτός μου, προσεδέξατο αὐτὸν ἡ ψυχή μου·
Bibliografia
  • W. Eisenblätter, "Servo di YAHWE", in Nuovo dizionario enciclopedico illustrato della Bibbia, PIEMME, Casale Monferrato 2005, pp. 988-990.
  • L. Alonso Schökel, J.L. Sicre Diaz, I Profeti, Borla, Roma 1996, pp. 301-306.
Voci correlate