Bibbia dei Settanta

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Una pagina del Codex Vaticanus

La versione dei Settanta (Septuaginta in latino, indicata anche, secondo la numerazione latina, con LXX o, secondo la numerazione greca, con la lettera omicron seguita da un apice O'[1]) , è la versione dell'Antico Testamento in lingua greca, che la tradizione vuole tradotta direttamente dall'ebraico da 70 saggi ad Alessandria d'Egitto, tra il III e il II secolo a.C. [2]: rappresenta pertanto uno stato del testo biblico più antico di quello seguito oggi dalle comunità ebraiche. Da qui deriva una sua intrinseca autorevolezza.

Ad Alessansria, città cosmopolita e tra le maggiori dell'epoca, sorgeva una grandissima e famosa biblioteca e viveva un'importante e attiva comunità ebraica. Questa versione costituisce tuttora la versione liturgica dell'Antico Testamento per le Chiese ortodosse orientali di tradizione greca.

La Septuaginta era tenuta in grande considerazione nei tempi antichi; Filone di Alessandria e Giuseppe Flavio sostenevano che i suoi autori erano stati ispirati divinamente. Oltre alle vecchie versioni latine, la LXX è anche la base per le versioni dell'Antico Testamento nel vecchio linguaggio slavonico della Chiesa, in siriaco, per quella nell'antica lingua armena, nell'antica lingua georgiana e in lingua copta.[3]

Fatto di grande significato per tutti i Cristiani e scolastici della Bibbia, la versione LXX viene citata spesso dal Nuovo Testamento e dai Padri Apostolici.

Origine

L'origine della traduzione è narrata leggendariamente dalla Lettera di Aristea a Filocrate. Secondo tale racconto, il sovrano egiziano ellenista Tolomeo II Filadelfo (regno 285-246 a.C.) in persona commissionò alle autorità religiose del tempio di Gerusalemme una traduzione in greco del Pentateuco per la neonata Biblioteca di Alessandria. Il sommo sacerdote Eleazaro nominò 72 eruditi ebrei, sei scribi per ciascuna delle dodici tribù di Israele, (secondo altre versioni 70), che si recarono ad Alessandria e vennero accolti con grande calore dal sovrano. Stabilitisi nell'isola di Faro completarono la traduzione in 72 giorni in maniera indipendente. Al termine del lavoro comparando fra loro le versioni, si accorsero con meraviglia che le rispettive traduzioni erano identiche. Alcuni riferiscono fossero in realtà solamente cinque i traduttori, settanta invece sarebbero i membri del tribunale (sanhedrin) che approvò la parafrasi dall'originale.

Questa leggenda, improbabile circa l'effettivo contenuto storico, è tuttavia preziosa per cogliere l'alta considerazione che questa versione godeva presso l'ebraismo antico. Verosimilmente, secondo gli studiosi moderni, il Pentateuco fu tradotto ad Alessandria d'Egitto sotto Tolomeo Filadelfo (regno 285-246 a.C.). Non è necessario supporre il contributo 'dall'alto' del tempio di Gerusalemme o del re ellenista: probabilmente il lavoro fu realizzato da ebrei autoctoni di lingua greca per l'uso liturgico della nutrita comunità giudaica locale, poi accolta nella celebre biblioteca.

Per la traduzione dei restanti libri, l'opera fu realizzata da una scuola di traduttori che si occupò del salterio, sempre ad Alessandria, verso il 185 a.C.; in seguito furono tradotti Ezechiele, i Dodici Profeti Minori e Geremia. Dopodiché vennero fatte le versioni dei libri storici (Giosuè, Giudici, Re), e infine Isaia. Gli altri libri, Daniele, Giobbe e Siracide furono tradotti verso il 150 a.C.

A parte il Pentateuco e il Salterio, di origine appunto alessandrina, vi sono incertezze sulla località in cui vennero tradotti gli altri libri. Si situa invece in Palestina nel I secolo a.C. la versione del Cantico dei Cantici, delle Lamentazioni, di Rut e Ester, poi quella dell'Ecclesiaste, probabilmente di Aquila.

Secondo uno studioso "il Pentateuco è molto ben tradotto, ma i restanti libri, specialmente i "libri poetici" del Ketuvim, hanno una traduzione molto scadente e spesso contengono chiare assurdità".[4]

Manoscritti antichi

I più antichi manoscritti della LXX comprendono frammenti di Levitico e Deuteronomio, risalenti al II secolo a.C. (Rahlfs nn. 801, 819, e 957), e frammenti del I secolo a.C. di Genesi, Levitico, Numeri, Deuteronomio e Profeti Minori (Rahlfs nn. 802, 803, 805, 848, 942, e 943). Manoscritti relativamente completi della LXX sono il Codex Vaticanus e il Codex Sinaiticus del IV secolo e il Codex Alexandrinus del V secolo.
Questi peraltro sono i più antichi manoscritti cristiani quasi completi dell'Antico Testamento: il testo ebraico completo più antico risale al 1008 (Codex Lenigradensis).

Differenza col Testo Masoretico

Differenze nel canone

Nella Versione dei Settanta troviamo anche dei libri non presenti nel canone ebraico definito nel I secolo d.C. e quindi col Testo masoretico, la versione più in uso presso gli ebrei.

I seguenti libri sono invece entrati nel canone cattolico e quindi riportati nelle versioni latine successive. Essi sono detti deuterocanonici dai cattolici e apocrifi dai protestanti, che per l'Antico Testamento seguono il canone ebraico palestinese.

I seguenti libri invece non sono entrati nel canone cattolico e non sono pertanto presenti nelle versioni latine successive.

Differenze nel testo

Oltre alla differenza 'strutturale' tra il canone ebraico e quello greco, nello specifico sono presenti moltissime differenze tra il testo sorgente ebraico e quello derivato della Septuaginta.[5]

Per spiegare tali varianti alcuni studiosi, forti del confronto tra le versioni della Septuaginta, del Testo masoretico, della Bibbia samaritana e soprattutto dei Manoscritti biblici di Qumran, hanno ipotizzato che la Septuaginta non derivi da quello che oggi è il Testo Masoretico, ma da un testo ebraico pre-masoretico poi caduto in disuso.

Altri studiosi hanno ipotizzato che le varianti della Settanta non siano da ricondurre a un testo sorgente diverso da quello masoretico ma ad altre cause, come errori degli scribi o modifiche volontarie o involontarie degli stessi. Queste diverse traduzioni sarebbero state originate anche dal fatto che i testi ebraici a disposizione dei traduttori greci erano solo consonantici (vocali e punteggiatura furono successivamente aggiunte dai masoreti), e dunque legittimamente aperti a più interpretazioni.

È impossibile optare in maniera univoca per una o l'altra delle due ipotesi. Un esame specifico delle diverse lezioni di un singolo testo controverso permetterà di volta in volta di stabilire se in quel singolo caso si ha a che fare con un testo sorgente diverso, un errore, una variazione volontaria o altro ancora.

Più specificamente, le differenze tra Testo Masoretico e Settanta sono identificabili in 6 categorie:

  • Testo sorgente diverso per TM e LXX. In particolare per Geremia e Giobbe, il testo della LXX è più corto e i capitoli appaiono in un ordine diverso dal TM. Al contrario, per il libro di Ester il testo contenuto nella LXX è notevolmente più ampio di quello del TM. Citando un esempio in particolare, in Isaia 36,11 l'attuale TM legge 'popolo', mentre la LXX si riferisce a un singolo 'uomo' (anche se il significato non cambia). Tra i manoscritti biblici di Qumran è presente un rotolo ebraico di Isaia (1QIsaa) contenente la lettura 'uomo': non si tratta dunque di un errore di traduzione della LXX, ma di un manoscritto sorgente ebraico diverso da quello cristallizzatosi nell'attuale Testo Masoretico. Tuttavia, un esame complessivo dei manoscritti biblici di Qumran ha evidenziato un testo sostanzialmente fedele a quello masoretico: solo circa 5% delle discordanze LXX-TM è dovuto alla presenza di un testo premasoretico diverso da quello masoretico. In moltissimi casi relativi a tali discordanze, la LXX ha seguito il testo biblico contenuto nel Pentateuco Samaritano a discapito di quello ebraico ‘canonico’.
  • Differenze di interpretazione del testo ebraico premasoretico (consonantico e privo di punteggiatura). P.es. in Salmi 23,6 (22,6 nella numerazione LXX) le consonanti ebraiche WShBTY possono essere vocalizzate in maniera diversa, dando origine sia alla lettura 'e tornerò' (TM) che 'e il abitare' (LXX), entrambe legittime.
  • Ambiguità proprie dei termini originali ebraici. P.es. in Salmi 47,10 l'ebraico parla di maginne-'eretz, che significa propriamente 'scudi della terra', termine insolito nell'ebraico biblico che viene pertanto inteso dalla LXX come una metafora per uomini armati, dunque 'forti, prodi della terra'.
  • Alterazioni volontarie di stile, relative a motivazioni di stile o a esplicazioni di metafore. P.es. in Salmi 1,4 il testo greco della LXX presenta una ripetizione di 'non così', assente nel TM ma metricamente più corretta. Ancora, nella versione ebraica di Daniele 11,5 seguenti si parla metaforicamente di re del Nord e del Sud, che nella LXX vengono esplicitati come rispettivamente il re d'Assiria e il re d'Egitto.
  • Alterazioni volontarie di senso dovute all’attesa messianico-escatologica, particolarmente viva nei secoli precedenti la nascita di Cristo, che portò pii traduttori della LXX o copisti successivi a sovrainterpretare e modificare alcuni passi. P.es.:
    • in Isaia 7,14 il termine ebraico ‘almah, giovane donna, venne reso col greco parthènos, vergine;
    • in Isaia 53,8 il termine ebraico dor, generazione (di coetanei, passati presenti o futuri), venne reso con geneà, indicante non solo la generazione ‘collettiva’ ma anche l’atto della nascita, donde il senso complessivo: "la nascita di lui chi potrà narrarla?";
    • in Salmi 16,10 (15,10 LXX) shàhat, sepolcro, divenne diafthoràn, corruzione: "non farai vedere al santo di te la corruzione";
    • in Salmi 40,7 (39,7 LXX) "gli orecchi scavasti a me", fu tradotto in greco con "un corpo (soma) preparasti a me" (anche se alcuni testimoni greci leggono correttamente otia, orecchi).
  • Errori involontari dei copisti della LXX, presenti in qualunque tradizione manoscritta.

Diffusione e uso

Sono stati diversi i fattori che hanno spinto gli ebrei ad abbandonare l'uso della LXX, fra i quali il fatto che gli scribi greci non erano soggetti alle stesse regole rigide di conservazione del numero, qualità e posizione delle lettere che erano imposte a quelli ebrei; inoltre, l'uso cristiano di questa versione, ed il conseguente disappunto giudaico, diedero luogo a nuove traduzioni greche sostitutive: già nel I secolo la Settanta non viene più menzionata nel mondo ebraico. Oltre a questo, un graduale declino della conoscenza del greco fra gli ebrei fece preferire a poco a poco i manoscritti ebraici/aramaici compilati dai masoreti, oppure le autorevoli traduzioni aramaiche come quella di Onkelos, di rabbi Yonasan ben Uziel e il Targum Yerushalmi.

La Chiesa cristiana primitiva continuò ad utilizzare la LXX, in quanto molti dei suoi primi aderenti erano di madrelingua greca, oppure perché il greco, oltre al latino, era una lingua franca dell'Impero Romano.

I Padri della Chiesa tendevano ad accettare l'opinione, sostenuta da Filone di Alessandria, della LXX come uno scritto miracoloso e di origine inspirata. Inoltre, gli scrittori del Nuovo Testamento, anch'esso redatto in greco, quando citano le scritture giudaiche dell'Antico Testamento o quando commentano Gesù che le cita, usano liberamente la Septuaginta, rendendo implicito che Gesù, i suoi Apostoli e i seguaci la consideravano affidabile. [6]

Quando San Girolamo cominciò la revisione della Vetus Latina (vecchia Bibbia in latino) per scrivere la versione che sarebbe diventata la Vulgata, inizialmente utilizzò la LXX, confrontando i testi in greco e in ebraico come controllo e verifica. Osservò che i brani messianici erano più chiaramente riferibili a Cristo nella versione in ebraico rispetto alla versione greca della Septuaginta[7]. In seguito, ruppe con la tradizione della Chiesa e finì per tradurre la maggior parte dell'Antico Testamento direttamente dall'ebraico.

La sua scelta venne severamente criticata da Sant'Agostino, suo contemporaneo. In effetti San Girolamo venne sommerso da accuse molto meno moderate che lo trattavano come un forgiatore di imposture. Ma, con il passare del tempo, l'accettazione della versione di San Girolamo, altamente apologetica di Gesù come Mashaj degli ebrei, aumentò fino a portare alla totale sostituzione della vecchia versione Vetus Latina della Septuaginta [3] .

La Chiesa ortodossa orientale utilizza tutt'ora la LXX come base per le traduzioni in lingua moderna e la Chiesa Ortodossa Greca (che non ha necessità di traduzione) utilizza la Septuaginta nella sua liturgia. Le traduzioni fatte da studiosi cattolici, pur basandosi sul testo masoretico, utilizzano la LXX per scegliere fra possibili varianti quando il testo ebraico è ambiguo, corrotto o poco chiaro.

Lingua

Il greco della LXX contiene molti semitismi, idiotismi e frasi di origine ebraica, e spesso si trova il fenomeno grammaticale noto come "attrazione". Alcune parti di essa sono state descritte come "ebraico con parole greche". Altre sezioni però mostrano un'ignoranza della lingua ebraica, e quindi una traduzione letterale che ha poco senso. La traduzione del Pentateuco è molto simile all'ebraico, mentre altri libri, come quello di Daniele, mostrano un influsso del midrash. L'Ecclesiaste è quasi iperletterale, mentre la traduzione di Isaia è generalmente più libera; questo fatto viene citato come evidenza quasi certa che la traduzione è stata in realtà fatta da persone distinte.

I traduttori generalmente hanno usato una singola parola greca per ciascuna occorrenza di una singola parola ebraica; la Septuaginta può essere pertanto definita una traduzione per la maggior parte concordante, anche se però l'opposto non è vero: spesso più di una parola ebraica viene resa con lo stesso termine greco, perdendo alcune sfumature del testo.

Antiche parole greche assumono nuovi significati semantici: ad esempio "giustizia", utilizzato per indicare l'intervento salvifico di Dio.

Edizioni stampate

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Fonti del testo greco della Bibbia
  • La Bibbia poliglotta complutense (dal nome latino della città spagnola di Alcalà) è la prima edizione critica stampata, iniziata nel 1514, terminata nel 1518 ma pubblicata nel 1520, realizzata dal card. Francisco Jiménez de Cisneros (Ximenes). Conteneva l’AT in ebraico, greco, latino, il pentateuco aramaico. Il testo greco della Settanta era quello secondo la recensione di Origene di Alessandria nell'Hexapla.
  • L'Edizione Aldina (dal curatore Aldo Manuzio), pubblicata a Venezia nel 1518. L'editore sostenne che l'opera si basava su antichi manoscritti, senza però specificare quali. Il testo comunque è molto vicino al Codex Vaticanus.
  • L'Edizione Romana o Sistina riproduce quasi esclusivamente il Codex Vaticanus. La sua realizzazione fu diretta dal Cardinal Antonio Carafa e vide la luce nel 1586, sotto il patrocinio di papa Sisto V. L'opera aveva come intento principale quello di coadiuvare la revisione della Vulgata, indetta dal Concilio di Trento, che fu terminata nel 1592 (è la cosiddetta Vulgata Clementina). L'edizione Sistina subì numerose revisioni ed edizioni, tra cui: l'edizione di Holmes e Pearsons (Oxford, 1798-1827); la settima edizione di Tischendorf, apparsa a Lipsia tra 1850 e 1887; l'edizione di Swete (Cambridge, 1887-95, 1901, 1909).
  • L'edizione di Grabe fu pubblicata a Oxford tra 1707 e 1720. Riproduce, in maniera imperfetta, il Codex Alexandrinus.

Elenco dei libri

ΓΕΝΕΣΙΣ Genesi
ΕΞΟΔΟΣ Esodo
ΛΕΥΙΤΙΚΟΝ Levitico
ΑΡΙΘΜΟΙ Numeri
ΔΕΥΤΕΡΟΝΟΜΙΟΝ Deuteronomio
ΙΗΣΟΥΣ ΝΑΥΗ Giosuè, il figlio di Nun
ΚΡΙΤΑΙ Giudici
ΡΟΥΘ Rut
ΒΑΣΙΛΕΙΩΝ Α´ I Re. (1 Samuele)
ΒΑΣΙΛΕΙΩΝ Β´ II Re. (2 Samuele)
ΒΑΣΙΛΕΙΩΝ Γ´ III Re. (1 Re)
ΒΑΣΙΛΕΙΩΝ Δ´ IV Re. (2 Re)
ΠΑΡΑΛΕΙΠΟΜΕΝΩΝ Α´ I Omissioni. (1 Cronache)
ΠΑΡΑΛΕΙΠΟΜΕΝΩΝ Β´ II Omissioni. (2 Cronache)
ΕΣΔΡΑΣ Α´ I Esdra.
ΕΣΔΡΑΣ Β´ II Esdra. (Esdra)
ΝΕΕΜΙΑΣ Neemia
ΤΩΒΙΤ Tobia (omesso nel canone ebraico)
ΙΟΥΔΙΘ Giuditta (omesso nel canone ebraico)
ΕΣΘΗΡ Ester
ΜΑΚΚΑΒΑΙΩΝ Α´ I. Maccabei (omesso nel canone ebraico)
ΜΑΚΚΑΒΑΙΩΝ Β´ II. Maccabei (omesso nel canone ebraico)
ΜΑΚΚΑΒΑΙΩΝ Γ´ III. Maccabei (omesso nel canone ebraico)
ΜΑΚΚΑΒΑΙΩΝ Δ´ IV. Maccabei (canone ortodosso) (omesso nel canone ebraico)
ΨΑΛΜΟΙ Salmi (compreso il Salmo 151. Inoltre, la numerazione dei LXX degli altri salmi è leggermente diversa da quella masoretica)
ΙΩΒ Libro di Giobbe
ΩΔΑΙ (with ΠΡΟΣΕΥΧΗ ΜΑΝΑΣΣΗ) Odi (con la preghiera di Manasse) (Spesso omesso nel canone ortodosso) (omesso nel canone ebraico)
ΠΑΡΟΙΜΙΑΙ Libro dei proverbi
ΕΚΚΛΗΣΙΑΣΤΗΣ Qoelet (Ecclesiaste)
ΑΣΜΑ Cantico di Salomone
ΣΟΦΙΑ ΣΑΛΩΜΩΝ Sapienza di Salomone (omesso nel canone ebraico)
ΣΟΦΙΑ ΣΕΙΡΑΧ Sapienza del figlio di Sirah (Ecclesiastico) (omesso nel canone ebraico)
ΨΑΛΜΟΙ ΣΟΛΟΜΩΝΤΟΣ Salmi di Salomone
ΩΣΗΕ Osea
ΑΜΩΣ Amos
ΜΙΧΑΙΑΣ Michea
ΙΩΗΛ Gioele
ΟΒΔΙΟΥ Abdia
ΙΩΝΑΣ Giona
ΝΑΟΥΜ Naum
ΑΜΒΑΚΟΥΜ Abacuc
ΣΟΦΟΝΙΑΣ Sofonia
ΑΓΓΑΙΟΣ Aggeo
ΖΑΧΑΡΙΑΣ Zaccaria
ΜΑΛΑΧΙΑΣ Malachia
ΗΣΑΙΑΣ Isaia
ΙΕΡΕΜΙΑΣ Geremia
ΒΑΡΟΥΧ Libro di Baruc (omesso nel canone ebraico)
ΘΡΗΝΟΙ Lamentazioni di Geremia
ΕΠΙΣΤΟΛΗ ΙΕΡΕΜΙΟΥ Lettera di Geremia (omesso nel canone ebraico)
ΙΕΖΕΚΙΗΛ Ezechiele
ΣΩΣΑΝΝΑ Susanna (omesso nel canone ebraico)
ΔΑΝΙΗΛ (with ΤΩΝ ΤΡΙΩΝ ΠΑΙΔΩΝ ΑΙΝΕΣΙΣ) Daniele (con la preghiera di Azaria e il cantico dei tre giovani.Queste parti omesse nel canone ebraico)
ΒΗΛ ΚΑΙ ΔΡΑΚΩΝ Bel e il drago (omesso nel canone ebraico)
Note
  1. Secondo la Biblia Hebraica Stuttgartensia
  2. Karen H. Jobes e Moises Silva, su books.google.com, Paternoster Press, 2001
  3. 3,0 3,1 Ernst Würthwein, The Text of the Old Testament, trans. Errol F. Rhodes, Grand Rapids, Mich.: Eerdmans, 1995.
  4. Sir Godfrey Driver, Introduction to the Old Testament of the New English Bible (1970)
  5. Per una lista non completa ma comunque estesa delle discordanze nel solo libro della Genesi v. titolo parametro obbligatorio su geocities.com (archiviato dall'url originale)
  6. H. B. Swete, An Introduction to the Old Testament in Greek, revised by R.R. Ottley, 1914; reprint, Peabody, Mass.: Hendrickson, 1989.
  7. Jerome; Translated by Kevin P. Edgecomb, Beginning of the Prologue of Saint Jerome the Presbyter on the Pentateuch su bombaxo.com. 6 settembre 2007. URL consultato il 04-02-2009
Voci correlate
Collegamenti esterni

Testo:

Studi:

Fonti: