Alienazione parentale

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1leftarrow.png Voce principale: Divorzio e figli.
In un contesto di divorzio o separazione altamente conflittuale, l'alienazione parentale si sviluppa quando un figlio aderisce fortemente a un genitore rigettando l'altro senza giustificato motivo[1]
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Papà e il duca di Buckingham mi hanno fatto capire che tipo di donna sei. Non voglio mai più vedere la tua faccia.
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(Rosa Westmeath, 11 anni, rivolgendosi alla madre alienata dal padre, nel primo caso documentato di alienazione, ca. 1827)

Con sindrome di alienazione genitoriale o parentale (PAS, Parental Alienation Syndrome) si intende "un disordine che insorge primariamente nel contesto di conflitti sulla custodia dei bambini. La sua principale manifestazione è la campagna denigratoria di un bambino contro un genitore, campagna che non ha giustificazione. Il disordine risulta dalla combinazione di indottrinamento dal genitore alienante e i contributi propri del bambino allo svilimento del genitore alienato" (Gardner, 1985).[2] Una dicitura nella sostanza equivalente è disturbo di alienazione genitoriale o parentale (Parental Alienation Disorder, PAD), che indica la stessa situazione del bambino ma senza fare riferimento al concorso attivo di un genitore alienante.

La PAS è stata esplicitamente descritta per la prima volta nel 1985 dallo psichiatra infantile statunitense Richard Alan Gardner (1931-2003),[3] che ne ha coniato anche l'espressione, ed è stata riconosciuta da centinaia di studi accademici e decine di pronunciamenti giuridici relativi all'affidamento dei figli. Numerose sono state anche le critiche, secondo le quali l'alienazione parentale può essere un'arma in mano a genitori abusanti per garantirsi la custodia dei figli abusati.

Lo psichiatra William Bernet aveva proposto l'inserimento del PAD nella preparanda versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5, 2013) dell'APA (Associazione Psichiatrica Americana). La proposta non è stata accolta, ma i sostenitori dell'alienazione parentale evidenziano che il DSM ne ha incluso le dinamiche problematiche, anche senza l'utilizzo dell'esplicita dicitura.[4]

Definizione

Nella proposta originaria di Gardner (1985), la PAS è intesa come "un disordine che insorge primariamente nel contesto di conflitti sulla custodia dei bambini. La sua principale manifestazione è la campagna denigratoria di un bambino contro un genitore, campagna che non ha giustificazione. Il disordine risulta dalla combinazione di indottrinamento dal genitore alienante e i contributi propri del bambino allo svilimento del genitore alienato".[5] La sostanza del concetto, seppure con un'etichetta diversa, è ripresa dallo psichiatra forense statunitense William Bernet (n. 1941), per il quale "l'alienazione parentale è una condizione mentale nella quale un bambino - i cui genitori sono solitamente impegnati in un divorzio altamente conflittuale - si allea fortemente con un genitore (il genitore preferito) e rifiuta la relazione con l'altro genitore (il genitore alienato) senza giustificazione legittima" (id., 2010: xvii; 3).

Lo stesso Bernet (2010: 3-5), che lamenta di essere stato frainteso da altri studiosi, fornisce alcuni chiarimenti terminologici. Nella sua proposta:

  • "alienazione parentale" (Parental Alienation) indica appunto "la forte alleanza di un bambino con un genitore e il rifiuto di una relazione con l'altro genitore senza giustificazione legittima";
  • "sindrome di alienazione parentale" (Parental Alienation Syndrome, PAS) è un sottoinsieme dell'alienazione parentale, che si presenta allorquando il rifiuto del bambino di un genitore è attivamente influenzato dall'altro ex-coniuge;[6]
  • "disturbo di alienazione parentale" (Parental Alienation Disorder, PAD), indica la situazione relazionale disfunzionale del bambino che sperimenta l'alienazione parentale indipendentemente dal contesto, cioè con o senza intervento manipolatorio di un genitore sul bambino contro l'altro genitore.

Bernet (2008: 356-357) segnala altre espressioni, diverse dalla PAS proposta da Gardner e dal PAD da lui proposto, che rimandano comunque alla stessa situazione disfunzionale: "alienazione parentale" (parental alienation, senza "sindrome", Garrity e Baris, 1994: 66); "alienazione del figlio" (child alienation, Kelly e Johnston, 2001: 251); "allineamento patologico" (pathological alignments, Johnston, 1993); "rifiuto di visita" (visitation refusal, Wallerstein e Kelly, 1980); "alienazione patologica" (pathological alienation, Warshak, 2003b); "genitore nocivo" (toxic parent, Cartwright, 1993).

Caratteristiche (Gardner)

Gardner (1992)[7] ha inizialmente individuato nel bambino 8 sintomi caratteristici della PAS, e in seguito (Gardner, 1998)[8] ha identificato altri 4 sintomi (in corsivo nella tabella), per un totale di 12. A seconda dell'intensità dei sintomi la PAS può presentarsi come lieve, moderata o grave.

Caratteristiche Lieve Moderata Severa
Campagna di denigrazione minima moderata elevata
Razionalizzazioni deboli, superficiali e assurde per giustificare il biasimo minima moderata multiple razionalizzazioni assurde
Mancanza di ambivalenza[9] ambivalenza normale nessuna ambivalenza nessuna ambivalenza
Fenomeno del "pensatore indipendente"[10] abitualmente assente presente presente
Appoggio automatico al genitore "amato" e alienante nel conflitto genitoriale minimo presente presente
Assenza di senso di colpa per la crudeltà e/o l'insensibilità verso il genitore alienato senso di colpa normale senso di colpa da minimo a assente senso di colpa assente
Presenza di scenari presi a prestito[11] minimi presenti presenti
Estensione dell'ostilità alla famiglia allargata del genitore odiato minima presente elevata, spesso fanatica
Difficoltà di transizione al momento delle visite abitualmente assenti moderate elevate o incontro impossibile
Comportamento durante le visite presso il genitore alienato buono occasionalmente antagonistico o provocatorio nessun incontro o comportamento distruttivo ed incessantemente provocatorio durante tutto l'incontro
Legame con il genitore alienante solido, sano solido, da lievemente a moderatamente patologico gravemente patologico, spesso legame paranoide
Legame con il genitore alienato (prima che intervenisse il processo di alienazione) solido, sano o minimamente patologico solido, sano o minimamente patologico solido, sano o minimamente patologico

Caratteristiche (Bernet)

Lo psichiatra William Bernet ha di fatto raccolto l'eredità di Gardner portando avanti le sue ricerche, preferendo però l'uso dell'espressione PAD (invece di PAS) e non vincolando la presenza del disturbo all'attività denigratoria di un genitore. Nella sua proposta di inserimento del PAD nel DSM-5, Bernet (2008)[12] suggerisce un quadro diagnostico che riprende (spesso parola per parola) gli 8 sintomi già descritti da Gardner (1992), tralasciando gli altri 4 proposti successivamente (Gardner, 1998):

« Criteri per il Disturbo di alienazione parentale
  • A. Il bambino - i cui genitori sono solitamente impegnati in un divorzio altamente conflittuale - si allea fortemente con un genitore e rifiuta persistentemente la relazione con l'altro genitore alienato, senza giustificazione legittima. Il bambino resiste o rifiuta il tempo di visita o di custodia parentela col genitore alienato.
  • B. Il bambino manifesta i seguenti comportamenti:
    • 1. persistente rifiuto o denigrazione di un genitore che raggiunge il livello di una campagna;
    • 2. razionalizzazioni deboli, superficiali e assurde per la critica persistente al genitore rifiutato
  • C. Il bambino manifesta due dei sei seguenti atteggiamenti e comportamenti:
    • 1. mancanza di ambivalenza;
    • 2. fenomeno del pensatore indipendente;
    • 3. appoggio automatico a un genitore contro un altro;
    • 4. assenza di senso di colpa verso il genitore rifiutato;
    • 5. presenza di scenari presi a prestito;
    • 6. estensione dell'ostilità alla famiglia allargata del genitore rifiutato.
  • D. La durata del disturbo è almeno 2 mesi.
  • E. Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, scolastico, lavorativo o di altre aree importanti.
  • F. Il bambino rifiuto di avere visite al genitore rigettato senza legittima giustificazione. Cioè, il disturbo di alienazione parentale non è diagnosticato se il genitore rifiutato maltratta il bambino. »

Diagnosi differenziale

Precisazione importante avanzata da Gardner, Bernet e dagli altri studiosi che si sono occupati dell'alienazione parentale, è che l'astio del bambino sia ingiustificato: non si ha alienazione parentale quando il genitore odiato p.es. ha compiuto abusi sul bambino, essendo giustificato in tal caso l'astio del bambino e/o la campagna denigratoria dell'altro genitore. Va quindi tracciato un ideale continuum che, prescindendo dalle normali simpatie o antipatie che un figlio può preferenzialmente mostrare verso un genitore, a un estremo ha le situazioni di reali abusi, dove l'astio è giustificato, e all'altro estremo ha le situazioni di alienazione parentale, dove l'astio non è giustificato (cf. anche Gulotta et al., 2008: 5).

Lund (1995)[13] identifica diverse dinamiche, normali e disfunzionali, che vanno tenute in considerazione allorquando si intende diagnosticare l'alienazione parentale:

  • normali problemi di sviluppo del figlio conseguenti a separazione o divorzio;
  • deficit nelle capacità del genitore privo di custodia. Per decenni la prassi in tutti gli ordinamenti giuridici era l'affido alla madre, e in tali casi, durante le visite dei figli al padre, questi possono non avere la stessa abilità e attenzione delle madri nel gestire i bisogni e le necessità dei figli;
  • comportamento oppositivo verso i genitori, tipico di preadolescenti e adolescenti;
  • famiglie divorziate altamente conflittuali;
  • problemi gravi ma senza abusi, p.es. nei casi di un genitore alcolizzato, psicotico, eccessivamente severo;
  • abusi infantili, presenti in famiglie intatte e separate.

Eccetto l'ultimo contesto, per il quale non si può parlare di alienazione parentale, in tutti gli altri casi il rifiuto di un genitore può degenerare in una situazione di alienazione.

Diffusione

Secondo Bernet (2008: 356), l'alienazione parentale può essere presente più nelle situazioni di dispute di affidamento altamente conflittuali, che non nelle comuni situazioni di divorzio famigliare, e anche in queste situazioni di alto conflitto riguardano solo una parte dei figli. Johnston (1993) in California ha trovato un "forte allineamento" del figlio con un genitore e il rifiuto con l'altro nel 7% dei casi di dispute in uno studio, 27% in un secondo studio. Kopetski (1998) ha riscontrato la PAS nel 20% di dispute sulle custodie in Colorado, Nicholas (1997) nel 33%, Berns (2001) 29% in Australia.

Bernet conclude che "circa il 25% dei figli coinvolti in dispute di custodia sviluppano il PAD", che negli USA corrisponde a circa 200.000 bambini.

Conseguenze

Oltre alle 8 caratteristiche dell'alienazione parentale descritte da Gardner e accettate dagli studiosi successivi, che sono di per sé anormali e disfunzionali nei bambini, altri ricercatori hanno evidenziato altre conseguenze negative nel medio e lungo periodo. Tali conseguenze sono in parte comuni ai traumi che il divorzio causa sui figli.

Kopetski (1998)[14] esaminando circa 600 casi di affidamento in Colorado tra 1975 e 1995, ha rilevato:

  • attaccamento insicuro e ansioso verso il genitore alienante, oltre che fobia verso quello alienato;
  • anomala ansia da separazione quando si è da tempo superata l'età in cui è normale;
  • stress, disturbi del sonno, regressione nel controllo delle funzioni corporee, mancanza di controllo degli impulsi;
  • disorganizzazione, scarso rendimento scolastico, isolamento sociale, alterazione dell'umore;
  • emancipazione prematura, rigidità e insolenza, scarsa empatia;
  • esame di realtà disturbato.

Lowenstein (1998)[15] esaminando le conseguenze di 60 casi di alienazione in Inghilterra, ha trovato:

  • confusione: frustrazione e mancanza di sapere in cosa credere;
  • diventare alienato verso un genitore;
  • fallire nello sviluppo educativo e vocazionale;
  • diventare estraniato e depresso, avere disturbi del sonno, regressione, sviluppare intenti suicidi, comportamento ossessivo compulsivo, enuresi (pipì a letto), ansia, sogni ad occhi aperti, disordini psicosomatici ecc.
  • rivolgersi ai nonni (o ad altri) per avere stabilità;
  • problemi d'identità sessuale;
  • mancanza di controllo impulsivo contro fratello o a scuola;
  • assenteismo e calo del rendimento scolastico;
  • rivoltarsi contro il genitore alienatore;
  • in alcuni casi (4 su 60), acquisire maggiore autonomia.

Baker (2005),[16] esaminando 38 adulti, ha riscontrato una maggiore propensione a:

  • bassa autostima;
  • depressione;
  • abuso di droga e alcol;
  • mancanza di fiducia;
  • alienazione dai propri figli;
  • divorzio;
  • altro: in alcuni casi e con minore intensità degli altri effetti, sono stati riscontrati problemi d'identità, sensazione di mancanza di radici, scelta di non avere figli per timore di essere rigettati, basso successo (scolastico o lavorativo), ira e amarezza per non aver passato tempo col genitore alienato.

Fidler et al. (2008),[17] esaminando più di 40 articoli pubblicati tra il 1991 e il 2007, rileva come i bambini alienati possono esibire diversi sintomi come:

  • carente esame della realtà;
  • operazioni cognitive illogiche;
  • semplicistica e distorta elaborazione dell'informazione;
  • percezioni interpersonali inaccurate o distorte;
  • odio di sé;
  • altre attitudini e comportamenti maladattivi.

Possibili trattamenti

La maggior parte dei contributi degli studiosi riguardano la fase di riconoscimento e descrizione del fenomeno. Vi sono comunque ricercatori che hanno testato metodi di trattamento dei minori finalizzati a rendere possibile l'avvio di una normale relazione tra il minore e il genitore rifiutato anche nei casi di alienazione grave.

Un metodo è il programma Family Bridges elaborato da Warshak et al.[18] Si tratta di un programma di formazione che utilizza gli strumenti delle scienze sociali per aiutare bambini e adolescenti gravemente alienati a dare corso alle decisioni del tribunale che li colloca presso il genitore rifiutato. In sostanza è un periodo della durata di circa 3 o 4 giorni che il minore deve passare insieme con il genitore rifiutato in un villaggio vacanze o altra struttura attrezzata in modo adatto. Nel corso della vacanza il minore e il genitore partecipano insieme a varie iniziative formative in cui vengono presentati alcuni semplici concetti di psicologia applicata. Nella prima fase si affrontano i temi delle relazioni genitori-figlio, dell'effetto della pressione sociale del gruppo e i paradossi della percezione. Vengono presentati anche dei video che illustrano gli stessi concetti con apposite scenette. Altre fasi del programma prevedono di affrontare direttamente la tematica del divorzio e della risoluzione dei conflitti. Secondo i ricercatori, l'efficacia del corso è stata verificata in 22 su 23 minori, che avevano riattivato una positiva relazione con il genitore rifiutato.

Un metodo simile a quello di Warshak è stato elaborato in modo indipendente da Sullivan, Ward e Deutsch.[19] Il programma Overcoming Barriers è basato sulla formula della vacanza e la principale differenza rispetto al programma Family Bridges è che prevede la partecipazione di ambedue i genitori assieme al minore. Questo implica che il programma si può applicare solo ai casi in cui il genitore favorito collabora e quindi in genere l'alienazione del minore è di grado lieve o medio.

Craig Childress, uno psicologo che opera a Pasadena in California, ha elaborato un metodo di trattamento dell'alienazione genitoriale basato su una teoria che non classifica l'alienazione genitoriale come disturbo psicologico autonomo.[20] Childress propone di inquadrare il fenomeno in alcune figure già comprese nel manuale diagnostico DSM come patologia psichiatrica del genitore alienante che viene trasmessa al minore alienato. Childress ritiene che la causa prima del problema vada cercata in una relazione patologica instaurata nell'infanzia dal genitore alienante con uno dei suoi genitori. Il rimedio proposto da Childress viene definito Strategic-Beahvioural-System Intervention e mira a modificare il significato del comportamento del minore per permettergli di sviluppare una positiva relazione con il genitore rifiutato senza "tradire" l'alleanza e il senso di lealtà con il genitore alienante. La chiave è la ridefinizione degli assetti di potere della situazione (interpretata nello schema concettuale del Family System). La ridefinizione consiste nel subordinare l'ampiezza dei tempi che il minore potrà trascorrere con il genitore alienante alla sua disponibilità ad assumere atteggiamenti migliori nei confronti del genitore rifiutato. In questo modo il minore si sentirà "scusato" per il suo "tradimento" dell'alleanza con il genitore favorito, perché il suo comportamento con il genitore rifiutato sarà ridefinito come passaggio obbligato opportunistico per ricongiungersi con il genitore favorito.

Edward M. Stephens ha messo a punto un trattamento per i minori vittime di alienazione genitoriale di grado grave che viene effettuato presso il Rye Hospital, una struttura accreditata presso lo Stato d New York.[21] Dopo che una accurata diagnosi ha accertato la vera natura dei problemi del minore, lo staff del centro prende in carico il caso che viene trattato concentrandosi soprattutto sui sentimenti del minore nei confronti del genitore rifiutato e nei confronti del genitore alienante. Il minore viene educato ad una sana esperienza di attaccamento per superare la distorsione indotta dall'alienazione. Quando possibile vengono effettuate sessioni di gruppo con altri minori alienati. Il trattamento viene progettato su misura in modo da adattarsi ai singoli casi, che vengono seguiti anche dopo il rientro del minore presso la famiglia.

Storia

L'alienazione parentale, ben prima della sistematica trattazione fornita da Gardner negli anni '80, è attestata in procedimenti giuridici a partire almeno dagli anni 1820, e compare nella letteratura scientifica sulla salute mentale a partire dagli anni 1940.

In ambito legale, secondo Bernet et al. (2010: 18) la prima disputa legale che presenta le dinamiche dell'alienazione parentale risale al 1827 (Westmeath vs. Westmeath). George Nugent, marchese di Westmeath, con sua moglie Emily Cecil aveva generato nel 1814 la figlia Rosa. Il marchese picchiava la moglie e la tradiva, e i genitori si erano separati con l'accordo che la figlia sarebbe stata affidata alla madre. Però dopo una visita della figlia il padre si rifiutò di restituirla alla moglie e la inviò presso il duca di Buckingham, suo amico, vietandone gli incontri con la madre. Nel frattempo il padre e il duca attuarono nella figlia una campagna di diffamazione contro la madre, e quando a 11 anni la figlia incontrò la madre si rifiutò di baciarla e stringerle le mano, dicendo: "Papà e il duca di Buckingham mi hanno fatto capire che tipo di donna sei. Non voglio mai più vedere la tua faccia".

In epoca contemporanea, prima di conoscere la teoria di Gardner, Kopetski (1998 a b; 2006) esaminando 413 sentenze del Colorado tra il 1976-1990 aveva identificato 84 casi di grave alienazione.[22] Sempre indipendentemente da Gardner, uno studio del 1991 sponsorizzato dalla American Bar Association (associazione volontaria di professionisti legali, con circa 410.000 aderenti) e dall'esplicativo titolo "Bambini tenuti in ostaggio: trattare bambini programmati e con lavaggio del cervello", ha descritto gli esiti negativi dell'alienazione parentale sulla base dell'esame di 700 famiglie tra gli anni '70 e '80.[23] Johnston (1993)[24] ha esaminato 140 casi di dispute di affido tra il 1982-90 nella zona di San Francisco, e in alcuni casi ha rilevato che "il bambino in maniera consistente denigra e rigetta l'altro genitore. Spesso questo era accompagnato da un fermo rifiuto a visitare, comunicare o avere qualcosa a che fare col genitore rifiutato"

In ambito accademico, nel 1949 Wilhelm Reich ha affermato che alcuni genitori divorziati difendono il proprio narcisismo ferito combattendo per la custodia del figlio e diffamando l'ex-coniuge. Questi genitori cercano "vendetta sul partner privandolo del piacere di avere un figlio [...] Per alienare il figlio dal partner, viene raccontato che il partner è un alcolizzato o uno psicotico, senza che in queste affermazioni ci sia qualche verità" (id., 1949: 265).[25] Nel 1953 Louise Despert parla della tentazione di un genitore di "rompere" l'amore del figlio verso l'altro genitore (id., 1953: 52).[26] Nel 1980 Wallerstein e Kelly descrivono l'alleanza che si può instaurare tra un genitore divorziato e un figlio che "sono alleati di battaglia fedeli e validi nel danneggiare e punire l'altro genitore. Non raramente, si rivoltano contro il genitore che hanno amato e al quale sono stati molto vicini prima della separazione coniugale" (id., 1980: 77).[27] Sulla stessa linea è anche Wallerstein e Blakeslee (1989): "Una donna tradita da suo marito si oppone profondamente al fatto che suo figlio lo debba visitare ogni weekend [...]. Non può impedire le visite, ma può piantare i semi del dubbio ('non fidarti di tuo padre') nella mente del figlio, e così punisce il suo ex-marito tramite il figlio [...]. I padri a loro volta convincono i figli o le figlie che la madre è depravata e pericolosa" (id.: 197).

È la riflessione di Gardner che a partire 1985 tenta di sistematizzare il concetto di alienazione genitoriale sotto l'etichetta di PAS. Lo psichiatra infantile, oltre a interviste e articoli divulgativi, ha dedicato diversi articoli accademici e monografie alla PAS che lo rendono di fatto pioniere dell'alienazione genitoriale (cf. bibliografia). La trattazione di Gardner più completa ed esaustiva, redatta con l'ausilio di 30 esperti di salute mentale, è The International Handbook of Parental Alienation Syndrome, pubblicata nel 2006 dopo il suo suicidio.

In contemporanea alle pubblicazioni di Gardner altri studiosi hanno iniziato a compiere ricerche sull'alienazione parentale. In particolare Bernet ha di fatto raccolto l'eredità di Gardner, proponendo anche l'introduzione del PAD nel DSM-5. Bernet (2010) nella bibliografia elenca circa 600 studi prodotti da ricercatori di diverse nazioni che hanno accolto e riconosciuto come valido il costrutto teorico di alienazione parentale.

Critiche

Il concetto di alienazione parentale, in particolare inteso come PAS nella proposta di Gardner, è stato criticato da diversi studi. In particolare cf. Wood (1994);[28] Faller (1998);[29] Bruch (2001);[30] Ragland e Fields (2003);[31] Emery (2005);[32] Hoult (2006);[33] Escudero et al. (2008);[34] Vaccaro e Barea (2009);[35] Meier (2009).[36]

Una critica comune e ricorrente vede l'alienazione parentale come un fenomeno inesistente, privo di adeguato riscontro nella realtà clinica e giudiziaria. Una posizione critica più moderata lo vede come effettivamente esistente, ma raro e marginale nelle dispute di custodia.

Una critica, che suona come un'argomentazione ad personam, vede in alcune frasi di Gardner un atteggiamento minimizzante nei confronti degli abusi su minori, in particolare di tipo pedofelico. Lo psichiatra si è difeso da questa accusa, particolarmente infamante, affermando: "Considero la pedofilia un disturbo psichiatrico, un abominevole sfruttamento dei bambini. Non ho mai sostenuto un pedofilo in una richiesta di custodia di bambini [...]. Inoltre considero coloro che compiono questi atti come sfruttatori di vittime innocenti, con poca o nessuna sensibilità nei confronti dei potenziali effetti dei loro comportamenti sulle loro vittime. Molti sono psicopatici [...]. Credo che la pedofilia sia una cosa malvagia per la società".[37]

L'alienazione parentale è stata ed è osteggiata in particolare da movimenti femministi, che la ritengono come lesiva nelle capacità di accudimento delle madri divorziate. In effetti nelle prime opere di Gardner l'alienatore, colpevole della campagna di denigrazione verso l'altro coniuge, era principalmente identificato con la madre. Questo va contestualizzato nella situazione di affidamento che è stata la norma per molti decenni, dove nella separazione il figlio veniva affidato prevalentemente alla madre, con visite occasionali al padre.

Un pericolo, riconosciuto come tale anche da sostenitori dell'alienazione parentale, è che l'abuso di questa diagnosi si dimostri come una potenziale arma del genitore effettivamente abusante, con la quale può difendersi dalle accuse di abusi e garantirsi la custodia del figlio abusato.

Bernet et al. hanno proposto 20 motivi in risposta a queste accuse.

Parere di enti accademici

Nel 1994 la American Psychological Association (APA) ha pubblicato le Guidelines for Child Custody Evaluations in Divorce Proceedings ("Linee guida per la valutazione dell'affidamento del figlio nei processi di divorzio"). Il testo non parla esplicitamente dell'alienazione parentale, ma afferma che va tenuto conto della "valutazione dell'interazione tra ogni adulto e il figlio" (n. 3), e nella allegata Pertinent Literature (bibliografia pertinente) include tre testi di Gardner.[39]

Nel 1996 una commissione dell'APA (The American Psychological Association Presidential Task Force on Violence And The Family) ha pubblicato un documento ("Issues and Dilemmas in Family Violence") che al punto 5 (online), relativo all'affidamento dei figli in situazioni di separazione conseguenti a relazioni con abusi, afferma: "Talvolta il padre tenta di alienare il figlio dalla madre usando denaro o altri allettamenti, commenti negativi, o limitato accesso al telefono durante la permanenza (del figlio) con lui. Altre volte i padri possono minacciare o rapire il figlio per punire la madre di averlo lasciato, o per tentare di costringerla a tornare". Aggiunge: "Gli psicologi valutatori che minimizzano l'importanza della violenza contro la madre, o dichiarano patologica la sua risposta ad essa, possono accusarla di alienare il bambino dal padre e possono raccomandare la custodia al padre nonostante la sua violenza. Alcuni professionisti ritengono che le accuse di abusi fisici o sessuali dei bambini che insorgono durante il divorzio o le dispute di affidamento sono verosimilmente false, ma ad oggi la ricerca empirica non mostra un aumento di false accuse in questo momento". La commissione dunque non nega di per sé l'esistenza dell'alienazione genitoriale, e afferma anzi che "talvolta" il padre può tentare di alienare il figlio dalla madre.

Nel 1997 la American Academy of Child and Adolescent Psychiatry (AACAP) ha pubblicato il documento Practice Parameters for Child Custody Evaluations ("Parametri pratici per le valutazioni dell'affidamento del figlio", online), dedicando un breve paragrafo all'alienazione parentale, "che alcuni hanno chiamato sindrome, mentre altri hanno rifiutato tale specificazione". Nonostante l'implicita allusione, Gardner non viene esplicitamente citato nel documento né nella bibliografia.

Il 20 ottobre 2005 il network statunitense PBS ha mandato in onda un documentario (Breaking the Silence: Children’s Stories) nel quale era intervistata la docente di legge clinica Joan Meier, che affermava che la PAS "è stata completamente demolita dalla American Psychological Association". A questa affermazione ha risposto Rhea K. Farberman, direttrice dell'ufficio comunicazione dell'APA: "La American Psychological Association non ha una posizione ufficiale, pro o contro, sulla sindrome di alienazione parentale. Il press release della Connecticut Public Television [co-produttrice del documentario] non è corretto".[40]

Un breve pronunciamento dell'APA del 1° gennaio 2008 (Statement on Parental Alienation Syndrome, online) è dedicato alla PAS: "La American Psychological Association (APA) ritiene che tutti i professionisti della salute mentale, come anche gli ufficiali delle forze dell'ordine e delle corti devono considerare seriamente qualsiasi denuncia di violenza domestica nei casi di divorzio e di affidamento dei figli. Nel 1996 la APA Presidential Task Force on Violence and the Family ha notato la mancanza di dati a supporto della cosiddetta 'sindrome di alienazione parentale', e ha sollevato dubbi circa l'uso del termine. Comunque non abbiamo una posizione ufficiale sulla supposta sindrome". La preoccupazione precipua dell'APA è dunque quella di un uso distorto e "leggero" del concetto di PAS, che può sortire il nocivo risultato di garantire visite e affidamento di un figlio a un genitore effettivamente abusante o pedofilo.

Il Consejo General de Colegios Oficiales de Psicólogos de España (cioè l'Ordine nazionale degli psicologi spagnoli, che conta circa 45.000 soci), in un comunicato del 18 giugno 2008 (online), ha riconosciuto la PAS: "Vogliamo avallare la convenienza dell'analisi della problematica conosciuta come Sindrome di Alienazione Parentale nella valutazione psicologica, tanto nell'ambito forense del diritto della famiglia, come in altri ambiti correlati. I ricercatori e gli psicologi mostrano grande consenso nel considerarla come un'alterazione cognitiva, comportamentale e emozionale [...] Come tutte le proposte scientifiche e professionali è soggetta a continua revisione, ma non può essere negata 'a priori', dato che esiste una letteratura scientifica e un'attività professionale che la descrive e ne riconosce l'utilità".

Invece la Asociación Española de Neuropsiquiatría (c.a 2000 soci) nel 2010 ha pubblicato un parere (online) contro "l'uso clinico e legale della cosiddetta Sindrome di alienazione parentale", concludendo "che la PAS, così come è stata ideata da Gardner, non ha alcun fondamento scientifico e la sua applicazione nelle corti giuridiche comporta gravi rischi", nello specifico circa la possibilità di un affido a un padre effettivamente abusante.

In Italia, la Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (SINPIA) ha più volte citato l'alienazione parentale nelle sue Linee guida in tema di abuso sui minori (2007, online), riconoscendo la realtà del problema.

DSM-5

La American Psychiatric Association (APA, la stessa sigla dell'associazione degli psicologi) non ha ancora espresso un parere ufficiale sull'alienazione parentale. In particolare, il suo Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, DSM), riferimento per psichiatri, psicologi e altri professionisti non solo statunitensi, non ha incluso l'alienazione (o terminologia equivalente) in nessuna delle sue versioni: 1952 (DSM-I); 1968 (DSM-II); 1980 (DSM-III); 1987 (DSM-III-Revised); 1994 (DSM-IV); 2000 (DSM-IV-Text Revision).

La versione attualmente vigente, il DSM-5 (2013)[41] non ha accolto la proposta di Bernet (2008) di inserire esplicitamente il PAD tra i disturbi mentali.[42] Tuttavia i sostenitori dell'alienazione parentale evidenziano che il DSM ne ha incluso le dinamiche problematiche, anche senza l'utilizzo dell'esplicita dicitura.[43]

In particolare, nella sezione "Problemi correlati all’allevamento dei figli", sottosezione "Problema relazionale genitore-bambino", viene usato il termine "alienazione", in riferimento a possibili disturbi cognitivi.

« V61.20 (Z62.820) Problema relazionale genitore-bambino

Per questa categoria il termine genitore viene utilizzato per riferirisi a uno dei caregiver primari del bambino che può essere biologico, adottivo o genitore affidatario, oppure può essere un altro parente (come un/a nonno/a) che adempie al ruolo genitoriale per il bambino. Questa categoria dovrebbe essere utilizzata quando il principale oggetto di attenzione clinica è indirizzare la qualità della relazione genitore bambino oppure quando la qualità della relazione genitore-bambino influenza il decorso, la prognosi o il trattamento di un disturbo mentale o medico. Tipicamente, il problema relazionale genitore-bambino viene associato a una compromissione del funzionamento in ambito comportamentale, cognitivo o affettivo. Esempi di problemi comportamentali comprendono inadeguato controllo genitoriale, supervisione e coinvolgimento del bambino; iperprotezione genitoriale; eccessiva pressione genitoriale; discussioni che possono sfociare in minacce di violenza fisica ed evitamento senza soluzione di problemi. Problemi cognitivi possono comprendere attribuzioni negative alle intenzioni altrui, ostilità verso gli altri o rendere gli altri capro espiatorio, e sentimenti non giustificati di alienazione. Problemi affettivi possono comprendere sensazioni di tristezza, apatia o rabbia verso gli altri individui nelle relazioni. I clinici dovrebbero tenere in considerazione le necessità di sviluppo del bambino e il contesto culturale.  »

Sentenze

I procedimenti legali che citano la PAS o l'alienazione parentale sono diverse decine in molti stati del mondo.

Hoult (2006: 3) afferma che "al 19 luglio 2005, 20 anni dopo la prima descrizione fattane da Gardner, la PAS è stata citata in 64 casi di custodia in 25 stati" (americani), elencati in appendice, e in 112 articoli di riviste legali. Diversi siti promotori del riconoscimento clinico dell'alienazione parentale elencano i vari casi giuridici, più o meno aggiornati: cf. p.es. il Canadian Children's Rights Council (Canada, altri paesi) e l'elenco tenuto da Richard Warshak (online).

Le nazioni nelle quali almeno una volta, con o senza la specificazione "sindrome", è stata di fatto riconosciuta legalmente sono USA (incluse alcune sentenze di corti supreme dei singoli stati), Canada, Australia, Germania, Regno Unito (una sentenza della Corte d'appello del 2002), Israele, Italia, Svizzera.

La Corte europea dei diritti dell'uomo ha citato l'alienazione parentale in diverse sentenze:[44] 2002 (dove viene affermato che "la sindrome di "alienazione parentale" è riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale"); 2003; 2006; 2006; 2007; 2008; 2008; 2008; 2010; 2011; 2011.

In Brasile una legge del 2010 (12318/2010) riconosce l'esistenza dell'alienazione parentale e impone al genitore alienante sanzioni di diversa gravità, che possono andare dal semplice avvertimento, alla multa, alla revoca della potestà genitoriale.

In Italia è stata proposta (ddl 957/08) una modifica alla normativa relativa all'affidamento dei figli con l'introduzione del concetto di PAS: "Il comprovato condizionamento della volontà del minore, in particolare se mirato al rifiuto dell’altro genitore attivando la sindrome di alienazione genitoriale, costituisce inadempienza grave, che può comportare l’esclusione dall’affidamento". Nelle intenzioni dei proponenti la modifica proposta, "di notevole portata innovativa, intende scoraggiare e bloccare quelle frequenti sottili manovre e denigrazioni strumentali volte a indurre nei figli la Sindrome di alienazione genitoriale".

A quanto pare, nel nostro paese la prima sentenza che usa esplicitamente l'espressione "alienazione parentale" (mentre la proposta di legge usa "alienazione genitoriale") è quella emessa dalla Corte d'appello di Firenze il 13 febbraio 2009 (online), che ha imposto una multa di 1.000 € a una madre giudicata alienante nei confronti del padre. La corte di cassazione ha riconosciuto l'alienazione parentale nella sentenza 7452/12. Uno studio di ricercatori italiani dell'università La Sapienza (Lavadera, Ferracuti, Togliatti, 2012, abstract) ha contato 12 sentenze di tribunali italiani dove le perizie psicologiche hanno diagnosticato la PAS.

Parental Alienation Awareness Day

Il Parental Alienation Awareness Day (PAAD, "Giornata della Consapevolezza della Alienazione Genitoriale", sito ufficiale), fissato al 25 aprile, è dedicato a convegni e manifestazioni di sensibilizzazione sull'alienazione parentale. Dalla sua ideazione nel 2005 diversi governatori statali statunitensi hanno aderito all'iniziativa, che attualmente comprende New York, Maine, Connecticut, Florida, Indiana, Iowa, Kentuky, Montana, Nebraska, Alabama, Arkansas, Georgia, Maryland, Mississippi, West Virginia, Indiana, Oklahoma, oltre alle Bermuda.

In Italia la provincia di Roma ha aderito alla Giornata della Consapevolezza della Alienazione Genitoriale a partire dal 2011, con votazione all'unanimità del consiglio provinciale (delibera online).

Note
  1. Immagine di copertina di Bernet, 2010
  2. Gardner, R.A. (1985). "Recent Trends in Divorce and Custody Litigation". Academy Forum, 29 (2): 3, cit. da id. (2001). Parental Alienation Syndrome (PAS): Sixteen Years Later". Academy Forum, 45(1):10-12, online.
  3. Cenni biografici online. Da non confondere con lo psicologo statunitense Howard Gardner (n. 1941), ideatore e divulgatore della fortunata teoria delle intelligenze multiple.
  4. [1], [2], [3].
  5. Gardner, R.A. (1985). "Recent Trends in Divorce and Custody Litigation". Academy Forum, 29 (2): 3, cit. da id. (2001). Parental Alienation Syndrome (PAS): Sixteen Years Later". Academy Forum, 45(1):10-12, online.
  6. Nello specifico, per Bernet (2010: 3-5) la PAS è "un concetto più complesso", che "si riferisce tipicamente a un bambino con alienazione parentale che manifesta alcune o tutte le 8 caratteristiche di comportamento" definite da Gardner (1992). A differenza dell'alienazione parentale, la dicitura PAS "implica l'idea che uno dei genitori influenzi attivamente il bambino nel temere ed evitare l'altro parente", e sebbene questo accada in molti casi, "non è necessario che ci sia un genitore alienante affinché si verifichi l'alienazione parentale", ma può verificarsi "semplicemente in contesti di divorzio ad alto conflitto". "Alienazione parentale e PAS non si riferiscono pertanto a diversi gruppi di bambini. Al contrario, crediamo che i bambini che sperimentano l'alienazione parentale sono quasi esattamente gli stessi bambini che sperimentano la PAS. La seconda è un sottoinsieme della prima".
  7. Gardner, R.A. (1992). The parental alienation syndrome: A guide for mental health and legal professionals. Cresskill (NJ, USA): Creative Therapeutics, Inc.
  8. Gardner, R.A. (1998). "Recommendations for Dealing with Parents Who Induce a Parental Alienation Syndrome in Their Children". Journal of Divorce & Remarriage, 28(3/4): 1-21, online, tr. it..
  9. Con ambivalenza si intende la doppia valutazione (positiva e negativa) che solitamente viene fatta di un genitore; la mancanza di ambivalenza implica un genitore visto come totalmente buono e l'altro come totalmente cattivo.
  10. Il bambino "pensatore indipendente" ritiene di essere autonomo nella sua valutazione su un genitore.
  11. Un bambino riporta parole e situazioni, che di per sè non potrebbe conoscere e che devono essergli state inculcate, per descrivere le colpe del genitore alienato.
  12. Bernet, W. (2008). "Parental Alienation Disorder and DSM-V". The American Journal of Family Therapy, 36 (5): 349–366, abstract, cf. tab. 1.
  13. Lund, M. (1995). "A therapist's view of parental alienation syndrome". Family & Conciliation Courts Review, 33(3): 308-316, online.
  14. Kopetski , L.M. (1998). "Identifying Cases of Parent Alienation Syndrome- Part II". The Colorado Lawyer, 27 (3): 61-64, online.
  15. Lowenstein, L.F. (1998). "Parental Alienation Syndrome - What The Legal Profession Should Know". Medico-Legal Journal, 66 (4): 151-161, online, cf. tab. 3.
  16. Baker, A.J.L. (2005). "The Long-Term Effects of Parental Alienation on Adult Children: A Qualitative Research Study". The American Journal of Family Therapy, 33: 289–302, online.
  17. Fidler, B.J.; Bala, N.; Birnbaum, R.; Kavassalis, K. (2008). "Understanding child alienation and its impact on families". In B.J. Fidler et al., Challenging issues in child custody assessments: A guide for legal and mental health professionals. Toronto, Canada: Thomson Carswell: 203–229.
  18. Warshak, R.A. (2010). "Family Bridges: Using insights from social science to reconnect parents and alienated children". Family Court Review, 48(1): 48–80, online.
  19. Sullivan, M.J.; Ward, P.A.; Deutsch, R.M. (2010). "Overcoming Barriers Family Camp: A program for high-conflict divorced families where a child is resisting contact with a parent". Family Court Review, 48: 115–134, online.
  20. Cf. il sito personale del dr. Childress.
  21. Cf. il sito.
  22. Kopetski, L.M. (1998a). "Identifying cases of parent alienation syndrome, part I". The Colorado Lawyer, 27(2): 65–68; Kopetski, L.M. (1998b). "Identifying cases of parent alienation syndrome, part II". The Colorado Lawyer, 27(3): 61–64; Kopetski, L.M.; Rand, D.C.; Rand R. (2006). "Incidence, gender, and false allegations of child abuse: Data on 84 parental alienation syndrome cases". In R.A. Gardner; S.R. Sauber; D. Lorandos (a cura di). The international handbook of parental alienation syndrome: Conceptual, clinical and legal considerations. Springfield, IL: Charles C. Thomas: 65-70.
  23. Clawar, S.S.; Rivlin, B.V. (1991). "Children held hostage: Dealing with programmed and brainwashed children". Chicago, IL: American Bar Association.
  24. Johnston, J.R. (1993). "Children of divorce who refuse visitation". In C. Depner, J.H. Bray (Eds.), Non-residential parenting: New vistas in family living. Newbury Park, CA: Sage: 109–135.
  25. Reich, W. (1949). Character analysis. (3rd ed.) New York: Farrar, Straus & Giroux.
  26. Despert, J.L. (1953). Children of divorce. New York: Doubleday.
  27. Wallerstein, J.S.; Kelly, J.B. (1980). Surviving the breakup. New York: Basic Books.
  28. Wood, C.L. (1994). The parental alienation syndrome: a dangerous aura of reliability. Loyola of Los Angeles Law Review 29: 1367–1415, online. In particolare: "La testimonianza della PAS non dovrebbe essere ammessa nelle corti a causa di problemi sia circa la causalità sia circa le prove della teoria. A causa della pericolosa aurea di attendibilità e affidabilità presente nell'auto-pubblicata teoria del dott. Gardner, l'ammissione della PAS è inevitabile e particolarmente sconcertante.
  29. Faller, K.C. (1998). The parental alienation syndrome: What is it and what data support it? Child Maltreatment, 3 (2): 100-115, online. Cf conclusione: "Nessun dato è fornito da Gardner a supporto dell'esistenza della sindrome e delle sue presupposte dinamiche. Nei fatti, la ricerca e la letteratura clinica di altri professionisti conduce alla conclusione che alcuni dei suoi presupposti sono sbagliati e altri rappresentano un punto di vista minoritario".
  30. Bruch, C.S. (2001). Parental Alienation Syndrome and Parental Alienation: Getting It Wrong in Child Custody Cases. Family Law Quarterly, 35 (3): 527–552, online. In particolare: "La PAS, come sviluppata e descritta da Richard Gardner, non ha basi logiche né scientifiche. È rifiutata da validi scienziati sociali e manca di solidi fondamenti nella ricerca e nella teoria psicologica".
  31. Ragland, E.R.; Fields, H. (2003). Parental Alienation Syndrome: What Professionals Need to Know. Part 1 of 2. Update, 16 (6), online. Le autrici concludono: "In breve, la PAS è una teoria non verificata che, se accettata acriticamente, può avere conseguenze a lungo termine per i bambini che cercano protezione e difesa legale nei tribunali". Id., Part 2 of 2. Update, 16 (7), online. La conclusione: "La PAS è una teoria non verificata in grado di minacciare l'integrità del sistema di giustizia penale e la sicurezza dei bambini abusati". Update è la newsletter della statunitense National District Attorneys Association.
  32. Emery, R.E. (2005). Parental Alienation Syndrome: Proponents bear the burden of proof. Family Court Review, 43 (1): 8–13, online. Conclude: in situazioni di figli alienati dai loro genitori in separazioni o divorzi, "la PAS non è una risposta fino a che non viene dimostrata di esserlo con ricerche scientifiche obiettive, pubbliche e indipendenti, ricerche basate su replicabili raccolte di dati, non studi di casi clinici. Fino ad allora, ritengo che gli esperti sono liberi di testimoniare: 'secondo me, il bambino è una vittima di alienazione deliberata da parte del genitore avente la custodia', e dovrebbero aggiungere: 'ma non ho uno straccio di prova scientifica su cui fondare la mia impressione clinica' ".
  33. Hoult, J.A. (2006). The Evidentiary Admissibility of Parental Alienation Syndrome: Science, Law, and Policy. Children's Legal Rights Journal, 26 (1): 1-61, online. In particolare: "Dal punto di vista legale, l'inassimibilità della PAS è appropriata sulla base della sua mancanza di validità e attendibilità [...]. La corsa ventennale della PAS nelle corti americane è un capitolo imbarazzante della legge probatoria [...]. Le corti che si occupano di divorzio, custodia, e casi di abusi infantili possono avere trovato attraente la PAS poiché afferma di ridurre a diagnosi legali queste complesse, prolungate e lancinanti indagini investigative.
  34. (2008). La lógica del Síndrome de Alienación Parental de Gardner (SAP): "terapia de la amenaza". Revista de la Asociación Española de Neuropsiquiatría, 28 (2): 283-305, online. Gli autori riassumono: "Concludiamo che la PAS è stata elaborata in maniera fallace, e che può essere usata come una minaccia per dissuadere le mogli dall'abbandonare il partner quando vi è violenza di genere".
  35. Vaccaro, S.; Barea, P.C. (2009). El pretendido Síndrome de Alienación Parental - un instrumento que perpetúa el maltrato y la violencia. Madrid: Desclée de Broumer.
  36. Meier, J.S. (2009). A Historical Perspective on Parental Alienation Syndrome and Parental Alienation. Journal of Child Custody, 6: 232–257, online. Conclude: "Mentre l'inappropriata denigrazione di un genitore verso l'altro è comune nelle dispute di affidamento, l'alienazione patologica e distruttiva è rara e difficile da trovare".
  37. Gardner, R.A. (2002). Misinformation Versus Facts About the Contributions of Richard A. Gardner, M.D. American Journal of Family Therapy, 30 (5): 395–416 online.
  38. Bernet, W.; von Boch-Galhau, W.; Baker, A.J.L.; Morrison, S. L.(2010). "Parental Alienation, DSM-V, and ICD-11". The American Journal of Family Therapy, 38 (2): 76-187, online
  39. Testo online (senza "bibliografia pertinente") e a pagamento. I testi sono: Family evaluation in child custody mediation, arbitration and litigation (1989); The parental alienation syndrome, A guide for mental health and legal professionals (1992); True and false allegations of child sex abuse (1992).
  40. online.
  41. La versione è stata indicata col numero arabo (5) e non, come per le versioni precedenti (I, II, III, IV), con quello latino (V).
  42. online
  43. [4], [5], [6].
  44. Cf motore di ricerca del sito con termine "aliénation parentale".
Bibliografia
Opere di Gardner sull'alienazione parentale
  • Gardner, R.A. (1985). "Recent trends in divorce and custody litigation". Academy Forum, 29(2): 3–7;
  • Gardner, R.A. (1986). Child custody litigation: A guide for parents and mental health professionals. Cresskill, NJ: Creative Therapeutics;
  • Gardner, R.A. (1987). The parental alienation syndrome and the differentiation between fabricated and genuine child sex abuse. Cresskill, NJ: Creative Therapeutics;
  • Gardner, R.A. (1987). "Child custody". In J.D. Noshpitz (Ed.), Handbook of child and adolescent psychiatry, Vol. 5 (pp. 637–646). New York: Basic Books;
  • Gardner, R.A. (1989). "Family evaluation in child custody mediation, arbitration and litigation". Family & Conciliation Courts Review, 27(2): 93–96;
  • Gardner, R.A. (1989). "Differentiating between bona fide and fabricated allegations of sexual abuse of children". Journal of the American Academy of Matrimonial Lawyers, 5: 1–25;
  • Gardner, R.A. (1991). "Legal and psychotherapeutic approaches to the three types of parental alienation syndrome families: When psychiatry and law join forces". Court Review, 28(1): 14–21;
  • Gardner, R.A. (1991). Sex abuse hysteria: Salem witch trials revisited. Cresskill, NJ: Creative Therapeutics;
  • Gardner, R.A. (1992). The parental alienation syndrome, A guide for mental health and legal professionals. Cresskill, NJ: Creative Therapeutics;
  • Gardner, R.A. (1992). True and false allegations of child sex abuse. Cresskill, NJ: Creative Therapeutics;
  • Gardner, R.A. (1994). "The detrimental effects on women of the misguided gender egalitarianism of the child-custody resolution guidelines". Academy Forum, 38(1/2): 10–13;
  • Gardner, R.A. (1998). "Recommendations for dealing with parents who induce a parental alienation syndrome in their children". Journal of Divorce & Remarriage, 28(3–4): 1–23;
  • Gardner, R.A. (1998). The parental alienation syndrome: A guide for mental health and legal professionals, 2nd ed. Cresskill, NJ: Creative Therapeutics;
  • Gardner, R.A. (1998). "The Burgess decision and the Wallerstein brief". Journal of the American Academy of Psychiatry and the Law, 26(3): 425–432;
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Altre opere
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  • Bernet, W. (2010). Parental alienation. DSM 5 and ICD 11. Springfiled (IL, USA): Charles C. Thomas, anteprima.
Bibliografia italiana
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  • Gulotta G. (1998). La sindrome di alienazione genitoriale: definizione e descrizione. Pianeta infanzia. Questioni e documenti, 4, Istituto degli Innocenti di Firenze: 27-42.
  • Aa. Vv. (2005). Focus monotematico sulla Sindrome di Alienazione Genitoriale. Maltrattamento e abuso all’infanzia, Franco Angeli, 7 (3).
  • Salluzzo, M.A. (2006). La sindrome di alienazione genitoriale (PAS): psicopatologia e abuso dell'affidamento nelle separazioni. Interventi di confine tra psicologia e giustizia. Rivista scientifica di psicologia, 8: 6-18, online.
  • Crisma, M.; Romito, P. (2007). L'occultamento delle violenze sui minori: il caso della Sindrome da Alienazione Parentale. Rivista di Sessuologia, 31 (4): 263-270, online.
  • Gullotta, G.; Cavedon, A.; Liberatore, M. (2008). La sindrome da alienazione parentale (PAS). Lavaggio del cervello e programmazione dei figli in danno all'altro genitore. Giuffrè editore, anteprima.
  • Cavedon, A.; Magro, T. (2010). Dalla separazione all’alienazione parentale. Come giungere a una valutazione peritale. Franco Angeli editore.
Voci correlate