Purgatorio: differenze tra le versioni

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La concezione della [[morte]] nell'[[Antico Testamento]] è, nei testi più antichi, quella degli [[inferi]] (''sheol''): uno stato di vita informe, grigia, senza gioia e senza sbocco<ref>Cfr. {{pb|Gen|42,38;44,31}}; {{pb|Nm|16,33}}; {{pb|1Sam|2,6}}; {{pb|1Re|2,9}}; {{pb|Tb|3,10}}; {{pb|Gb|7,9;11,8}}; {{pb|Sal|6,6;9,18;17,6;29,4;48,15}}; ecc.</ref>.
 
=== Epoca maccabaica ===
È solo nei libri più recenti che si fa strada l'idea della [[risurrezione dei morti]], certamente sotto l'influsso della [[cultura]] [[ellenismo|greca]] ({{pb|2Mac|7,9.14.23.29}}; ma cfr. anche {{pb|Is|26,19}}). In particolare il passo di {{pb|2Mac|12,42-45}} esprime la [[fede]] nell'efficacia dei [[sacrificio|sacrifici]] per l'espiazione dei [[peccato|peccati]]: la [[morte]] di alcuni [[soldato|soldati]] caduti in battaglia dopo essersi impossessati di statuette di [[idolatria|idoli]] [[paganesimo|pagani]] suscita in [[Giuda Maccabeo]] e nei suoi compagni il ricorso alla [[preghiera]] per i defunti e la decisione di una [[colletta]] per far ''"offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato"'' ({{pb|2Mac|12,45}}).
 
È solo nei libri più recenti che si fa strada l'idea della [[risurrezione dei morti]], certamente sotto l'influsso della [[cultura]] [[ellenismo|greca]] ({{pb|2Mac|7,9.14.23.29}}; ma cfr. anche {{pb|Is|26,19}}).
Nella [[storia della Chiesa]] ci si è riferiti spesso ad alcune parole dell'[[apostolo]] [[San Paolo|Paolo]]:
 
È solo nei libri più recenti che si fa strada l'idea della [[risurrezione dei morti]], certamente sotto l'influsso della [[cultura]] [[ellenismo|greca]] ({{pb|2Mac|7,9.14.23.29}}; ma cfr. anche {{pb|Is|26,19}}). In particolare il passo di {{pb|2Mac|12,42-45}} esprime la [[fede]] nell'efficacia dei [[sacrificio|sacrifici]] per l'espiazione dei [[peccato|peccati]]: la [[morte]] di alcuni [[soldato|soldati]] caduti in battaglia dopo essersi impossessati di statuette di [[idolatria|idoli]] [[paganesimo|pagani]] suscita in [[Giuda Maccabeo]] e nei suoi compagni il ricorso alla [[preghiera]] per i defunti perché "il peccato commesso fosse pienamente perdonato" ({{pb|2Mac|12,44}}) e la decisione di una [[colletta]] per far ''"offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato"'' ({{pb|2Mac|12,45}}). L'autore loda un tale comportamento come espressione della [[fede]] nella [[resurrezione dei morti]]; nulla ci dice il testo però sul come venisse immaginata l'efficacia purificatrice della supplica e su un eventuale stadio intermedio dei morti in peccato.
{{quote biblico con libro|Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è [[Gesù]] [[Cristo]]. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con [[oro]], [[argento]], pietre preziose, [[legno]], [[fieno]], [[paglia]], l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col [[fuoco]], e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco.|1Cor|3,11-15}}
 
=== Il passo di 1Cor 3,11-15 ===
L'[[apostolo]] si riferisce qui a Cristo, che è il fondamento da lui posto alle [[comunità]] con la sua [[predicazione]], e a quanto i vari [[evangelizzazione|evangelizzatori]] vi hanno edificato sopra. La qualità di tale lavoro di edificazione della comunità sarà rivelata da un fuoco capace di mettere a dura prova la consistenza e la validità di quanto è stato costruito<ref>[[Giuseppe Barbaglio]], ''Le lettere di [[San Paolo|Paolo]]'', [[Borla]], [[Roma]], [[1980]], 3 voll., vol. I, p. 284. Barbaglio sottolinea che non si tratta di un fuoco [[purificazione|purificatore]].</ref>.
 
Nella [[storia della Chiesa]] ci si è riferiti spesso al passo di {{pb|1Cor|3,11-15}}. L'[[apostolo]] si riferisce qui a Cristo, che è il fondamento da lui posto alle [[comunità]] con la sua [[predicazione]], e a quanto i vari [[evangelizzazione|evangelizzatori]] vi hanno edificato sopra. La qualità di tale lavoro di edificazione della comunità sarà rivelata da un [[fuoco]] capace di mettere a dura prova la consistenza e la validità di quanto è stato costruito<ref>[[Giuseppe Barbaglio]], ''Le lettere di [[San Paolo|Paolo]]'', [[Borla]], [[Roma]], [[1980]], 3 voll., vol. I, p. 284. Barbaglio sottolinea che non si tratta di un fuoco [[purificazione|purificatore]].</ref>.
 
[[Joachim Gnilka]] ha dimostrato che questo fuoco di verifica indica il Signore stesso che viene<ref>[[Joseph Ratzinger]] ([[1979]]), p. 237-238.</ref>: Gnilka vede qui un riferimento a {{pb|Is|66,15-16}}, e conclude che il fuoco è la raffigurazione della Maestà di Dio che si manifesta dell'inavvicinabilità del tutto [[Santo]]. Gnilka liquida in questo modo (contro [[Joachim Jeremias]]<ref>[[GLNT]], II, 378-380.</ref>) ogni interpretazione nel senso d'un purgatorio; non esiste alcun fuoco, poiché esso è il Signore; non esiste alcun tempo, perché si tratta dell'incontro [[escatologia|escatologico]] con il Giudice; non esiste [[purificazione]], ma unicamente l'affermazione che un simile uomo "sarà salvato a stento"<ref>[[LThK]] IV, 51.</ref>. Ratzinger contesta questa interpretazione<ref>''[[Escatologia]]. [[Morte]] e [[vita eterna]]'', [[1979]], p. 238.</ref>, poiché, afferma, Gnilka usa un concetto semplicistico-oggettivante del purgatorio.
 
=== Conclusione ===
 
Il [[Nuovo Testamento]] lascia aperta e ancora da precisare la questione dello ''[[stadio intermedio]]'' tra la [[morte]] e la [[resurrezione]] nell'ultimo giorno; il chiarimento sarebbe venuto soltanto gradualmente, con lo sviluppo dell'[[antropologia cristiana]] e del suo rapporto con la [[cristologia]]<ref>[[Joseph Ratzinger]] ([[1979]]), p. 227-228.</ref>.
 
== Nella storia della teologia ==
 
=== Le testimonianze dei primi secoli ===
 
L'[[apocrifi|apocrifa]] ''[[Vita di Adamo e Eva]]'', del [[I secolo]] d.C., contiene un primo accenno a un processo di purificazione dopo la morte. Parlando del lutto di [[Set]] per suo [[padre]] [[Adamo]], fa annunciare dall'[[Arcangelo]] [[San Michele Arcangelo|Michele]] la [[misericordia]] di [[Dio]] verso il defunto:
 
{{quote|Alzati dal [[corpo]] di tuo padre, avvicinati a me, osserva ciò che Dio, il [[Signore]], dispone per lui. Egli è la sua [[creatura]], per questo Dio ha avuto misericordia di lui.}}
 
La misericordia non esclude però una punizione, che avrà un termine:
 
{{quote|Allora Set vide come Dio prese Adamo nella sua [[mano]] stesa e lo consegnò a Michele con le parole: che resti nella tua mano in [[castigo|punizione]] fino agli ultimi anni, quando tramuterò la sua afflizione in [[gioia]]. Allora egli siederà sul trono di colui che gli ha fatto lo sgambetto.|cap. 47}}
 
=== La preghiera per i defunti ===
 
La Chiesa Cattolica, attraverso la sua [[intercessione]] per i defunti, manifesta sin dalle origini la sua fede nel Purgatorio, come riscontrabile da vari testi [[padre della Chiesa|patristici]]. Ad esempio, nel [[Pastore di Erma]], un testo del II secolo, vi sono chiari ed espliciti riferimenti ad uno stato, successivo alla morte terrena, in cui è necessario purificarsi prima dell'ingresso in Paradiso.
 
=== I Padri della Chiesa ===
 
Nel [[II secolo]] troviamo le prime testimonianze riguardo a una dottrina del purgatorio: [[Tertulliano]] (+ dopo il [[220]]) in Occidente e [[San Clemente Alessandrino|Clemente di Alessandria]] (+ prima del [[215]]) in [[Chiese Orientali|Oriente]].
 
Mentre in Occidentale la storia del concetto di Purgatorio si svolge praticamente senza rapporto con la [[filosofia]] antica e appare collegata solamente alla [[fede]] cristiana popolare sviluppatasi dal [[giudaismo]], in Clemente di Alessandria la situazione sarà completamente diversa, poiché egli formulò il suo pensiero all'interno della polemica con la [[gnosi]] [[Valentino|valentiniana]], e quindi in [[dialogo]] con la grande [[tradizione]] filosofica [[Grecia|greco]], in particolare con il [[platonismo]] e lo [[stoicismo]].
 
==== Tertulliano ====
 
[[Tertulliano]] è entrato nella storia della dottrina del purgatorio anzitutto con ''passio'' ("passione") di [[santa Perpetua]]. Si presume che l'opera sia stata almeno parzialmente redatta, o comunque ispirata da lui. Perpetua vede in sogno il proprio fratellino Dinocrate, morto immaturamente di [[cancro]]; lo vede sporco e pallido, con la piaga ulcerosa di cui era morto, [[sete|assetato]] da un gran calore, davanti a un bacino d'[[acqua]] che è collocato troppo in alto e dal quale non riesce a [[bevanda|bere]]. Perpetua, comprendendo il messaggio di quel sogno, offre [[giorno]] e [[notte]] le sue [[preghiera|preghiere]] per l'infelice fratellino e, poco dopo, le è concesso di vederlo in una seconda visione, questa volta pulito, lindo e ben [[vestito]], con la piaga cicatrizzata, mentre sta attingendo l'acqua comodamente e si sta divertendo nel gioco.
 
Per alcuni<ref>[[Alfred Stuiber]], ''Refrigerium interim. Die Vorstellungen des Zwischenzustandes und die frühchristliche Grabeskunst'', [[Bonn]] [[1957]], p. 61ss.</ref> il testo rispecchia semplicemente l'antico concetto del triste destino dei morti anzitempo, senza aver nulla a che fare con il purgatorio, poiché, non derivando questo destino da colpa alcuna, quelle tribolazioni non possono essere equiparate alle sofferenze di punizione e di espiazione. In realtà tale interpretazione si basa su come il purgatorio è stato definito successivamente nei [[concilio|Concili]] di [[Concilio di Trento|Trento]], di [[Concilio di Firenze|Firenze]] e di [[Concilio di Lione|Lione]]. Opportunamente [[Joseph Fischer]]<ref>''Studien zum Todesgedanken in der alten Kirche'', I, München [[1954]], p. 259s.</ref> fa notare che gli elementi della dottrina del purgatorio si sono sviluppati dall'antica concezione della tradizione giudaico-cristiana, con al centro l'idea di una sofferenza dei defunti nell'<nowiki></nowiki>''al di là'' rimediabile mediante la [[preghiera]]; e questo anche se la colpa del sofferente ha motivazioni storico-religiose e non etiche.
 
Tertulliano compie poi nello scritto [[montanismo|montanistico]] ''De anima'' il passo verso un vero e proprio ''purgatorium'', anche se non c'è ancora coincidenza con la concezione dei Concili medievali. Tertulliano si basa su {{Mt|5,26}} (e il parallelo di {{pb|Lc|12,57-59}}), ove Gesù invita l'uomo a [[riconciliazione|riconciliarsi]] con il proprio avversario mentre si sta avviando verso il giudice, per non essere "gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino a1l'ultimo spicciolo!".
 
Il testo ha in [[Vangelo secondo Matteo|Matteo]] un significato [[etica|etico]], mentre in [[Vangelo secondo Luca|Luca]] è inserito in un contesto [[escatologia|escatologico]]<ref>[[Angelico Poppi]], ''Sinossi dei quattro Vangeli. Introduzione e commento'', [[EMP]], [[Padova]] [[1990]], p. 85.</ref>. Secondo Tertulliano, ormai rigorista, il testo significa che il tempo tra la [[morte]] e la [[resurrezione]] è il tempo della [[carcere|carcerazione]], in cui all'[[anima]] viene offerta l'occasione di "pagare l'ultimo spicciolo" e di liberarsi così per la resurrezione: il soggiorno nell'[[Ade]] riceve qui una nuova motivazione teologica, "che fa dell'<nowiki></nowiki>''interim'' un purgatorio per tutti necessario"<ref>[[Joseph Fischer]], ''Studien zum Todesgedanken in der alten Kirche'', I, München [[1954]], p. 258. L'applicazione di Tertulliano in riferimento al destino dell'uomo nell'al di là, risultava facilitata dal fatto che la parola greca φυλαχή era pure un termine corrente per indicare l'[[Ade]] ([[Ethelbert Stauffer]], ''Die Theologie des neuen testaments'', Stuttgard [[1948]], pp. 196, 296; [[Walter Bauer]], ''Griechisch-deutsches Wörterbuch'', [[Berlino]] [[1958]], col. 1716, sotto la voce φυλαχή, 3).</ref>.
 
==== Cipriano ====
 
[[San Cipriano]] (+ [[258]]), scrivendo in tempo di [[persecuzione]], affrancò il concetto di Tertulliano dal rigorismo e ne eliminò l'elemento [[paganesimo|pagano]]. Cipriano sosteneva che per i defunti nella fede, specie per i [[martire|martiri]], vi sarà una [[salvezza]] definitiva immediatamente dopo la morte, così come affermava l'esistenza di un inferno definitivo. Il suo problema [[pastorale]] fondamentale era costituito dai cristiani che nella persecuzione non avevano trovato il coraggio del martirio, e che avevano ceduto all'imposizione del [[culto]] di [[stato]], rinnegando pubblicamente il [[Cristo]], ma che tuttavia volevano rimanere cristiani e desideravano riconciliarsi con la [[Chiesa]]. Riferendosi anch'egli a {{pb|Mt|5,26}} pensa<ref>Ep 55,20; [[CSEL]] III 2, 638; Joseph Fischer, cit., p. 267s.</ref> a una possibile continuazione della [[penitenza ecclesiale]] nell'a1 di là; il che gli consente di concedere a questi deboli, contro la voce dei rigoristi, l'accoglienza nella [[comunità]] ecclesiale. Certo, così come sono non potranno entrare nella definitiva [[comunione]] col [[Cristo]], perché vi si oppone il loro rinnegamento; purtuttavia essi sono in grado di purificarsi. La penitenza ecclesiale, quale via della purificazione, non esiste soltanto nell'al di qua, ma anche nell'al di là.
 
La visione di Cipriano poté esercitare un influsso determinante sull'ulteriore cammino della Chiesa occidentale. La sua interpretazione della purificazione nell'altro mondo ha ormai plasmato il pensiero di fondo della dottrina occidentale del purgatorio.
 
==== Clemente Alessandrino ====
 
Clemente interpreta il problema del Purgatorio, e in generale concepisce il significato di tutta l'esistenza cristiana, in base alla grande idea greca dell'"educazione" (παιδεία, ''paideia''), nella quale amalgama l'idea gnostica del [[fuoco]] del [[giudizio]] dopo la morte. In ciò si ricollega a {{pb|1Cor|3,10-15}}, dove legge il concetto del fuoco del giudizio.
 
Secondo i valentiniani, lo gnostico è intoccabile dal fuoco, ne è invulnerabile, perché dispone dei due mezzi di estinzione: dell'[[acqua]] [[Battesimo|battesimale]] e dello Spirito ("[[vento]]"), che lo proteggono infallibilmente. Invece l'uomo comune viene toccato dal fuoco, il quale ha una funzione sia [[guarigione|risanatrice]] che distruttiva. Clemente non condivide questa bipartizione, ma parla di una forza "purificatrice" e "educatrice" del fuoco<ref>[[Klaus Schmöle]], ''Läuterung nach dem Tode und pneumatische Auferstehung bei Klemens von Alexandrien'', Münster [[1974]], p. 60s.</ref> e conferisce al concetto piuttosto [[naturalismo|naturalistico]] della gnosi un'interpretazione [[umanismo|umanistica]] e [[spiritualità|spirituale]]: il processo della purificazione [[Spirito Santo|pneumatica]] dell'uomo, della sua depurazione in direzione del divino, inizia con il battesimo e continua fino all'eternità.
 
Clemente ha compiuto qui una sintesi di grande forza persuasiva dell'intero dramma dell'esistenza cristiana, della vita e della morte, dell'[[immortalità dell'anima|immortalità]], della risurrezione, dell'[[ultimo giorno]]. Nell'<nowiki></nowiki>''ascesa'' che qui si verifica afferma che l'[[anima]] viene trasformata in un ''soma'' ("corpo") di sempre maggiore perfezione pneumatica. Tale concezione non lascia più alcuno spazio per una distinzione tra l'anima e il corpo [[trasfigurazione|trasfigurato]]. Nel soggetto trasfigurato ambedue le componenti si fondono e si identificano. L'idea della purificazione dopo la morte "mostra di essere in questo contesto in certo qual modo un elemento [[metafisica|metafisico]] di mediazione tra il concetto [[platonismo|platonico]] dell'immortalità dell'anima e la resurrezione"<ref>Klaus Schmöle, cit., p. 135.</ref>. Clemente, con la sua idea della trasformazione ascendente dell'uomo, avvalorò il concetto del corpo di resurrezione. In tal modo viene affermata la dimensione [[Chiesa|ecclesiale]] dell'esistenza cristiana: il processo della purificazione è in tutte le sue fasi un processo nel quale la Chiesa è implicata.
 
Clemente trasforma così in senso antropologico-personale anche il concetto naturalistico dell'ultimo giorno proprio degli gnostici: per essi il "giorno del Signore" è il giorno in cui l'uomo rinuncia alla sua mentalità [[male|cattiva]] e si [[conversione|converte]] a quella gnostica; egli rende con ciò onore alla [[resurrezione del Signore]]<ref>Klaus Schmöle, ''cit.'', p. 140.</ref>. Clemente giunge a un concetto del tempo profondamente antropologico, che lo induce a dire: "Se per colui che ascende si realizza il grado più elevato della corporeità pneumatica, ossia il ''[[pleroma]]'', allora è raggiunta la perfezione (συντέλεια, ''sunteleia'') e con ciò il "[[giorno del Signore|giorno di Dio]]" [[escatologia|escatologico]], l'"[[oggi]] eterno".
 
In questa visione di Clemente ritroviamo, in un contesto completamente diverso, i due elementi fondamentali del concetto del Purgatorio che si erano cristallizzati gradatamente pure in Occidente:
* Anche Clemente basa il suo pensiero concretamente sull'ordinamento penitenziale ecclesiale; anche per lui questo ordinamento può estendersi oltre la soglia della morte; anche per lui esso mette a nudo la differenza tra la scelta di fondo dell'uomo e la penetrazione tuttora non avvenuta di questa scelta in tutta la sua persona.
* L'[[ancora|ancoramento]] ecclesiale dell'uomo non viene interrotto o revocato alla soglia della morte, ma piuttosto, anche oltre il confine tra l'al di qua e l'al di là, gli uomini possono aiutarsi e sopportarsi vicendevolmente, soffrire gli uni per gli altri e ricevere gli uni dagli altri.
 
In Clemente, ancor più che nella [[tradizione]] occidentale, questo concetto si fonda sul pensiero [[san Paolo|paolino]]-[[San Giovanni Apostolo|giovanneo]] ({{pb|Fil|1,21}}; {{pb|Gv|3,16-21}}), secondo il quale la vera linea di distinzione non corre tra la [[vita terrena]] e la non-[[vita]], bensì tra l'"essere con Cristo" e l'essere senza di lui o contro di lui. Nel [[Battesimo]] è avvenuto il passaggio decisivo, il quale, benché divenga definitivo con la [[morte]] terrena, può tuttavia continuare ad approfondirsi e purificarsi oltre la soglia della morte nell'attraversare il fuoco del giudizio della vicinanza del Cristo e nell'essere parte della comunità della Chiesa tutta.
 
==== Gli altri Padri orientali ====
 
La visione di Clemente venne ulteriormente sviluppata, con talune modificazioni, da [[Origene]], e si è conservata là dove ci si sentiva particolarmente vincolati al pensiero del grande alessandrino.
 
Per l'ultima volta essa venne esposta, nella sostanza quasi invariata, da [[Gregorio di Nazianzo]] (+ [[390]] ca.). La sua appartenenza all'ambito dottrinale di Origene le doveva riuscire fatale, poiché fu implicata nella disputa intorno a Origene ed eliminata insieme al di lui retaggio.
 
Il passo determinante in questa direzione è stato compiuto da [[Giovanni Crisostomo]] (+ [[407)]]. Dalle sue [[omelia|omelie]] su {{pb|1Cor|3,1-17}} egli bandisce il concetto della generale restaurazione (ἀπχατάστασις, ''apochatastasis''), che nel frattempo era stato connesso all'idea del fuoco purificatore.
 
Crisostomo fu il fondatore della dottrina tuttora insegnata nelle Chiese orientali, dove, dopo il fallimento dei tentativi determinati dagli [[scuola alessandrina|alessandrini]] di una sintesi tra il pensiero greco e quello [[Bibbia|biblico]] si è conservata tuttora una visione piuttosto arcaica riguardo al problema del Purgatorio: tutti dovranno passare per uno stadio intermedio tra la morte e la resurrezione; però l'[[Ade]] comprende "gradi differenziati di [[beatitudine]] e di miseria", a seconda dei vari gradi della [[giustificazione]] e santificazione raggiunti in terra.
 
I Santi intervengono in favore dei loro fratelli viventi tuttora in terra e vengono da questi invocati affinché [[intercessione|intercedano]]; mentre a loro volta i vivi possono ottenere "[[riposo]] e [[refrigerio]]" alle [[anima|anime]] che sostano nell'Ade, mediante l'[[Eucaristia]], le [[preghiera|preghiere]] e le [[elemosina|elemosine]]. Tuttavia la "tribolazione", che con un simile operare dovrebbe essere rimossa, non è interpretata come una sofferenza al fine di una purificazione o [[espiazione]]<ref>[[Johannes Karmiris]], ''Abriss der dogmatischen Lehre der Orthodoxen Katholischen Kirche'', in Panagiotis Bratsiotis, ''Die orthodoxe Kirche in griechischer Sicht'', [[Stuttgard]] [[1970]], p. 113-117.</ref>.
 
=== Le definizioni dei Concili ===
 
In modo [[dogma|dogmatico]], la dottrina del Purgatorio venne definita dal [[Concilio di Lione]] del [[1274]], da [[concilio di Firenze|quello di Firenze]] del [[1438]] e infine ribadita nel [[Concilio di Trento]], nel [[1563]].
 
== Approfondimento teologico ==
 
La dottrina afferma che coloro che muoiono nella Grazia di Dio, senza però essersi completamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la [[santità]] necessaria per entrare nella gioia del Cielo. Tale purificazione consiste nelle medesime, dolorose pene [[Inferno|infernali]], con la differenza che le pene del Purgatorio hanno un termine (al contrario di quelle infernali, che sono eterne), e inoltre sono stemperate dalla luce della [[Speranza]] Divina che scende dal Paradiso. Per questo, le anime del Purgatorio sono in perenne e continua [[preghiera]], che li aiuta a sostenere la pena della purificazione.
 
In [[suffragio]] dei defunti la Chiesa raccomanda ai viventi la [[preghiera]], la [[celebrazione]] di [[messa|Sante Messe]] per loro e la pratica delle [[indulgenza|indulgenze]]. Infatti, tali preghiere dei vivi in favore dei morti muovono la [[misericordia]] di Dio, ripagando dunque la Giustizia e diminuendo cosi il tempo di permanenza delle anime nel Purgatorio.
 
Il ''purgatorio'' può uscire dall'immagine arcaico-giudaica e divenire un concetto specificamente cristiano solo se lo si intende nel senso [[cristologia|cristologico]]: il [[Signore]] stesso è il fuoco giudicante, che trasforma l'uomo e lo rende conforme (cfr. {{pb|Rm|8,29}}) al suo [[corpo di Cristo|Corpo]] [[gloria|glorificato]] (cfr. {{pb|Fil|3,21}}). La forza trasformante del Signore scioglie e fonde col suo fuoco le catene del cuore dell'uomo e lo rimodella affinché diventi idoneo a essere inserito nell'organismo vivente del suo Corpo.
 
Ratzinger analizza anche l'asserzione di Gnilka, che gli uomini verrebbero salvati ''a stento''. Tale affermazione è di tipo mitico se non ci dice nulla circa l'uomo stesso, circa la sua ricerca personale della salvezza<ref>[[Joseph Ratzinger]] ([[1979]]), p. 238.</ref>; l'affermazione non può essere intesa che in riferimento alla difficoltà del suo [[cuore]] di poca [[fede]] di avvicinarsi al fuoco del Signore che lo libererà da se stesso e lo purificherà perché possa ascendere a lui.
 
=== Il senso della preghiera per i defunti ===
 
La [[preghiera]] per i defunti, nelle sue molteplici forme, fa parte dei dati più antichi della [[tradizione]] [[giudaismo|giudaico]]-[[cristianesimo|cristiana]].
 
Ci si può chiedere se questa preghiera presuppone che il purgatorio consista in una sorta di pene esteriori che possono essere condonate per la via della grazia o essere assunte da altri attraverso una specie di scambio spirituale.
 
È possibile che qualcun altro partecipi al processo estremamente personale dell'incontro con il Cristo, del trasformarsi di un ''Io'' nel fuoco della vicinanza del [[Signore]]? La risposta è positiva, poiché l'essere dell'uomo non è una [[monade]] chiusa, poiché sia nell'[[amore]] sia nell'[[odio]] l'uomo è in rapporto con gli altri. L'uomo non è mai solamente se stesso: egli è se stesso soltanto negli altri, con gli altri e mediante gli altri. Se gli altri lo [[maledizione|maledicono]] o lo [[benedizione|benedicono]], oppure se gli perdonano e tramutano la sua [[colpa]] in amore, tutto questo fa parte del suo destino personale. L'[[intercessione]] per i defunti si basa sul fatto che l'incontro con Cristo è un incontro con l'intero suo Corpo.
 
L'amore ''in rappresentanza'' è un principio cristiano centrale, ed esso va al di là della [[morte]]. Per il cristiano le possibilità di aiutare e di donare coinvolgono l'intera ''[[comunione dei Santi]]'' al di qua come al di là della soglia della morte. Fin dai tempi più remoti, la possibilità e il dovere di un simile amore oltre le tombe sono stati addirittura il principio portante di questo ambito della tradizione, principio che ha trovato una prima chiara espressione in {{pb|2Mac|12,42-45}} (e forse già in {{pb|Sir|7,33}}). Questo principio di fondo fu sempre patrimoni comune di Occidente e [[Chiese Orientali|Oriente]], e fu messo in discussione (certamente a motivo di pratiche in parte gravemente devianti) soltanto dalle [[protestantesimo|confessioni riformate]].
 
=== La durata del Purgatorio ===
 
Il [[giudizio particolare|giudizio]] dell'uomo avviene di fronte al Cristo Giudice; è impossibile quindi distinguere tra il Giudice dell'ultimo giorno e il Giudice che giudicherà subito dopo la morte. Entrare nello spazio della sua realtà manifesta significa per l'uomo entrare nel suo destino definitivo e quindi essere immesso nel fuoco escatologico.
 
Il "momento" trasformante di questo incontro si sottrae alle misure di tempo terrene: esso non è eterno, ma un passaggio; tuttavia volerlo qualificare come molto breve o molto lungo, secondo le misure di tempo derivate dalla fisica, sarebbe altrettanto ingenuo. La sua "misura di tempo" sta nella profondità degli abissi di questa esistenza, i quali vengono misurati a passi e trasformati nel fuoco. Voler misurare un simile tempo di "esistenza" col metro del tempo terreno significherebbe travisare la particolarità dello [[spirito]] umano nel suo rapporto col [[mondo]] e nel suo distacco da esso.
 
== Nel ''Catechismo della Chiesa Cattolica'' ==
== Note ==
 
<{{references/>|2}}
 
== Bibliografia ==

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