Libro di Isaia: differenze tra le versioni

Vai alla navigazione Vai alla ricerca
m
Bot: Sostituzione automatica (-Gesù Cristo +Gesù Cristo)
mNessun oggetto della modifica
m (Bot: Sostituzione automatica (-Gesù Cristo +Gesù Cristo))
Coloro che attribuiscono il libro a più di uno scrittore non ritengono che ''Isaia'' abbia predetto con quasi due secoli di anticipo che un sovrano di nome Ciro avrebbe liberato gli ebrei esiliati, ma ritengono, in base a considerazioni filologiche (il tipo di lingua, lo stile ecc) che sia stato scritto successivamente. Mettere in evidenza le tappe di formazione di un testo sacro non significa ritenerlo privo di ispirazione ma permette piuttosto una maggiore comprensione del testo anche attraverso gli strumenti della critica e della filologia contemporanee.
 
Chi invece sostiene l'unicità dell'autore del testo, spiega questa conoscenza ''profetica'' come manifestazione della capacità di Jhwh di predire in anticipo e nel dettaglio la liberazione degli ebrei. Chi sostiene l'ispirazione divina di questo testo, utilizza come prova anche la presenza nei capitoli successivi al 40 delle profezie che per loro si sono applicate al Messia [[Gesù]] [[Cristo]] e questo contrasta con la possibilità che sia una raccolta di opere posteriori; inoltre in tutto il libro di Isaia compare l'espressione il ''Santo d'Israele'' 12 volte dal capitolo 1 a 39 e 13 dal 40 al 66, mentre nel resto della Bibbia compare solo 6 volte.
 
[[Giuseppe Flavio]], storico ebreo del [[I secolo]], indicò che le profezie di Isaia relative a Ciro furono scritte nell’[[VIII secolo a.C.]], e scrisse che Ciro ne era al corrente: «Ciro seppe queste cose leggendo il libro profetico lasciato da Isaia duecento e dieci anni prima».<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Antichità giudaiche]]'', XI, 1, 2, a cura di L. Moraldi, UTET, Torino, 1998.</ref>
In particolare sono due le parti del libro di Isaia che sono state interpretate come profezie messianiche: il ''Libro dell'Emmanuele'' e il ''Libro della Consolazione''.
 
Nel primo compare la figura dell'[[Emmanuele]], un bambino nato per la salvezza del popolo ebraico, chiamato «luce delle nazioni» e identificato con il Messia, [[Gesù]] [[Cristo]]. Viene sottolineata la sua nascita da una «giovane donna» («vergine» nella traduzione greca della [[Bibbia dei Settanta]]), identificata con la [[Vergine Maria]] già nel [[Vangelo di Matteo]] ({{passo biblico|Is|7,14}}; citato in {{passo biblico2|Mt|1,21-23}}). Viene descritta inoltre la condizione di armonia tra uomo e creato come caratteristica del regno di giustizia instaurato dall'Emmanuele, interpretata come la condizione di restaurazione del [[peccato originale]] operata con la [[Redenzione]].
 
Nel secondo compare la figura del [[Servo di Javhè]], considerato dalla tradizione cristiana una prefigurazione di Gesù sofferente e vittorioso, morto per salvare l'umanità:
49 787

contributi

Menu di navigazione