Dante Alighieri: differenze tra le versioni

Vai alla navigazione Vai alla ricerca
m
nessun oggetto della modifica
mNessun oggetto della modifica
mNessun oggetto della modifica
Dopo la prima esperienza forlivese, Dante si spostò in varie corti d'Italia, fra cui [[Verona]]. Ma infine, stanco e deluso, tornò a [[Forlì]] nel [[1310]]-[[1311]] ed ancora nel [[1316]] (data incerta, quest'ultima). Decise allora di fare "parte per se stesso" e di non contare più sull'appoggio dei ghibellini per rientrare nella sua città.
 
Dante terminò le sue peregrinazioni a [[Ravenna]], dove trovò asilo presso la corte di [[Guido Novello da Polenta]], signore della città,.<ref> Pare che abbia agito dietro consiglio della moglie Caterina.</ref>
 
Tuttavia i rapporti con [[Verona]] non cessarono, come testimonia la sua presenza nella città veneta il [[20 gennaio]] [[1320]], ove si recò per discutere la ''[[Quaestio de aqua et terra]]'', ultima sua opera latina.
 
Nel [[1321]] Dante fu inviato a [[Venezia]] con un'ambasciata.
Morì a [[Ravenna]] il [[14 settembre]] [[1321]] di ritorno da un'ambasceria a [[Venezia]]. Passando dalle paludose [[Valli di Comacchio]] contrasse la [[malaria]].
 
[[Venezia]] era all'epoca in attrito con Ravenna ed in alleanza con [[Forlì]]: gli storici pensano che sia stato scelto Dante per quella missione in quanto amico degli [[Ordelaffi]], signori di [[Forlì]], e quindi in grado di trovare più facilmente una via per comporre le divergenze.
 
Durante il viaggio di ritorno, passando per le paludose [[Valli di Comacchio]], il poeta contrasse la malaria e morì a [[Ravenna]] il [[14 settembre]].
I solenni [[funerale|funerali]], vennero officiati nella [[Chiesa di San Francesco (Ravenna)|chiesa di San Francesco]] a Ravenna, dove, sotto un portico laterale, venne posto il primo sarcofago con i resti del poeta. Intorno al sarcofago nel [[1483]] venne poi costruita una cella, su progetto dello scultore [[Pietro Lombardo]]; nel 1780 [[Camillo Morigia]], su incarico del cardinale legato [[Luigi Valenti Gonzaga]], progettò il tempietto neoclassico tuttora visibile.
Nell'[[enciclica]] ''[[In praeclara summorum]]'', scritta nel [[1921]], in occasione del sesto centenario della morte del poeta, [[papa Benedetto XV]] esorta a studiare e ad amare Dante, "che Noi non esitiamo a definire il cantore e l'araldo più eloquente del pensiero cristiano".
 
In occasione dell'inizio dell'[[Anno della Fede]] e del [[Sinodo dei Vescovi]], promossa dal [[Pontificio Consiglio della Cultura]], patrocinata da [[Roma]] Capitale e in collaborazione con la [[Rettoria del SS. Nome di Gesù all'Argentina]] e la [[Casa di Dante in Roma]], il [[12 ottobre]] [[2012]], nella Rettoria del SS. Nome di Gesù all'Argentina si tiene la serata a tema “La [[Fede]] di Dante – Il Canto XXIV del [[Paradiso]]”. Nel commentare l'iniziativa, mons. [[Pasquale Iacobone]], del dipartimento di [[Arte]] e Fede del Pontificio Consiglio per la Cultura, spiega: "La fede di Dante è una fede estremamente storicizzata e contestualizzata, che sa entrare, cioè, nei vicoli, nei meandri, nei labirinti della [[Storia]] per poi dare una risposta. Quello di Dante, quindi, è in sostanza un metodo estremamente utile per tutti noi, per capire come la fede va rapportata al momento storico che si vive, attingendo al patrimonio antico per fornire le risposte più nuove, più sagge, più attraenti, anche a chi è lontano dalla fede"<ref>http://www.zenit.org/article-33075?l=italian ''"La Fede di Dante - Il Canto XXIV del Paradiso" venerdì 12 ottobre a Roma. E dal 4 novembre le "Lecturae Dantis" del [[Purgatorio]] alla "Casa di Dante in Roma"''</ref><ref>http://www.zenit.org/article-33086?l=italian S. Cernuzio, ''Dante ci insegna a proporre all'uomo di oggi la fede di sempre. Mons. Pasquale Iacobone, del Pontificio Consiglio per la Cultura, spiega come la [[spiritualità]] del Sommo Poeta possa insegnare a trasmettere oggi una fede autentica''</ref>.
per la Cultura, spiega: "La fede di Dante è una fede estremamente storicizzata e contestualizzata, che sa entrare, cioè, nei vicoli, nei meandri, nei labirinti della [[Storia]] per poi dare una risposta. Quello di Dante, quindi, è in sostanza un metodo estremamente utile per tutti noi, per capire come la fede va rapportata al momento storico che si vive, attingendo al patrimonio antico per fornire le risposte più nuove, più sagge, più attraenti, anche a chi è lontano dalla fede"<ref>http://www.zenit.org/article-33075?l=italian ''"La Fede di Dante - Il Canto XXIV del Paradiso" venerdì 12 ottobre a Roma. E dal 4 novembre le "Lecturae Dantis" del [[Purgatorio]] alla "Casa di Dante in Roma"''</ref><ref>http://www.zenit.org/article-33086?l=italian S. Cernuzio, ''Dante ci insegna a proporre all'uomo di oggi la fede di sempre. Mons. Pasquale Iacobone, del Pontificio Consiglio per la Cultura, spiega come la [[spiritualità]] del Sommo Poeta possa insegnare a trasmettere oggi una fede autentica''</ref>.
 
{{Sezione accessoria|Note}}
136

contributi

Menu di navigazione