Ubertino da Casale: differenze tra le versioni

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La sua intelligenza superiore e un carattere molto ardente, la parola trascinatrice, ne fanno di lui un personaggio molto conosciuto e stimato dagli studenti e dal popolo.
 
La sua predicazione è guidata dalla percezione di una mirabile armonia tra il simbolismo biblico e i misteri cristiani e quindi viene salutato come un redivivo [[Gioacchino da Fiore]] "di spirito profetico dotato", secondo la celebre espressione dantesca.
 
Nel 1298 conosce a Foligno la [[Beata Angela da Foligno|beata Angela]] e la interroga sulla sua vita e la sua condotta. La mistica francescana legge nella sua anima come in un libro aperto e il suo consiglio riesce a rigenerare in lui lo spirito di Cristo, come ricorderà nella sua opera fondamentale e più conosciuta, l'[[Arbor vitae crucifixae Jesu]].
 
La mistica francescana legge nella sua anima come in un libro aperto e il suo consiglio riesce a rigenerare in lui lo spirito di Cristo, come ricorderà nella sua opera fondamentale e più conosciuta, l'[[Arbor vitae crucifixae Jesu]].
 
I difetti da cui deve emendarsi sono analoghi a quelli della mistica folignate: discordanza tra dottrina e azione, rilassatezza di costumi, incostanza. Meno si rimprovera (o viene rimproverato) delle dottrine spiritualistiche apprese da Pietro Giovanni Olivi. Egli però non condivide lo spirito di conciliazione e di pacificazione proprio di Angela e dei suoi discepoli.
 
Conobbe anche il beato [[Giovanni da Parma]] e aderì alle idee degli [[Spirituali francescani|spirituali francescani]] di cui divenne il principale esponente insieme ad [[Angelo Clareno]].
 
Nel 1303 predica con foga a Perugia contro la rilassatezza dei costumi nella Chiesa. Incontrò la disapprovazione di papa [[Benedetto XI]] e del suo superiore generale, per questo gli venne proibita ogni predicazione e venne spedito alla [[La Verna|Verna]] per fare penitenza verso la fine del 1304.
[[Clemente V]] nella bolla ''[[Exivi de paradiso]]'' del [[6 maggio]] del [[1312]], pubblicata durante il concilio ecumenico di [[Concilio di Vienne|Vienne]], fece proprie varie istanze degli Spirituali, soprattutto per restituire la pace all'Ordine.
 
Fu fatto passare nell'ordine [[Benedettini|benedettino]] dal papa [[Giovanni XXII]] (1317) per l'ostilità di molti del suo Ordine, e per l'impossibilità di una sua permanenza, senza suscitare altre tensioni, nello stesso; egli, comunque continuò nella difesa degli Spirituali: nel 1321 ad Avignone diede il suo parere sulla questione della [[Povertà|povertà]] di [[Cristo]] e degli [[Apostoli|apostoli]] : lanella celebre ''Magna disceptatio de paupertate'' (la grande discussione sulla povertà).
 
Accusato di [[Eresia|eresia]], fuggì da Avignone nel 1325. Da questa data, attestata da un atto di papa [[Giovanni XXII]] si perdono le sue tracce<ref>Non è sicura la sua permanenza, dopo il 1325, nella corte di [[Ludovico il Bavaro]], asserita da Albertino Mussato ma negata da {{autore|Marino Damiata}}, op. cit.</ref>
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