Ubertino da Casale
Ubertino da Casale, O.F.M. Presbitero | |
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Ubertino da Casale autore dell' Arbor vitae crucifixae Jesu | |
Età alla morte | 66 anni |
Nascita | Casale 1259 |
Morte | 1325 |
Ubertino da Casale (Casale, 1259; † 1325) è stato un religioso, presbitero e scrittore italiano, appartenente all'Ordine dei Frati Minori e attivo nella difesa della povertà francescana e della riforma della Chiesa. È conosciuto soprattutto per la sua opera Arbor vitae crucifixae Jesu (L'albero della vita crocifissa di Gesù) e per i contatti con gli Spirituali dell'Ordine minoritico di cui fu uno dei più accesi sostenitori.
Biografia
Entrato a 14 anni nell'ordine francescano della Provincia di Genova nel 1273, vi compì il noviziato. Ebbe un fratello, di nome Giovanni (o Giovannino), da lui teneramente amato e anche lui francescano.
Nel 1289 (oppure nel 1273-1285) viene mandato a Parigi, a perfezionarsi negli studi per un titolo accademico, e vi resta nove anni. In questo periodo la sua vita interiore conosce una sorta di rilassamento e un rallentamento nella pratica della vita comunitaria minoritica, causa anche la cattiva salute. In sogno viene aspramente rimproverato dal Signore.
Insegnò per quattro anni a Firenze (1285-89) sotto l'influsso di Pietro Giovanni Olivi docente al Convento di Santa Croce e ideologo di punta della corrente francescana degli Spirituali.
La sua intelligenza superiore e un carattere molto ardente, la parola trascinatrice, ne fanno di lui un personaggio molto conosciuto e stimato dagli studenti e dal popolo.
La sua predicazione è guidata dalla percezione di una mirabile armonia tra il simbolismo biblico e i misteri cristiani e quindi viene salutato come un redivivo Gioacchino da Fiore "di spirito profetico dotato", secondo la celebre espressione dantesca.
Nel 1298 conosce a Foligno la beata Angela e la interroga sulla sua vita e la sua condotta.
La mistica francescana legge nella sua anima come in un libro aperto e il suo consiglio riesce a rigenerare in lui lo spirito di Cristo, come ricorderà nella sua opera fondamentale e più conosciuta, l'Arbor vitae crucifixae Jesu.
I difetti da cui deve emendarsi sono analoghi a quelli della mistica folignate: discordanza tra dottrina e azione, rilassatezza di costumi, incostanza. Meno si rimprovera (o viene rimproverato) delle dottrine spiritualistiche apprese da Pietro Giovanni Olivi. Egli però non condivide lo spirito di conciliazione e di pacificazione proprio di Angela e dei suoi discepoli.
Conobbe anche il beato Giovanni da Parma e aderì alle idee degli spirituali francescani di cui divenne il principale esponente insieme ad Angelo Clareno.
Nel 1303 predica con foga a Perugia contro la rilassatezza dei costumi nella Chiesa. Incontrò la disapprovazione di papa Benedetto XI e del suo superiore generale, per questo gli venne proibita ogni predicazione e venne spedito alla Verna per fare penitenza verso la fine del 1304.
Nominato cappellano del cardinale Napoleone Orsini, nel 1307 fu alla corte pontificia di Avignone per difendere gli Spirituali (1310-12). Divenne così il rappresentante più qualificato degli Spirituales in contrapposizione ai cosiddetti frati minori della Communitas (Conventuali), considerati rilassati. Difese con abilità e competenza il suo maestro Pietro di Giovanni Olivi.
Clemente V nella bolla Exivi de paradiso del 6 maggio del 1312, pubblicata durante il concilio ecumenico di Vienne, fece proprie varie istanze degli Spirituali, soprattutto per restituire la pace all'Ordine.
Fu fatto passare nell'ordine benedettino dal papa Giovanni XXII (1317) per l'ostilità di molti del suo Ordine, e per l'impossibilità di una sua permanenza, senza suscitare altre tensioni, nello stesso; egli, comunque continuò nella difesa degli Spirituali: nel 1321 ad Avignone diede il suo parere sulla questione della povertà di Cristo e degli apostoli : nella celebre Magna disceptatio de paupertate (la grande discussione sulla povertà).
Accusato di eresia, fuggì da Avignone nel 1325. Da questa data, attestata da un atto di papa Giovanni XXII si perdono le sue tracce[1]
L'Arbor vitae crucifixae Jesu
L'Arbor vitae crucifixae Jesu (L'albero della vita crocifissa di Gesù), è una delle opere maggiori dell'escatologismo medievale.
Egli terminò la sua opera più importante e fortunata in appena nove mesi,o forse meno, nel 1305[2]
In essa presentò una lettura apocalittica della storia della Chiesa con un linguaggio alquanto aspro e partigiano. In questa opera si riscontrano echi abbastanza trasparenti dell'insegnamento di varie mistiche del centro Italia da lui conosciute e frequentate, soprattutto la beata Angela da Foligno. Tante cose apparentano la mistica folignate a Ubertino, ma se la prima entra nel mistero divino a vele spiegate, Ubertino sembra restare sulla soglia.
I primi libri, sui quali tornerà poi san Bernardino da Siena, sono di particolare importanza per la cristologia e la mariologia di stampo francescano. Sono ricchi di insegnamenti per la storia della spiritualità.
Ubertino vi dispiega tutta la sua affettuosa meditazione assidua sui misteri della vita di Cristo, della Vergine Maria e sulla vita di san Francesco, sulla linea di altri Spirituali, come Pietro di Giovanni Olivi, suo maestro e Angelo Clareno.
Il libro V è celebre perché teso a propugnare la riforma della Chiesa in capite et in membris (nella gerarchia e nei fedeli), secondo il più intransigente spiritualismo francescano e il gioachimismo più rigoroso ed acceso.
L'opera ebbe larga influenza negli scrittori successivi. Il suo è uno stile personalissimo, rude ed affinato insieme, per una inventiva che foggia termini e immagini in continuazione quanto mai suggestive, e soprattutto in grazia del pathos - ebbrezza e sdegno ad un tempo spinti al massimo grado - che la pervade da cima a fondo.
Note | |
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Fonti | |
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Bibliografia | |
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