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I primi sviluppi della dottrina trinitaria avvengono nell'ambito del passaggio dall'ambito [[giudaismo|giudaico]] a quello [[ellenismo|ellenico]].
La dottrina cristiana nasce in un contesto [[semiti|semitico]]: [[Gesù]] è [[ebrei|ebreo]] e chiama ''[[Abbà]]'' il [[Dio Padre|Padre]]; la sua storia è l'[[Antico Testamento]], i suoi discepoli sono ebrei e si esprimono in un modo tipicamente [[lingue semitiche|semita]]. Il [[giudeocristianesimo]] ha un'importanza fondamentale nella storia del pensiero [[cristianesimo|cristiano]], essendo il primo anello della catena che dagli eventi di [[salvezza]] giunge ai giorni nostri.
I giudeocristiani esprimevano la loro [[fede]] cristiana nello schema di pensiero giudaico<ref>Ciò si può vedere ad esempio nell'[[apocalittica]], nella [[cosmologia]], nella concezione della [[storia]], nell'importanza assegnata agli [[angelo|angeli]]: in molti testi [[giudeocristianesimo|giudeocristiani]] si può scorgere la presentazione del [[Figlio di Dio|Figlio]] e dello [[Spirito Santo|Spirito]] come angeli supremi. Cfr. {{autore|[[Jean Daniélou]]}}, ''Théologie du Judéo-Christianisme'', [[Parigi]] [[1991]], p. 37.</ref>. Alcune componenti del giudeocristianesimo furono eterodosse, spesso in continuità con movimenti eterodossi del giudaismo stesso: ne sono un esempio gli [[ebioniti]], che consideravano [[Cristo]] come il più grande dei [[profeti]], ma non lo confessavano come [[Dio]], perché non riuscivano a conciliare tale visione con il [[monotesimo]]. In generale non si può comprendere la [[teologia]] del [[II secolo]] senza tener presente il giudeocristianesimo<ref>Cfr. {{autore|[[Alois Grillmeier]]}}, ''[[Gesù]] il [[Cristo]] nella [[fede]] della [[Chiesa]]'', I/1, [[Brescia]] [[1982]], p. 188. Di fatto alcune concezioni di matrice essenzialmente [[Bibbia|biblica]] sono state essenziali per la formulazione del messaggio cristiano, come, ad esempio, la concezione lineare della storia con una netta distinzione tra presente e futuro o l'importanza fondante degli interventi [[salvezza|salvifici]] di Dio nella storia stessa. Questi elementi saranno essenziali per l'incontro del messaggio rivelato con la cultura greca.</ref>
Sul versante opposto, la [[filosofia]] [[Grecia|greca]] vedeva [[Dio]] come l'ordinatore del [[cosmo]]<ref>[[Anassagora]] parlava di una intelligenza ordinatrice dell'universo, e [[Platone]] arrivò a personalizzare questo principio nel Demiurgo, figura nettamente distinta dalla Divinità. [[Aristotele]] concepiva Dio come Atto puro, Motore immobile e Pensiero di pensiero; in Aristotele Dio è [[vita]] suprema, ma nello stesso tempo è ripiegato su sé stesso, privo di [[relazione]] con il mondo; non esiste [[provvidenza]] divina, se non nel senso della necessità.</ref>. Nella filosofia greca è presente anche il [[panteismo]], come nel caso degli [[stoici]]<ref>Per gli [[stoici]] [[Dio]] era l'[[anima]] del [[mondo]] ed il mondo stesso era concepito come [[corpo]] di Dio; in questo senso tutto il mondo aveva carattere divino, era emanazione della divinità. Le forme più diffuse di [[panteismo]] sarebbero quelle professate dallo [[gnosticismo]] e dal [[neoplatonismo]], con la concezione del mondo come degradazione della divinità. Tutto cadrebbe sempre sotto il segno della necessità, e la [[libertà]] dell'uomo non è ancora colta in tutta la sua grandezza.</ref><ref>Da un punto di vista [[teologia|teologico]] va notata il contrasto tra questo pensiero posto e la dottrina della [[creazione]]: essa introduce una discontinuità assoluta tra [[Dio]] ed il [[mondo]], e fonda ogni cosa nell'[[amore]] di Dio che trae l'[[universo]] dal nulla (''ex nihilo'').</ref>. Nonostante ciò, i risultati ed i concetti elaborati dal pensiero greco furono essenziali per il pensiero cristiano, in quanto fornirono ai primi pensatori
=== I Padri apostolici ===
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