Miracoli di Gesù: differenze tra le versioni

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== Il valore che Gesù stesso vi dà ==
 
Nei [[Sinottici]] viene narrato che, in occasione di un [[esorcismo]], i [[farisei]] attribuiscono quel segno prodigioso al potere del principe dei demoni che opererebbe in Gesù ({{pb|Mt|9,34; 12,23}}; {{pb|Mc|3,22}}<ref>In questo passo di [[Vangelo secondo Marco|Marco]] sono gli [[scribi]] a rivolgere l'accusa a [[Gesù]].</ref>; {{pb|Lc|11,15}}<ref>Qui invece c'è un generico "alcuni".</ref>); il [[Salvatore]] controbatte che ciò non può essere, perché altrimenti [[Satana]] scaccerebbe Satana; piuttosto, se egli scaccia i [[demoni]] con il [[dito]] di [[Dio]], allora il [[Regno di Dio]] è giunto in mezzo agli uomini ({{pb|Mt|12,25-28}}; {{pb|Mc|3,23-27}}; {{pb|Lc|11,17-20}}); e Gesù chiama [[bestemmia contro lo Spirito Santo]] e indica come [[perdono|imperdonabile]] il [[peccato]] di chi non riconosce in lui l'opera di Dio ([[bestemmia contro lo Spirito Santo]]: {{pb|Mt|12,31-32}}; {{pb|Mc|3,29}}; {{pb|Lc|12,10}}).
 
Il [[Vangelo secondo Giovanni]] attesta che [[Gesù]] fa ripetutamente appello ai suoi miracoli, presentandoli come opere che il [[Dio Padre|Padre]] compie in lui e come una [[testimonianza]] superiore a quella che il [[Giovanni Battista|Battista]] ha dato nei suoi confronti: essi dimostrano che il Padre lo ha mandato ({{pb|Gv|5,36; 10,25.32}}). Vedendo le sue opere, i suoi [[discepolo|discepoli]] possono [[conoscenza di Dio|conoscere]] che il Padre è in Gesù e Gesù nel Padre ({{pb|Gv|10,37; 14,11; 15,24}}).

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