Kerygma: differenze tra le versioni

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{{quote iniziale|Se [[Cristo]] non è [[risurrezione di Gesù|risuscitato]], allora è vana la nostra [[predicazione]] (''kérigma'') ed è vana anche la vostra [[fede]].|{{pb|1Cor|15,14}}}}
 
Il termine '''''kerigmakerygma''''' (leggidal ''kérigma''[[Lingua greca|greco]] {{Traslittera|Κήρυγμα|GrecoTr}},<ref>In [[lingua spagnola|spagnolo]] e in altre lingue la parola si pronuncia piana e non sdrucciola come in [[lingua italiana|italiano]]. Altre possibili (ma meno ricorrenti) traslitterazioni italiane sono ''chèrigma, kèrygma, kerigmakerygma, kerygma''.</ref> traslitterazione del sostantivo [[lingua greca|greco]] neutro Κήρυγμα) significa, secondo i contesti [[Bibbia|biblici]] ed extrabiblici in cui è usato, "proclama", "proclamazione", "[[predicazione]]", "[[predica]]", "editto", "grido", "[[annuncio]]", "[[messaggio]]".
 
Da un esame delle singole occorrenze del termine κήρυγμα nella [[Bibbia]] risultano differenze e somiglianze importanti nel suo uso.
==== In Romani ====
 
In {{Pb|Romani|16,25}} Paolo pronuncia una solenne dossologia a conclusione di un documento il cui argomento è Dio in una teologia nuova e completa rispetto all'[[Antico Testamento]]. In realtà, non solo qui in [[Romani]] ma in tutte le [[lettere di Paolo|13 lettere]], si scrive di Dio come Padre di Gesù, a sua volta professato [[Cristo]], [[Signore]] perché vero [[Figlio]]. Paolo introduce, primo [[agiografo]] a farlo, lo [[Spirito Santo]], come distinto ma in comunione con Padre e Figlio e con tutti i figli e le figlie di Dio, quali sono da considerare coloro che credono nel vangelo. Nel [[corpus paulinum]] la teologia è matura. Anche qui, in {{Pb|Romani|16,25}}, costituisce direttamente e indirettamente, il contenuto del kerigmakerygma cristiano.
*Gli antichi [[manoscritti]] differiscono tra loro nel collocare la dossologia, normalmente compresa tra il versetto 25 e il 27 del capitolo 16<ref>In altri codici è invece collocata:
* dopo 16,23 (in P61 א B C D 81 365 630 1739 2464 ''al co'');
* dopo 14,23 e dopo 16,23 (A P 33 104 2805 ''pc'');
* dopo 14,23 e dopo 15,33 (solo in 1506)</ref>. Questa incertezza sulla posizione fa pensare non tanto che la dossologia sia una aggiunta, quanto che la sua collocazione sia opera di amanuensi. Infatti, i testimoni che la omettono del tutto, qualche volta lasciando lo spazio bianco di alcune righe<ref>Come fa G</ref>, sono pochi<ref>F G 629 Hier''mss''</ref>.
*Il κήρυγμα è qui presente come parola chiave di questa dossologia mobile e la motiva. [[Paolo]] si rivolge ai romani affidandoli, a conclusione della lettura pubblica della lettera, a [[Dio Creatore]] e Signore, pur senza nominarlo se non indirettamente come "colui che può" stabilirli, secondo il "[[vangelo]] e il κήρυγμα di Gesù Cristo", e secondo l'[[apocalisse]] o manifestazione "del [[mistero]] rimasto silente" per secoli. Il termine è contestualmente determinato dall'antitesi ''parlare-far silenzio'' ed è descritto da parole dello stesso campo semantico, come "[[vangelo]]" e "apocalisse" che chiaramente implicano, come contenuto del κήρυγμα, il genitivo esplicativo "di Gesù Cristo". Kerigmakerygma è la proclamazione pubblica, "la parola della [[fede]] che proclamiamo"<ref>Cfr. {{Pb|Romani|10,8}}: τὸ ῥῆμα τῆς πίστεως ὃ κηρύσσομεν</ref> affidata all'apostolo<ref>Cfr. ancora κηρύσσω in {{Pb|Romani|10,14-15}}.</ref> per professare, in contesti prevalentemente giudaici, che Gesù è "il Cristo"<ref>Cfr. {{Pb|Atti|9,22;18,5.28}}.</ref> e in generale, che Gesù è "il Signore"<ref>Cfr. {{Pb|Atti|11,20}}; {{Pb|1Cor|4,4;12,3.5;14,37;15,58}}.</ref> di tutti, senza distinzione tra giudei e greci.
 
==== In 1Corinzi ====
In {{Pb|1Corinzi|1,21}}, altro testo polemico indirizzato a destinatari diversi dai romani, il κήρυγμα è la proclamazione, con parole orali e scritte, della messianicità di [[Crocifissione di Gesù|Gesù crocifisso]], direttamente e indirettamente evocato più volte<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|1,13.17-18.23;2,2.8}} {{Pb|2Corinzi|13,4}}</ref> anche in prossimità di κηρύσσω, come in {{Pb|1Corinzi|1,23}}: "noi invece proclamiamo Cristo [il] crocifisso", uno scandalo per i [[giudei]] e vera follia per gli etnici greci. In {{Pb|1Corinzi|1,21}}, [[Paolo]] riflette come il [[mondo ellenistico]], con la sua tradizione letteraria e filosofica, non abbia riconosciuto Dio che, nella sua sapienza, si è compiaciuto di "salvare" i credenti "per mezzo della follia del κήρυγμα". Parlando di follia, la propria<ref>Cfr. {{Pb|2Corinzi|11,16;12,11}}.</ref> e quella di [[Dio]], [[Paolo]] pensa alle difficoltà nel convincere [[greci]] e [[giudei]], che [[Gesù]], crocifisso, è [[Messia]] o [[Cristo]], completo e definitivo.
*Nel contesto,<ref>In {{Pb|1Corinzi|2,2-3}}</ref> [[Paolo]] ricorda il suo arrivo "in [[debolezza]] e timore" a [[Corinto]], proveniente da [[Atene]] dopo aver subito una canzonatoria contraddizione da parte di [[filosofi stoici]] ed [[epicurei]]<ref>Cfr. {{Pb|Atti|17,18}}.</ref> a conclusione di un nobile discorso su Dio, costruito a tavolino, secondo i canoni del ragionamento greco, quando aveva accennato a un uomo [[Risurrezione|risuscitato dai morti]] e costituito da quello stesso Dio di tutti, giudice degli uomini. A [[Corinto]], nella sua prima venuta, aveva rinunciato a questo modo di [[inculturazione|inculturare]] il [[vangelo]] e ora commemora quella scelta radicale: fin nel primo incontro "ritenni infatti tra di voi di non sapere altro se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso". Per conoscere il [[Dio ignoto]], invisibile [[Creatore]] del cielo e della terra, è ora importante spostare l'attenzione sull'uomo [[Crocifissione di Gesù|crocifisso]].
*In {{Pb|1Corinzi|2,4}}, [[Paolo]] continua a precisare con polemica l'opzione antiretorica: "la mia parola e il mio κήρυγμα" non consistettero in persuasive parole di sapienza, ma "in manifestazione di spirito e di potenza." La distinzione tra λόγος - parola - e κήρυγμα è qui la stessa che esiste normalmente tra predicazione e il suo contenuto. All'[[apostolo]] preme affermare che, in ogni caso, materia prima e "[[vangelo]]" non è la sapienza greca (né la legge mosaica) ma il "λόγος, quello della croce", che se è pazzia per alcuni, è salvezza per chi l'accoglie (cfr. {{Pb|1Corinzi|1,18}}) credendo a [[Paolo]] quando proclama che il [[Crocifissione di Gesù|crocifisso]] è Cristo, rivelazione autentica della "potenza di Dio" per i [[giudei]], e della "sapienza di Dio" per i [[greci]].<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|1,24}}.</ref> Contenuto del kerigmakerygma ai [[corinzi]] è stata fin dagli inizi ed è ora per scritto, un'antitesi, ma che è una sintesi per [[Paolo]], un ritornello in {{Pb|1Corinzi|1-4}}<ref>Cfr. {{Pb|2Corinzi|10-13}}.</ref> e che è ricapitolata in due frasi parallele di {{Pb|1Corinzi|1,25}}, dove sono presenti oltre al [[Crocifissione di Gesù|Cristo crocifisso]], le reazioni di greci e giudei: "la cosa pazza di Dio è più sapiente degli uomini e la cosa debole di Dio è più forte degli uomini". È questa la inculturazione della [[professione di fede]] insieme conflittiva e agonistica<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|9,27}}.</ref> ma anche [[apostolica]]<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|15,11}}.</ref> nel [[vangelo]] della morte e risurrezione di Gesù, salvatore di ogni uomo. L'universalità è qui percepibile nella menzione di "uomini": utilizzino essi categorie ebraiche o greche nel loro rapporto con Dio. Tutti sono invitati, per mezzo della predicazione stolta di [[Paolo]], a misurarsi con il Creatore passando per la [[fede]] in un uomo che è il [[Cristo]], [[Crocifissione di Gesù|crocifisso]] e [[risurezzione|risorto]].<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|15,12}}.</ref>
*Nella terza ed ultima occorrenza di κήρυγμα, in {{Pb|1Corinzi|15,14}}, ragionando con alcuni forse di origine greca che dubitano della necessità di una risurrezione fisica, [[Paolo]] ricorda che la [[fede]] nella risurrezione e nella vita attuale dell'ultimo [[Adamo]]<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|15,22.45}}.</ref> è l'unica che dia senso al predicare e alla [[chiesa]] di Dio<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|12,28;15,9}}.</ref>: se [[Gesù Cristo|Cristo]] non è risorto (qui [[Paolo]] usa l'indicativo), "vuoto è il nostro κήρυγμα", e "vuota anche la vostra fede". La fede è priva di contenuto; è vinta e sterilizzata dall'attesa della morte. La stessa [[predicazione]] che per Paolo non è solo "parola" ma condivisione esistenziale della croce di Cristo, portandone nel proprio corpo la morte<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|4,9-13}}; {{Pb|2Corinzi|4,1-15;12,7-12}}.</ref> o le stigmate,<ref>Cfr. {{Pb|Galati|6,17}}.</ref> diverrebbe insignificante, e tale sarebbe anche la relazione tra lui, l'apostolo delle genti, e loro, i destinatari prima della proclazione orale o ora di questa lettera. Senza fede pasquale, inerti e senza vita resterebbero le relazioni parentali e le interrelazioni ecclesiali a [[Corinto]] e con le altre chiese locali<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|7,17;11,16;16,19}}</ref>. [[Paolo]] identifica la sua, o "nostra" predicazione, orale o scritta che sia del [[vangelo]], come il contenuto essenziale e la struttura portante della [[fede]] in Dio, sapiente e potente, che salva gli uomini e le donne dalla morte con l'[[apostolato]] di Paolo, con la [[vocazione]] ed elezione di chiunque accoglie il kerigmakerygma<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|1,1.2.9.24-28;7,18-24;15,9}}.</ref> per formare un unico nuovo "corpo di Cristo", secondo una ecclesiologia<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|6,15;10,16;12,27}}</ref> che deriva interamente dalla [[fede]] nella morte e risurrezione di Gesù.
 
=== Nelle Lettere Pastorali ===
{{Sezione accessoria|Bibliografia}}
 
* {{autore|[[Karl Rahner]]}}, ''[[Teologia]] e kerigmakerygma'', [[Brescia]], 1958
* {{autore|[[René Latourelle]]}}, ''Teologia della [[Rivelazione]]'', [[Assisi]], 1967, pp.41-68
* {{autore|[[Karl Barth]]}}, ''L'[[lettera ai Romani|epistola ai Romani]]'', Milano, 1974
* {{autore|[[Karl Rahner]]}}, ''Uditori della Parola'', Roma, 1988
* {{autore|[[Rudolf Bultmann]]}}, ''[[Nuovo Testamento]] e [[mitologia]]'', Brescia, 1990
* {{autore|[[Piero Coda]]}}, ''Kerigmakerygma'', in ''[[Dizionario di Teologia Fondamentale]]'', a cura di [[Rino Fisichella]] e René Latourelle, [[Cittadella]], Assisi, 1990, pp.403-404
* {{autore|[[Virginio Spicacci]]}}, ''La Buona Notizia di Gesù'', [[Ancora]], 2000
* {{autore|[[Lothar Coenen]]}}, ''Predicazione / κηρύσσω'', in ''id.'', [[Erich Beyreuther]], [[Hans Bietenhard]], ''Dizionario dei Concetti Biblici del Nuovo Testamento'', [[EDB]], [[Bologna]], 1989, pp. 1375-1383

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