Ascesi: differenze tra le versioni

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L'ascesi cristiana viene orientata in modo definitivo da '''[[Cristo]]''' stesso: egli dà un mirabile esempio di combattimento spirituale durante la quarantena nel deserto, rispondendo alle [[Tentazioni di Gesù|tentazioni]]. L'insegnamento è chiaro: ai discepoli che domandano perché non poterono scacciare il demonio da un ragazzo, risponde che quella specie di demòni si può scacciare solo con preghiera e digiuno ({{pb|Mc|9,29}}) cioè la preghiera è più autentica se accompagnata dalla penitenza. Qui sta tutta l'ascesi cristiana. La mortificazione infatti è un modo per ribadire a se stessi la maggiore stima in cui teniamo i valori spirituali rispetto a quelli corporali. Gesù invita a risorgere rinunciando alla [[superbia]] e agli altri [[Vizi capitali|vizi]], portando la propria [[croce]] per conquistare il [[Regno dei cieli]] che è essenzialmente [[amore]] (cfr. {{pb|Mt|16,24}};{{pb|Lc|13,22-30}}). Seguendo la sua via ci si inoltra nella purificazione del [[cuore]] ([[circoncisione]] del cuore in linguaggio biblico) di cui già aveva parlato il profeta Geremia, cioè il cambiamento del nostro cuore di pietra, inviluppato nel peccato, in un cuore vero di carne. Sulla via del Cristo-Dio, l'''eros'', che è l'amore umano decaduto, capace solo di prendere, viene soggiogato dalla ''agapè'', dall'amore dell'amicizia divina capace solo di donarsi. Ormai il motto ascetico dopo Cristo è mettersi ''"alla sequela di Cristo"''; e siccome Cristo è stato crocifisso, il primo modello dell'asceta cristiano è il [[martirio]], parola greca che significa ''testimonianza''.
 
I cristiani quindi non possono prendere dimora in questo mondo come se fosse una casa permanente. Appena però l'ostilità del mondo verso i cristiani diminuisce, aumenta la tentazione della sistemazione comoda ed egoista. Allora gli asceti si esercitano a fare a meno di tutto ciò che dovranno lasciare quando Cristo chiamerà l'anima a sé con la morte corporale: [[Origene]] e altri [[Padri della Chiesa]] considereranno ''martirio'' una vita condotta con questo scopo.
 
'''[[San Paolo]]''' insiste sul tema dell'allenamento e del combattimento spirituale: ({{pb|1Cor|9,24-27}}; {{pb|2Tim|2,3}}; cfr. anche {{pb|Eb|12,11-13}}). In San Paolo il termine ''ascesi'' compare, spesso egli paragona la pratica della vita cristiana agli esercizi atletici ({{pb|Fil|3,13-14}} e {{pb|2Tm|4,7}}) ''gymnazein'' in {{pb|1Tm|4,7-8}}; {{pb|Eb|5,14}} e {{passo biblico|Eb|12,11}}, (indicando la lotta spirituale). Oppone infatti tra loro la [[carne]] e lo [[Spirito Santo|Spirito]]: diverranno un argomento ascetico per definizione. Per ''carne'' egli intende non il corpo umano come tale, dato che è opera di Dio, destinato a diventare ''membra di Cristo'' e ''tempio dello Spirito Santo'', bensì intende ciò che tutto l'essere umano, corpo e anima, diventa quando si è separato da Dio: un istinto disordinato. Confronta {{pb|Rm|8,5-13}} e {{pb|Gal|5,13-25}}.
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