Cattedrale di San Clemente (Velletri): differenze tra le versioni

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=== Ricostruzione seicentesca ===
 
Nel [[1603]] il [[cardinale]] [[Tolomeo Galli]] ([[1603]] - [[1607]]) autorizzò l'edificazione della [[cappella]] del Santissimo Sacramento al posto degli altari di Santa Caterina e della Natività della Vergine all'inizio della navata di destra: i lavori, sostenuti dall'omonima [[Confraternita]], iniziarono nel [[1612]] e vennero completati nel [[1626]]. La visita del [[delegato apostolico]] [[Giovan Battista Altieri]], datata [[27 aprile]] [[1636]], presenta una splendida [[chiesa (edificio)|chiesa]] con arredi di egregia fattura, ma sfortunatamente, pochi anni dopo, il [[23 maggio]] [[1656]], la [[cattedrale]] fu devastata dal crollo del [[campanile]] colpito da un fulmine. La riedificazione, iniziata l'anno successivo, era purtroppo priva di un progetto unitario in grado di fondere le strutture antiche con le nuove, così si preferì ricostruire l'edificio senza riutilizzare le strutture preesistenti: le colonne – successivamente vendute – furono sostituite da pilastri solcati da lesene corinzie, uniti da ampie arcate in sintonia con le dimensioni delle nuove cappelle. Il [[13 luglio]] [[1664]] la Cattedralecattedrale, pressappoco simile all'attuale, fu consacrata da [[Bonaventura Teoli]], [[arcivescovo titolare]] di Myra.
 
Il [[presbiterio]] subì ulteriori modifiche durante l'episcopato del [[cardinale]] [[Francesco Barberini (Sr.)|Francesco Barberini]] ([[1666]] - [[1679]]): un nuovo [[altare]] fu posto in posizione più avanzata, al centro dell'[[presbiterio|area presbiteriale]], e dotato di un [[ciborio]] monumentale.
 
Nel [[XVIII secolo|Settecento]], durante l'[[vescovo|episcopato]] di [[Giuseppe Spinelli]] ([[1761]] - [[1763]]) fu realizzata la [[balaustra]], che separa la navata dal presbiterio, ed il soffitto ligneo della navata centrale venne decorato con un dipinto murale, ad affresco, raffigurante ''[[Gesù Cristo]] in [[gloria]] tra la [[Madonna]] ed i [[Santo|Santi patroni]]'' ([[1723]]), realizzato da [[Giovanni Odazi]], riprendendo l'iconografia degli affreschi cinquecenteschi del catino absidale.
 
=== Dall'Ottocento ad oggi ===
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