Ascesi: differenze tra le versioni

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[[Immagine:San_Corrado.jpg|thumb|right|350px|{{Autore|Ambito emiliano}}, ''[[San Corrado Confalonieri]]'' (inizio [[XVII secolo]]), olio su tela; Calendasco, chiesa parrocchiale: [[religioso]] del [[Terz'Ordine Francescano]], fu un grande [[Penitenti|penitente]]]]
 
{{quote iniziale|Fare [[penitenza]], però, è qualcosa di autentico ed efficace soltanto se si traduce in atti e gesti di penitenza. In questo senso, penitenza significa, nel vocabolario [[cristianesimo|cristiano]] [[teologia|teologico]] e [[spiritualità|spirituale]], l'ascesi, vale a dire lo sforzo concreto e quotidiano dell'[[uomo]], sorretto dalla [[grazia]] di [[Dio]], per perdere la propria [[vita cristiana|vita]] per [[Cristo]], quale unico modo di guadagnarla; per [[Kenosis|spogliarsi]] dell'uomo vecchio e rivestirsi dell'uomo nuovo; per superare in se stesso ciò che è [[carne|carnale]], affinché prevalga ciò che è spirituale; per innalzarsi continuamente dalle cose di quaggiù a quelle di lassù, dove è Cristo.|[[Esortazione Apostolica]] ''[[Reconciliatio et Paenitentia]]'', 4, di [[Papa Giovanni Paolo II]]}}
 
'''Ascesi''' (dal [[lingua greca|greco]] ἄσκησις, áskēsis), "esercizio" o "allenamento" per acquisire una determinata tecnica, inizialmente nel campo dell'atletica. In seguito il termine giunse a indicare lo studio della filosofia o la pratica della virtù e, in questa accezione, venne usato dai filosofi greci.
# quella dei '''perfetti''': quando i [[doni dello Spirito Santo]] prevalgono sulla fatica di reprimere i peccati, e comincia la vita [[carismatica]] o [[Pentecoste|pentecostale]], nella quale si arriva a una spontaneità superiore verso Dio col fervore di un amore intimo e in Lui si pregusta già la [[Felicità|beatitudine]] del [[Paradiso]] (''via unitiva'').
 
In tal modo il peccatore smette di essere uno zimbello nelle mani del [[maligno|diavolo]], il quale si serve sia dei desideri che il peccato rende disordinati, sia degli incitamenti quotidiani a quei desideri disordinati operati dalla mondanità. Di fronte a questa situazione, l'unica potenza liberatrice è lo [[Spirito Santo]] che rimette nell'uomo le aspirazioni a una vita conforme al [[Vangelo]], e quindi ricrea un santo volere e un santo agire.
 
Certo lo spirito del male, cacciato fuori, non smette di servirsi di tutti gli appigli che la fragile natura umana gli dà, per cambiare ancora una volta le cose a proprio vantaggio. Ed ecco nascere per questo il combattimento spirituale nel cristiano ({{pb|Ef|6,11-17}}) che, con l'aiuto della grazia divina, fa superare progressivamente la doppiezza di cuore tra il male e il bene, la ''dipsychìa'' come la chiamarono gli antichi [[Padri della Chiesa]].
{{quote|La vera penitenza però non può prescindere, in nessun [[tempo]], da una ascesi anche fisica: tutto il nostro essere, infatti, [[anima]] e [[corpo]], anzi tutta la [[natura]], anche gli animali senza [[ragione]], come ricorda spesso la Sacra Scrittura<ref>Cfr. {{pb|Gio|3,7-8}}.</ref>, deve partecipare attivamente a questo atto [[religione|religioso]] con cui la [[creatura]] riconosce la [[santità di Dio|santità]] e maestà [[Dio|divina]].
 
La necessità poi della [[mortificazione]] del corpo appare chiaramente se si considera la [[fragilità]] della nostra [[natura umana|natura]], nella quale, dopo il [[peccato]] di [[Adamo]], la [[carne]] e lo [[spirito]] hanno desideri contrari tra loro<ref>Cfr. {{pb|Gal|5,16-17}}; {{pb|Rm|7,23}}.</ref>. Tale esercizio di mortificazione del corpo, ben lontano da ogni forma di [[stoicismo]], non implica una condanna della carne, che il [[Figlio di Dio]] si è degnato di assumere<ref>Cfr. ''[[Martirologio Romano|Martyrologium Romanum]]'', [[vigilia]] di [[Natale]]. Cfr. {{pb|1Tm|4,4-5}}; {{pb|Fil|4,8}}. Cfr. [[Origene]], ''[[Contra Celsum]]'', 7.</ref>; anzi, la mortificazione mira alla "[[liberazione]]"<ref>Cfr [[liturgia]] della [[Quaresima]], ''passim''.</ref> dell'[[uomo]], che spesso si trova, a motivo della [[concupiscenza]], quasi [[catena|incatenato]]<ref>Cfr. {{pb|Rm|7,23}}.</ref> dalla parte sensitiva del proprio essere; attraverso il "[[digiuno]] corporale" l'uomo riacquista vigore<ref>Cfr. [[Messale Romano]], [[Prefazio]] di [[Quaresima]] IV: "Con il digiuno quaresimale tu vinci le nostre [[passione|passioni]], elevi lo [[spirito]], infondi la [[forza]] e doni il [[premio]]".</ref> e "la ferita inferta alla [[dignità]] della nostra natura dall'[[intemperanza]], viene [[guarigione|curata]] dalla medicina di una salutare astinenza"<ref>''[[Messale di San Pio V|Messale Romano]]'' (di [[San Pio V]]), [[Colletta]] della [[feria]] V dopo la I [[domenica di Passione]].</ref>.|Cap. II}}
 
La ''Costituzione Apostolica'' motiva con l'esempio di [[Cristo]] stesso<ref>Cfr. A) Nel [[Nuovo Testamento]]: 1) le [[parola|parole]] e l'esempio di [[Cristo]]: cfr. {{pb|Mt|17,20;5,29-30;11,21-24;3,4;11,7-11;4,2}}; {{pb|Mc|1,13}}; {{pb|Lc|4,1-2}}; 2) la [[testimonianza]] e l'insegnamento di [[San Paolo Apostolo|Paolo]]: {{pb|1Cor|9,24-27}}; {{pb|Gal|5,16}}; {{pb|2Cor|6,5;11,27}}; 3) nella [[Chiesa]] delle origini: {{pb|At|13,3;14,22}}; ecc.
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