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La [[Bolla d'oro]], emanata dall'imperatore [[Carlo IV di Lussemburgo|Carlo IV]] nel 1356 stabiliva che l'elezione dell'imperatore fosse demandata ad un'assemblea di sette membri, quattro laici e tre ecclesiastici, senza alcuna interferenza papale. I quattro principi laici erano il re di Boemia, il duca di Sassonia, il margravio del Brandeburgo e il Conte Palatino del Reno. I tre ecclesiastici erano i principi vescovi di [[Arcidiocesi di Magonza|Magonza]], [[Arcidiocesi di Colonia|Colonia]] e [[Arcidiocesi di Treviri|Treviri]]. La bolla stabiliva che l'arcivescovo di Magonza assumesse la carica di arcicancelliere dell'impero e in tale veste assumesse la presidenza dell'assemblea elettorale di Francoforte. Era l'ultimo dei sette grandi elettori a votare, divenendo l'ago della bilancia in caso di parità. L'imperatore, che in precedenza veniva incoronato dal pontefice a Roma, fu da allora incoronato a Francoforte dall'arcivescovo di Magonza.
Nel [[1521]] il Sacro Romano Impero contava 53 principati ecclesiastici, circa 25 erano [[diocesi]] il resto erano [[Abbazia imperiale|abbazie imperiali]], che come le diocesi possedevano una [[immediatezza imperiale]] (Reichsunmittelbarkeit)<ref>L'abbazia imperiale era solitamente
La [[riforma protestante]] e la conseguente [[secolarizzazione]] ridussero questo numero, nel [[1648]], a 23 (che poi divennero 26 nel corso del [[secolo XVII]]). Nel corso delle guerre di religione molti principati vescovili furono [[secolarizzazione|secolarizzati]] e il loro territorio sottomesso a sovrani laici protestanti (Brema, Magdeburgo, [[Halberstadt]], [[Ratzeburg]], ecc.) che ne mantennero il seggio e il voto nel Collegio dei Principi al [[Reichstag (istituzione)|Reichstag]].
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