Principe vescovo

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Stemma Principe vescovo

Il principe vescovo era un ecclesiastico che univa al suo ruolo religioso quello politico su di un territorio, che non necessariamente coincideva esattamente con la diocesi su cui esercitava l'autorità religiosa. Questa carica fu molto diffusa nel Sacro Romano Impero e in gran parte scomparve con la fine dell'Impero nel 1806.

In Montenegro questo titolo sopravvisse fino al 1852 quando l'ultimo principe vescovo rinunciò alla dignità ecclesiastica, conservando però il potere temporale. Anche l'arcivescovo di Riga ebbe questo titolo come capo di un principato ecclesiastico indipendente. L'ultimo principe arcivescovo di Riga fu Johann II von Blankenfeld, morto in esilio nel 1527.

Il vescovo di Durham, nel nord dell'Inghilterra, governò sul Principato o Palatinato di Durham con il titolo di principe vescovo. Il titolo fu abolito nel 1836.[1]

In Francia, gli arcivescovi e i vescovi investiti di potere temporale non portarono il titolo di principe, essendo la Francia un reame, ma quello di duca o conte. Degli iniziali dodici Pari di Francia, sei erano ecclesiastici: l'arcivescovo-duca di Reims, Primo Pari di Francia; il vescovo-duca di Beauvais; il vescovo-duca di Laon; il vescovo-duca di Langres; il vescovo-conte di Châlons e il vescovo-conte di Noyon.

Anche in Portogallo, al vescovo di Coimbra João Galvão, il re Alfonso V del Portogallo concesse nel 1472, a lui e ai suoi successori, il titolo di conte di Arganil, titolo detenuto sino al 1967.

In Spagna, dall'8 settembre 1278 i vescovi di Urgell sono anche Coprincipi di Andorra, titolo tuttora presente nella costituzione del piccolo stato pirenaico.[2]

Principi vescovi nel Sacro Romano Impero

Il potere politico o potere temporale dei vescovi fu legato nel Sacro Romano Impero alla lotta tra l'imperatore e le potenti famiglie baronali. Con l'imperatore Enrico I di Sassonia e i suoi successori iniziò a conferire diritti sovrani (iura regalia[3]) con l'intento di indebolire il potere delle famiglie ducali concorrenti. A differenza dei feudi ducali che passavano in eredità ai discendenti, l'imperatore si riservava la nomina dei successori nei principati vescovili. Nel X secolo l'impero si sostituì al debole governo della Chiesa nella sostegno alle diocesi, ed era considerato normale che l'imperatore nominasse i vescovi i quali ricevevano poteri pubblici, territori e diocesi, pur essendo questo in contrasto con il diritto canonico. Nel secolo successivo la Chiesa intraprese una serie di riforme che posero fine al cosiddetto saeculum obscurum, iniziata nel 1046 si concluse con il Concordato di Worms del 1122 che sancì la fine della lotta per le investiture.

I sette grandi elettori del Sacro Romano Impero (1308)

La Bolla d'oro, emanata dall'imperatore Carlo IV nel 1356, stabiliva che l'elezione dell'imperatore fosse demandata a un'assemblea di sette membri, quattro laici e tre ecclesiastici, senza alcuna interferenza papale. I quattro principi laici erano il re di Boemia, il duca di Sassonia, il margravio del Brandeburgo e il Conte Palatino del Reno. I tre ecclesiastici erano i principi vescovi di Magonza, Colonia e Treviri. La bolla stabiliva che l'arcivescovo di Magonza assumesse la carica di arcicancelliere dell'impero e in tale veste assumesse la presidenza dell'assemblea elettorale di Francoforte. Era l'ultimo dei sette grandi elettori a votare, divenendo l'ago della bilancia in caso di parità. L'imperatore, che in precedenza veniva incoronato dal pontefice a Roma, fu da allora incoronato a Francoforte dall'arcivescovo di Magonza.

Nel 1521, il Sacro Romano Impero contava 53 principati ecclesiastici, circa 25 erano diocesi, il resto erano abbazie imperiali, che come le diocesi possedevano una immediatezza imperiale (Reichsunmittelbarkeit)[4].

Nel 1648, la riforma protestante e la conseguente secolarizzazione ridussero questo numero a 23 (che poi divennero 26 nel corso del XVII secolo). Nel corso delle guerre di religione molti principati vescovili furono secolarizzati e il loro territorio sottomesso a sovrani laici protestanti (Brema, Magdeburgo, Halberstadt, Ratzeburg, ecc.) che ne mantennero il seggio e il voto nel Collegio dei Principi al Reichstag.

Nel XVI secolo e al principio del successivo, esistettero, accanto ai principati vescovili cattolici anche numerosi principati vescovili luterani, il più importante dei quali era quello di Magdeburgo. Quasi senza eccezioni questi territori ecclesiastici protestanti venivano governati da principi appartenenti a potenti dinastie confinanti. Con la pace di Vestfalia del 1648 vennero trasformati in principati laici, a vantaggio dei maggiori stati protestanti, come per esempio la Prussia; l'unico principato vescovile protestante che sopravvisse fu quello di Lubecca e il caso specialissimo del principato vescovile di Osnabrück, che veniva governato alternativamente da vescovi cattolici e protestanti.

All'inizio dell'Ottocento, dopo più di un millennio di esistenza, il Sacro Romano Impero cessò di esistere. Con l'Illuminismo la legittimazione del potere temporale dei vescovi finì di fronte al razionalismo e all'Aufklärung, in particolare sotto l'effetto della Rivoluzione francese. Tutti i restanti principati ecclesiastici furono aboliti in seguito alla pace di Luneville all'inizio del XIX secolo: il trattato confermava per la Francia il possesso della riva sinistra del Reno; in compenso, gli stati imperiali ricevettero i territori della diocesi secolarizzata durante la recessione dell'Impero nel 1803. L'ultimo principe arcivescovo arcicancelliere del Sacro Romano Impero e arcivescovo di Magonza Karl Theodor von Dalberg regnò fino allo scioglimento del Sacro Romano Impero e fu nominato principe primate della Confederazione del Reno nel 1806 e arcivescovo di Ratisbona. Il suo stato fu anche secolarizzato come Granducato di Francoforte nel 1810.

Nei domìni della monarchia asburgica, il titolo di principe vescovo fu utilizzato da alcuni dignitari ecclesiastici fino alla fine dell'Impero austro-ungarico nel 1918. Gli arcivescovi di Salisburgo non rinunciarono al titolo di Principe fino al 1951.

Principati vescovili alla fine del Sacro Romano Impero

Principati vescovili nel Sacro Romano Impero, secolarizzati nel 1801
Note
  1. His Majesty's Statute and Law Printers, The Statutes of the United Kingdom of Great Britain and Ireland su books.google.ca, 1836
  2. The constitution of the Principality of Andorra su andorramania.com
  3. In origine i diritti di regalia (da iura regalia, cioè i diritti del sovrano) indicavano tutti i diritti e beni del sovrano, che formavano la base materiale del suo potere.
  4. L'abbazia imperiale era solitamente retta da un abate imperiale (Reichsabt) o una badessa imperiale (Reichsäbtissin). (Il capo di un Reichspropstei - un prevostato impariale o un priorato - era generalmente un Reichspropst). Molte delle abbazie più grandi avevano il ruolo di principati ecclesiastici ed erano guidate da un principe abate o da un principe prevosto (Fürstabt, Fürstpropst), con uno status comparabile a quello di principe vescovo. Molti erano prelati imperiali (Reichsprelaten) e avevano un voto singolo o collettivo al Reichstag come membri del Seggio dei prelati, ma a partire dal 1575 vennero divisi nel "Collegio svevo dei prelati imperiali" e nel "Collegio renano dei prelati imperiali"
Bibliografia