San Carlo Borromeo: differenze tra le versioni

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La sua azione pastorale si allargò anche all'istruzione del [[Laico|laicato]] con la fondazione di scuole e collegi (quello di Brera, affidato ai gesuiti, o il Borromeo di Pavia).
 
Si impegnò in opere assistenziali in occasione di una durissima carestia nel [[1570]] e, soprattutto nel periodo della terribile peste del [[1576]] - [[1577]], detta anche "[[peste di San Carlo]]". [[Alessandro Manzoni]] ([[1785]] - [[1873]]) ne traccia nei ''[[Promessi Sposisposi]]'' ([[1842]]) un ritratto nel quale sottolinea il suo impegno caritativo a favore della popolazione milanese colpita dal contagio.
 
Nella diocesi impose regole severe, come la separazione di uomini e donne nelle chiese e la repressione degli adulteri; inoltre pretese la sottomissione alle regole vescovili di [[Religioso|religiosi]] e laici organizzando anche una milizia privata (e armata) ai suoi diretti ordini con funzioni di polizia, il che ovviamente lo portò a scontrarsi con le legittime autorità preposte al mantenimento dell'ordine civico. In questo scontro non esitò a ricorrere anche alle scomuniche, pur di prevalere sulle autorità secolari. Ciò gli valse numerose critiche e accuse di eccessivo rigorismo da parte delle autorità civili milanesi.
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