San Carlo Borromeo

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San Carlo Borromeo
Cardinale
DSC02997 - Duomo di Milano - Scurolo di san Carlo - Stemma dei Borromeo - Foto Giovanni Dall'Orto - 29-jan-2007.jpg
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al secolo {{{alsecolo}}}
battezzato
Santo
Humilitas

Carlo Borromeo.jpg

Giovanni Ambrogio Figino, San Carlo Borromeo (ultimo quarto del XVI - inizio XVII secolo), olio su tela; Milano, Pinacoteca Ambrosiana
Titolo cardinalizio
Incarichi attuali
Età alla morte 46 anni
Nascita Arona [1]
2 ottobre 1538
Morte Milano
3 novembre 1584
Sepoltura
Appartenenza
Vestizione {{{V}}}
Vestizione [[{{{aVest}}}]]
Professione religiosa [[{{{aPR}}}]]
Ordinato diacono 21 dicembre 1560
Ordinazione presbiterale {{{O}}}
Ordinazione presbiterale 4 settembre 1563 dal cardinale Federico Cesi
Nominato Abate {{{nominatoAB}}}
Nominato amministratore apostolico {{{nominatoAA}}}
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Consacrazione vescovile
Consacrazione vescovile 7 dicembre 1563 dal cardinale Giovanni Antonio Serbelloni
Elevazione ad Arcivescovo 12 maggio 1564 da papa Pio IV
Elevazione a Patriarca
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Creazione a
pseudocardinale
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Creazione
a Cardinale
Creazione
a Cardinale
31 gennaio 1560 da Pio IV (vedi)
Cardinale per
Cardinale per 24 anni, 9 mesi e 3 giorni
Cardinale elettore
Incarichi ricoperti
Eletto Antipapa {{{antipapa}}}
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Scomunicato da
Riammesso da da
Emblem of the Papacy SE.svg Informazioni sul papato
° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
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Consacrazione {{{consacrazione}}}
Fine del
pontificato
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(per causa incerta o sconosciuta)
Durata del
pontificato
Segretario {{{segretario}}}
Predecessore {{{predecessore}}}
Successore {{{successore}}}
Extra Anni di pontificato

Ordinazioni
e
Successione apostolica

Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione 1602, da Clemente VIII
Canonizzazione 1º novembre 1610, da Paolo V
Ricorrenza 4 novembre
Altre ricorrenze
Santuario principale Duomo di Milano
Attributi Baculo pastorale, crocifisso, corda al collo
Devozioni particolari Invocato contro la peste e le malattie dello stomaco
Patrono di Milano, Lombardia, Monterey, clero, seminaristi, direttori spirituali, catechisti, vescovi, malati, maestri, fabbricanti d'amido
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
Nome completo {{{nome completo}}}
Trattamento {{{trattamento}}}
Onorificenze
Nome templare {{{nome templare}}}
Nomi postumi
Altri titoli
Casa reale {{{casa reale}}}
Dinastia {{{dinastia}}}
Padre {{{padre}}}
Madre {{{madre}}}
Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
Religione {{{religione}}}
Firma [[File:{{{firma}}}|150x150px]]
Collegamenti esterni
sito web Vaticano
(EN) Scheda su gcatholic.org
(EN) Scheda su catholic-hierarchy.org
(EN) Scheda su Salvador Miranda
Scheda su santiebeati.it
Scheda nel sito della diocesi o congregazione
Invito all'ascolto
Firma autografa
[[File:{{{FirmaAutografa}}}|250px]]
Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 4 novembre (A Milano è celebrato con grado di Solennità e se cade di domenica è posticipata al 5 novembre):
« Memoria di san Carlo Borromeo, vescovo, che, fatto cardinale da suo zio il papa Pio IV ed eletto vescovo di Milano, fu in questa sede vero pastore attento alle necessità della Chiesa del suo tempo: indisse sinodi e istituì seminari per provvedere alla formazione del clero, visitò più volte tutto il suo gregge per incoraggiare la crescita della vita cristiana ed emanò molti decreti in ordine alla salvezza delle anime. Passò alla patria celeste il giorno precedente a questo. »

San Carlo Borromeo (Arona [1], 2 ottobre 1538; † Milano, 3 novembre 1584) è stato un arcivescovo e cardinale italiano. Fu canonizzato nel 1610 da papa Paolo V.

Biografia

Nato ad Arona[1] il 2 ottobre 1538 da Gilberto II Borromeo e Margherita Medici di Marignano, sorella di papa Pio IV, crebbe nella nobile e possidente famiglia Borromeo. Tra i racconti aneddotici della prima giovinezza si narra che durante l'occupazione spagnola della Rocca di Arona, proprietà dei Borromeo, egli partecipò in prima persona alla difesa. All'età di circa 12 anni, suo zio, Giulio Cesare Borromeo, lo investì della dignità di abate e gli affidò la rendita di un'abbazia, il reddito della quale fu da lui devoluto interamente per la carità verso i poveri.

Studiò diritto canonico e civile a Pavia. Nel 1554 morì suo padre. Pur avendo un fratello maggiore, il conte Federico Borromeo, gli fu richiesto dai parenti prossimi di prendere il controllo degli impegnativi affari di famiglia; solo dopo un certo periodo poté quindi riprendere i suoi studi e laurearsi nel 1559.

A Pavia creò nel 1564 una struttura residenziale molto attrezzata per ospitare studenti universitari di scarse condizioni economiche, ma con elevati livelli di preparazione e attitudine allo studio; istituto che da lui prese il nome di Almo Collegio Borromeo. Questa istituzione rappresenta il più antico e prestigioso collegio storico di Pavia e tra i più antichi d'Italia.

Soggiorno romano

Nel 1560, lo zio materno, Giovan Angelo Medici di Marignano, venne eletto papa con il nome di Pio IV (1559 - 1565) e invitò a Roma i suoi nipoti Carlo e il fratello primogenito Federico.

Nel 1562 Federico morì improvvisamente, perciò fu consigliato a Carlo di lasciare l'ufficio ecclesiastico e di trovare moglie con cui avere dei figli, per non estinguere la dinastia familiare. Carlo, tuttavia, rifiutò, sostenendo che avendo espresso voto di castità a Dio, era meglio per lui conservare tale stato piuttosto che infrangere il voto fatto e contaminarsi il corpo e l'anima con una donna.

Nel 1563 fu ordinato sacerdote e subito dopo consacrato vescovo. Partecipò alle ultime fasi del Concilio di Trento (1545 - 1563), diventando uno dei maggiori promotori della controriforma; fece parte della commissione incaricata di revisionare la musica liturgica; collaborò in larga parte alla stesura del Catechismo Tridentino (Catechismus Romanus).

Successivamente, l'8 febbraio 1560, fu nominato arcivescovo di Milano. In conformità ai desideri del papa, visse in modo cònsono al suo elevato grado sociale, caratterizzandosi però per la sua temperanza e la sua umiltà che non furono mai tralasciate.

Vescovo a Milano

Antonio Concioli, San Carlo Borromeo con Gesù Bambino e Maria Vergine (fine XVIII - inizio XIX secolo)

Nel 1565, lasciata la corte pontificia, entrò della diocesi di Milano, nella quale da circa 80 anni mancava un vescovo residente e nella quale si era radicata una situazione di pesante degrado, con prelati dediti alle mondanità e presbiteri non preparati e spesso scostumati.

Ristabilì una rigida disciplina nel clero, spendendosi per il rafforzamento della moralità e della preparazione dei sacerdoti, secondo le direttive del Concilio tridentino (costituì il seminario maggiore di Milano, il seminario elvetico e altri seminari minori: decretò, inoltre, che i presbiteri non potessero coabitare con donne, neppure loro strette consanguinee.

Per la sua opera riformatrice si servì anche dell'opera dei recenti ordini religiosi (Gesuiti, Teatini, Barnabiti) e fondò la congregazione degli Oblati di Sant'Ambrogio nel (1578).

Negli anni del suo episcopato, dal 1565 al 1584, si dedicò alla diocesi milanese costruendo e rinnovando chiese (i santuari di Rho e del Sacro Monte di Varese, San Fedele a Milano e la chiesa della Purificazione di Maria Vergine in Traffiume, si impegnò nelle visite pastorali, curò la stesura di norme importanti per il rinnovamento dei costumi ecclesiastici. Fu nominato legato della Provincia di Romagna e visitatore apostolico di alcune diocesi suffraganee di Milano, in particolare Bergamo e Brescia, dove compì minuziose visite a tutte le parrocchie del territorio.

La sua azione pastorale si allargò anche all'istruzione del laicato con la fondazione di scuole e collegi (quello di Brera, affidato ai gesuiti, o il Borromeo di Pavia).

Si impegnò in opere assistenziali in occasione di una durissima carestia nel 1570 e, soprattutto nel periodo della terribile peste del 1576 - 1577, detta anche "peste di San Carlo". Alessandro Manzoni (1785 - 1873) ne traccia nei Promessi sposi (1842) un ritratto nel quale sottolinea il suo impegno caritativo a favore della popolazione milanese colpita dal contagio.

Nella diocesi impose regole severe, come la separazione di uomini e donne nelle chiese e la repressione degli adulteri; inoltre pretese la sottomissione alle regole vescovili di religiosi e laici organizzando anche una milizia privata (e armata) ai suoi diretti ordini con funzioni di polizia, il che ovviamente lo portò a scontrarsi con le legittime autorità preposte al mantenimento dell'ordine civico. In questo scontro non esitò a ricorrere anche alle scomuniche, pur di prevalere sulle autorità secolari. Ciò gli valse numerose critiche e accuse di eccessivo rigorismo da parte delle autorità civili milanesi.

La soppressione degli Umiliati

Giovanni Mannozzi, Attentato alla vita di san Carlo Borromeo (1623 - 1624), affresco; Roma, Chiesa di Santa Maria ai Monti

Contrastò il potente ordine religioso degli Umiliati le cui idee si allontanavano dalla Chiesa cattolica con pericolo di scivolare verso posizioni protestanti e calviniste. Alcuni membri dell'ordine organizzarono per giunta un attentato alla sua vita, tuttavia il colpo di archibugio sparato alle spalle mentre il vescovo era inginocchiato a pregare e sparato da Gerolamo Donato, detto il Farina, un frate umiliato, non ebbe conseguenze; in ciò si vide un evento miracoloso. Nella causa di canonizzazione del Borromeo si cita:

« ...e circa mezz'ora di notte (verso le 22) va il manigoldo nell'Arcivescovado e ritrovando il Cardinale inginocchiato nell'oratorio con la sua famiglia in oratione, secondo il suo solito, gli sparò nella schiena un archibuggio carico di palla e di quadretti, li quali perdendo la forza nel toccar le vesti non fecero a lui offesa veruna, eccetto che la palla, che colpì nel mezzo della schiena: vi lasciò un segno con alquanto tumore (gonfiore). »

I quattro responsabili dell'attentato alla sua vita furono arrestati e giustiziati secondo le leggi in vigore. I beni dell'ordine soppresso, furono quindi devoluti ad altri ordini e in particolare i possedimenti a Brera furono dati ai Gesuiti e furono finanziate opere religiose come le costruzioni del collegio Elvetico e della chiesa di San Fedele. Rei confessi, sotto tortura, Gerolamo Donato, detto Farina, i Prevosti, Girolamo di Cristoforo di Vercelli, Lorenzo da Caravaggio condannati a morte: Bartolomeo da Verona, delatore, condannato a 5 anni di carcere: autori della congiura.[2]

La persecuzione di eretici

Nonostante le Diete di Ilanz del 1524 e del 1526 avessero proclamato la libertà di culto nella Repubblica delle Tre Leghe in Svizzera, il Borromeo combatté il protestantesimo nelle valli svizzere, imponendo rigidamente i dettami del Concilio di Trento. Nella sua visita pastorale in Val Mesolcina in Svizzera fece arrestare per stregoneria un centinaio di persone, dopo le torture quasi tutti abbandonarono le fede protestante salvandosi così la vita, dieci donne e il prevosto furono invece condannati al rogo nel quale furono gettati a testa in giù.

La morte e la canonizzazione

Milano, Duomo, Scurolo di San Carlo Borromeo, dal XVII secolo accoglie le spoglie del Santo

Rese l'anima al Signore, assistito dal suo vicario generale Owen Lewis il 3 novembre 1584 a Milano lasciando il suo patrimonio ai poveri. Essendo spirato dopo il tramonto (precisamente alle 20.30), secondo l'uso del tempo venne considerato il giorno 4 come sua ricorrenza.

Fu proclamato beato nel 1602 e fu canonizzato il 1º novembre 1610; la ricorrenza cade il giorno dopo la sua morte, il 4 novembre.[3]

Nel terzo centenario della canonizzazione, il 26 maggio 1910 papa Pio X scrisse l'enciclica Editae Saepe in cui celebrò la memoria e l'opera apostolica e dottrinale di Carlo Borromeo.

Castissimo

Nel processo di canonizzazione i contemporanei dettero l'appellativo di "castissimo" a Carlo Borromeo per la sua tenacia nella virtù della castità e della verginità consacrata. In gioventù aveva gettato a terra un suo vecchio servitore che gli aveva fatto accomodare una donna nel suo letto, pensando di fargli cosa gradita e non immaginando la sensibilità religiosa del giovane signore.

San Carlo rimase terribilmente sconvolto anche quando si imbatté nella scultura della moglie del Barbarossa, la bionda e bella Leobissa, dai milanesi per scherno effigiata nuda nella pietra e in atto di radersi come usavano le prostitute. Essa aveva da secoli partecipato con la sua familiare immobile presenza allo scorrere della vita cittadina. Nel vederla incombente a gambe larghe sul capo dall'arco di Porta Tosa (attuale Porta Vittoria), il santo si sentì oltremodo beffato e annichilito. Nulla infatti più delle femmine, anche se del tutto vestite, o riprodotte addirittura nude, anche se nel freddo marmo, odiava mortalmente, «il Castissimo, in tutta la sua vita non volendo parlar mai con donna alcuna, anche se gli fosse stretta parente» (Padre Grattarola).

San Carlo pellegrino alla Sindone

« A piedi, senza paura di sporcarseli, lungo le vie della città dilaniata dalla peste, abbracciando la croce con il santo Chiodo del martirio sul Golgota. A piedi, con umiltà, osservando il digiuno, senza timore di stancarsi, per contemplare il volto del Crocifisso impresso su quell'antico sudario. »

San Carlo Borromeo aveva una particolare devozione verso la Sindone. Il desiderio di contemplare quel lino dove, secondo la tradizione, era stato avvolto il corpo di Gesù deposto dalla Croce era andato acuendosi nel Borromeo proprio nei giorni tragici della pestilenza che sconvolse Milano e il suo territorio. Quando il flagello terminò, san Carlo, come per sciogliere un voto per grazia ricevuta, decise di partire per pregare personalmente davanti alla Sindone.

Nel settembre 1578, il duca Emanuele Filiberto di Savoia, per agevolare il pellegrinaggio dell'Arcivescovo di Milano, trasferì la reliquia dalla cappella del castello di Chambery[4] a Torino, decidendo poi di lasciarla definitivamente nel capoluogo piemontese dove tutt'ora si trova nel Duomo.

La Domenica del 6 ottobre 1578, dopo aver celebrato in Duomo, con una comitiva di altri quattordici pellegrini laici e prelati, si incamminò verso Torino.

Presto la notizia del pellegrinaggio del Borromeo si diffuse lungo tutto l'itinerario e una folla di persone attendeva e accompagnava i viandanti nei paesi via via attraversati.

Dopo quattro giornate di cammino, anche sotto la pioggia e nel fango, osservando il digiuno e con umiltà, i pellegrini milanesi giunsero alle porte di Torino, dove vennero loro incontro lo stesso duca di Savoia, l'arcivescovo della città Gerolamo della Rovere e moltissima gente del popolo. Nonostante gli inviti a riposarsi, il Borromeo volle recarsi subito a pregare in cattedrale, dove era stata deposta la Sindone.

Le celebrazioni solenni si tennero l'indomani e san Carlo presiedette la Messa e poi, finalmente, poté contemplare con i propri occhi il santo lenzuolo, adagiato su un tavolo nel coro del Duomo.

Nel pomeriggio della domenica vi fu l'ostensione pubblica, in piazza Castello. San Carlo stesso, aiutato dagli altri vescovi presenti, reggeva e mostrava la Sindone ai numerosissimi fedeli accorsi da ogni luogo per partecipare a quell'evento.

Dopo una settimana il Borromeo si preparò a tornare a Milano, portando con sé una copia pittorica[5] della Sindone donatagli dal Savoia e che oggi è conservata, quale prezioso documento storico, nella chiesa parrocchiale di Inzago[6], nel decanato di Melzo[7]

San Carlo tornò a Torino ancora tre volte per venerare la Sindone, l'ultima volta nel 1584, prima di concludere il suo pellegrinaggio terreno.

Il "Sancarlone"

Arona, Statua di san Carlo Borromeo, detta il Sancarlone
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Colosso di San Carlo Borromeo

È ricordato da una gigantesca statua ad Arona chiamata il Sancarlone che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto essere il culmine di un Sacro Monte a lui dedicato, ma mai completato.

Tale opera, alta 23 metri, in lamina di rame fissata con rivetti, su un'anima in muratura (al cui interno è possibile accedere), ha ispirato la tecnica di costruzione della Statua della libertà di New York (U.S.A.).

Culto

Carlo Borromeo è festeggiato il 4 novembre.

È considerato protettore dei frutteti di mele; si invoca contro le ulcere, i disordini intestinali, le malattie dello stomaco; è patrono di Milano insieme con Sant'Ambrogio e San Galdino, della Lombardia, di Monterey in California e compatrono di Francavilla Fontana in Puglia; patrono dei seminaristi, dei direttori spirituali e dei capi spirituali.

Genealogia episcopale

Iconografia

Edizione nazionale

A partire dal maggio 2000 è stato avviato il progetto per l'Edizione Nazionale del Carteggio di San Carlo Borromeo:

  • la digitalizzazione degli originali conservati presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano
  • l'indicizzazione dei loro contenuti.

Fin dall'inizio del XVII secolo la Biblioteca Ambrosiana conserva l'epistolario di Carlo Borromeo. Questo ricco carteggio, fondamentale per la storia culturale europea, si compone di ben 70.000 unità. Almeno altre 30.000 lettere si possono congetturare disperse in biblioteche e archivi di tutto il mondo.

Allo scopo di pubblicare elettronicamente tali lettere nel 1999 è nato l'ente Edizione Nazionale Carteggio San Carlo Borromeo, per interessamento dell'Accademia di San Carlo e grazie a un finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. L'ente opera all'interno della Biblioteca Ambrosiana.

Le riproduzioni digitalizzate delle lettere sono consultabili liberamente presso il sito web della Biblioteca Pinacoteca Accademia Ambrosiana.

Successione degli incarichi

Predecessore: Abate commendatario dei Santi Felino e Graziano di Arona Successore: Prepozyt.png
Giulio Cesare Borromeo 1547 - 1560 ? I
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Giulio Cesare Borromeo {{{data}}} ?
Predecessore: Abate commendatario di San Silano di Romagnano Sesia Successore: Prepozyt.png
Giovanni Angelo de' Medici 1558 - 1560 ? I
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Giovanni Angelo de' Medici {{{data}}} ?
Predecessore: Priore commendatario della Chiesa di Santa Maria in Calvenzano Successore: Prepozyt.png
Giovanni Angelo de' Medici 1558 - 1560 ? I
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Giovanni Angelo de' Medici {{{data}}} ?
Predecessore: Abate commendatario di Nonantola Successore: Prepozyt.png
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Predecessore: Abate commendatario di San Gallo di Moggio Successore: Prepozyt.png
? 1560 ? I
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Predecessore: Abate commendatario di Follina Successore: Prepozyt.png
? 1560 ? I
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Predecessore: Abate commendatario di Santo Stefano al Corno Successore: Prepozyt.png
? 1560 ? I
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Predecessore: Cardinale Segretario di Stato Successore: Flag of the Vatican City.svg
Girolamo Dandini 1560-1584 Tolomeo Gallio I
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Girolamo Dandini {{{data}}} Tolomeo Gallio
Predecessore: Cardinale diacono dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia Successore: Kardinalcoa.png
Carlo Carafa febbraio-settembre 1560 Sede Vacante (1560-1565)
dal 1565 Carlo Visconti
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Carlo Carafa {{{data}}} Sede Vacante (1560-1565)
dal 1565 Carlo Visconti
Predecessore: Cardinale diacono pro illa vice dei Santi Silvestro e Martino ai Monti Successore: Kardinalcoa.png
Diomede Carafa 1560-1563 titolo promosso a presbiteriato cardinalizio I
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Diomede Carafa {{{data}}} titolo promosso a presbiteriato cardinalizio
Predecessore: Cardinale presbitero dei Santi Silvestro e Martino ai Monti Successore: Kardinalcoa.png
diaconia cardinalizia pro hac vice 1563-1564 Philibert Babou de la Bourdaisière I
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diaconia cardinalizia pro hac vice {{{data}}} Philibert Babou de la Bourdaisière
Predecessore: Arcivescovo metropolita di Milano
Amministratore
Successore: Arcbishoppallium.png
Giovanni Angelo Medici 1560-1564 Eletto Arcivescovo I
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Giovanni Angelo Medici {{{data}}} Eletto Arcivescovo
Predecessore: Legato apostolico di Bologna Successore: Emblem Holy See.svg
Carlo Carafa 26 aprile 1560 - 5 gennaio 1570 Alessandro Sforza di Santa Fiora I
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con
Carlo Carafa {{{data}}} Alessandro Sforza di Santa Fiora
Predecessore: Legato apostolico di Romagna Successore: Emblem Holy See.svg
Giovanni Angelo de' Medici 26 aprile 1560 - 5 gennaio 1570 Alessandro Sforza di Santa Fiora I
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Giovanni Angelo de' Medici {{{data}}} Alessandro Sforza di Santa Fiora
Predecessore: Arcivescovo metropolita di Milano Successore: Arcbishoppallium.png
Eletto da Amministratore 1564-1584 Gaspare Visconti I
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Eletto da Amministratore {{{data}}} Gaspare Visconti
Predecessore: Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore Successore: Protonot.png
Giovanni Domenico De Cupis 1564 - 1584 Filippo Boncompagni I
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Giovanni Domenico De Cupis {{{data}}} Filippo Boncompagni
Predecessore: Presidente della Congregazione per il Clero Successore: Coat of arms of the Vatican City.svg
? 1564-1565 Francesco Alciati I
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con
? {{{data}}} Francesco Alciati
Predecessore: Cardinale presbitero di Santa Prassede Successore: Kardinalcoa.png
Cristoforo Guidalotti Ciocchi dal Monte 1564-1584 Nicolas de Pellevé I
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Cristoforo Guidalotti Ciocchi dal Monte {{{data}}} Nicolas de Pellevé
Predecessore: Camerlengo del Collegio Cardinalizio Successore: Camerlengo.svg
Carlo Borromeo 10 gennaio 1575 - 9 gennaio 1576 Niccolò Caetani I
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Carlo Borromeo {{{data}}} Niccolò Caetani
Note
  1. 1,0 1,1 Comune italiano di 14.188 abitanti (al 31 dicembre 2010) della provincia di Novara in Piemonte.
  2. [Giovanni F.Carlo Bescapè,"Vita di S.Carlo Borromeo,Ingolstadii, I592, rist.Milano,1965,pagg.I99-2II.].
  3. Fino a qualche decennio fa questo giorno era anche festa nazionale italiana, perché anniversario della vittoria nella Prima Guerra mondiale.
  4. Comune francese, capoluogo del dipartimento della Savoia, della regione Alvernia-Rodano-Alpi.
  5. Lunga 413 cm e larga 63 cm, sul quale un ignoto pittore ha dipinto l'immagine frontale e dorsale di una figura umana e i segni ematici delle ferite riferite a una flagellazione e a una crocifissione, come si vedono sulla sacra Sindone di Torino. Al centro del telo si legge la scritta: SacrosanctaSindonis Vere Expressa Imago.
  6. Comune italiano della città metropolitana di Milano in Lombardia.
  7. Quando San Carlo morì, la reliquia restò al suo segretario, Lodovico Moneta da Inzago che la portò nella sua villa sulle rive dell'Adda. Qualche secolo dopo i discendenti la donarono alla parrocchia: ora è situata nella cripta della chiesa di Santa Maria Assunta, aperta solo nelle occasioni importanti o nel giorno dedicato a San Carlo. La Sindone si trova in una teca di vetro coperta da un drappo rosso, che si solleva e svela una striscia di tessuto lunga come l'originale, ma in seta anziché in lino, dipinta in ocra, rosso e marrone. È la più antica delle 37 copie esistenti ed è l'unica che mostra come fosse il sudario originale prima dell'incendio del 1532: non ha infatti tracce di quelle bruciature.
Bibliografia
  • Cinzia Ligas, Fausto Crepaldi, Carlo Borromeo - lo splendore dell'umiltà, Ars Europa Edizioni, 2006
  • Rosa Giorgi, Santi, col. "Dizionari dell'Arte", Mondadori Electa Editore, Milano, 2002, pp. 74 - 77, ISBN 9788843596744
  • Vittorio M. Michelini, San Carlo Borromeo, Edizioni Barnabitiche, Roma, 1985
Voci correlate
Collegamenti esterni