Kerygma: differenze tra le versioni

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In {{Pb|2Timoteo|4,17s}}, in un testo autobiografico del mittente, che secondo {{Pb|2Timoteo|1,1}} (e {{Pb|1Timoteo|1,1}}) è lo stesso [[Paolo]], l'apostolo di {{Pb|Romani|1,1}} e di {{Pb|1Corinzi|1,1}} (e di {{Pb|2Corinzi|1,1}}).
*A [[Timoteo]] egli ora ricorda il voltafaccia di un collaboratore di entrambi, di Alessandro il fabbro, che gli ha procurato danni. Timoteo deve restarne in guardia perché Alessandro "si è opposto alle nostre parole" ({{Pb|2Timoteo|4,15}}), cioè alla "nostra" predicazione del "vangelo" di Gesù Cristo, salvatore pari a Dio, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e la incorruttibilità dell'uomo. Per proclamare tale "[[vangelo]]", in {{Pb|1Timoteo|1,10s}}, "io sono stato costituito κῆρυξ (kêryx) e [[apostolo]] e [[maestro]]". A Timoteo Paolo scrive anche di come, finito in tribunale, egli abbia dovuto difendersi da solo, essendo stato abbandonato da tutti; non però dal Signore che l'ha assistito e incoraggiato "perché, per mio tramite, il κήρυγμα fosse completato" e "tutte le nazioni lo ascoltassero". Solo per questo motivo, per completare la [[missione]] affidatagli, Paolo non è stato dato in pasto al leone e resta fiducioso che il Signore continuerà a liberarlo fino a missione compiuta, quando lo porterà, salvo, nel suo regno. Ora Timoteo deve assumersi le stesse responsabilità. Paolo lo scongiura davanti a Dio e a Gesù Cristo, il giudice dei vivi e dei morti, dandogli una serie coordinata di ordini: "proclama la parola"<ref>κήρυξον τὸν λόγον ({{Pb|2Timoteo|4,2}}) – "proclama la parola"</ref> è il primo; quindi seguono gli altri: "insisti" al momento opportuno e non opportuno, "ammonisci", "rimprovera", "esorta" con sana "dottrina" e sempre con grandezza d'animo.
*In questa progressione delle fondamentali attività pastorali a vantaggio di una [[chiesa]] (forse quella di [[Efeso]]), la proclamazione della parola, come testimonianza personalmente coinvolgente nella morte e risurrezione di Gesù, è quella motivante. Tutto deve avvenire dopo, e niente senza il κήρυγμα.
 
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