Principe vescovo: differenze tra le versioni

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Nessun cambiamento nella dimensione ,  16 dic 2022
 
Con la [[pace di Vestfalia]] del [[1648]] vennero trasformati in principati laici, a vantaggio dei maggiori stati protestanti, come per esempio la [[Prussia]]; l'unico principato vescovile protestante che sopravvisse fu quello di [[Diocesi di Lubecca|Lubecca]] e il caso specialissimo del principato vescovile di [[Diocesi di Osnabrück|Osnabrück]], che veniva governato alternativamente da vescovi cattolici e protestanti.
 
All'inizio dell'ottocentoOttocento, dopo più di un millennio di esistenza, il [[Sacro Romano Impero]] cessò di esistere. Con l'[[Illuminismo]] la legittimazione del potere temporale dei vescovi finì di fronte al razionalismo e all'''Aufklärung'', in particolare sotto l'effetto della Rivoluzione francese. Tutti i restanti principati ecclesiastici furono aboliti in seguito alla [[pace di Luneville]] all'inizio del [[XIX secolo]]: il trattato confermava per la Francia il possesso della riva sinistra del Reno; in compenso, gli stati imperiali ricevettero i territori della diocesi secolarizzata durante la recessione dell'Impero nel [[1803]]. L'ultimo principe arcivescovo arcicancelliere del Sacro Romano Impero e arcivescovo di Magonza [[Karl Theodor von Dalberg]] regnò fino allo scioglimento del Sacro Romano Impero e fu nominato principe primate della Confederazione del Reno nel [[1806]] e arcivescovo di [[Diocesi di Ratisbona|Ratisbona]]. Il suo stato fu anche secolarizzato come Granducato di Francoforte nel [[1810]].
 
Nei domìni della monarchia asburgica, il titolo di principe vescovo fu utilizzato da alcuni dignitari ecclesiastici fino alla fine dell'[[Impero austro-ungarico]] nel [[1918]]. Gli [[Arcidiocesi di Salisburgo|arcivescovi di Salisburgo]] non rinunciarono al titolo di Principe fino al [[1951]].
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