Utente:Davide Bolis/Prova2

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Fra tutti i sabati quaresimali, la cui liturgia come abbiamo sin qui visto s’incentra sulla concomitanza degli “scrutinia” pre-battesimali, ricopre un rilievo tutto particolare quello della Quinta Settimana di Quaresima, che precede la Domenica delle Palme: la tradizione ambrosiana lo chiama “Sabbatum in Traditione Symboli” o Sabato della Consegna del Simbolo (ovvero del Credo). Come dice il suo stesso nome, testimoniato sin dai primi libri liturgici Ambrosiani pervenutici, in quel giorno aveva luogo la cerimonia della “consegna” del Credo (anticamente si trattava del Simbolo degli Apostoli) ai “Competentes”, cioè dell’apprendimento del Simbolo della fede cattolica ai catecumeni prossimi al battesimo. Sant’Agostino dà l’etimologia di questo termine in uno dei suoi Sermoni: «de...simul petendo atque unum aliquid adpetendo». (Serm. 216, 1) «poiché...chiedono insieme e vanno insieme ad un’unica meta» L’importanza di questo evento è preannunciata dall’ultimo dei grandi Offertoria quaresimali mosaici del rito ambrosiano, in cui esso è retoricamente posto, attraverso una epifora/ritornello, in stretta correlazione con la domenica delle Palme e con stessa Solennità della Pasqua. «Haec dicit Dominus: Erit vobis sabbatum venerabile, et vocabitur sanctum; et offeretis ad vesperum holocaustomata vestra: quia in die illa propitiabitur vobis Salvator noster. V. I Locutus est Moyses filiis Israel, dicens: Quartodecimo die ad vesperum pascha Domini est, et in quintodecimo sollemnitatem celebrabitis altissimo Deo: quia in die illa propitiabitur vobis Salvator noster. V. II In die octavo venturo sumite vobis ramos palmarum, et secundum legem, quam praecepi vobis, sollemnitatem celebrabitis altissimo Deo: quia in die illa propitiabitur vobis Salvator noster.» «Questo dice il Signore: *Sabato sarà per voi un giorno sacro, e sarà chiamato santo*; e offrirete al vespro i vostri olocausti: poiché in quel giorno il Salvatore nostro vi sarà propizio. Parlò Mosé ai figli d’Israele e disse: Al quattordicesimo giorno al vespro è la Pasqua del Signore, ed al quindicesimo celebrerete una solennità all’Altissimo Iddio: poiché in quel giorno il Salvatore nostro vi sarà propizio. Nell’ottavo giorno prendete per voi rami di palma, e secondo la legge, che io v’ho ordinato, celebrerete una solennità all’Altissimo Iddio: poiché in quel giorno il Salvatore nostro vi sarà propizio». Come vedremo parlando della Domenica delle Palme, all’epoca di Sant’Ambrogio la cerimonia della traditio avveniva ancora non il sabato, ma la domenica. Il nostro Patrono così infatti scrive nella sua celebre lettera alla sorella Marcellina: «Sequenti die, erat autem Dominica, post lectiones atque tractatum, dimissis catechumenis, symbolum aliquibus competentibus in baptisteriis tradebam basilicae». (Ep. 20, 4) «Il giorno successivo, era Domenica, dopo le letture ed un sermone, congedàti i catecumeni, trasmisi il Credo ad alcuni competentes nei battisteri». Secondo la maggior parte degli studiosi, il nostro Patrono fu peraltro l’iniziatore di un nuovo genere letterario che con la ricorrenza odierna è strettamente correlato: la Explanatio/Expositio Symboli, ovvero la spiegazione rivolta ai Competentes del senso del Credo cattolico, nella sua versione cosiddetta di “Simbolo degli Apostoli”. L’opera di S. Ambrogio sarebbe infatti la trascrizione stenografica proprio di una succinta ammonizione ai Catecumeni Tale genere ebbe un successo fulminante, e fu ripreso già dagli anni subito successivi da grandi maestri della Fede come Sant’Agostino, San Rufino di Aquileia e San Venanzio Fortunato. In un’epoca successiva a quella santambrosiana, forse nel V secolo, e certamente prima delle più antiche fonti dirette del nostro rito, la cerimonia della Traditio fu dunque spostata al sabato precedente, venendo così a coincidere con lo scrutinio sabbatico più importante, culmine di tutto l’itinerario di preparazione che si è snodato in quelli precedenti. Il Codex Vercellensis, appartenente alla provincia ecclesiastica milanese, e con note liturgiche di VII secolo, riporta la rubrica “domineca post symbolum” indicando la medesima pericope che il rito ambrosiano “milanese” assegna alla Domenica delle Palme. Dato che una pericope differente - non coincidente però con quella ambrosiana in senso stretto - è assegnata alla “Traditio Symboli”, abbiamo la prova che già in tale antica data la funzione era già stata anticipata al sabato. Il Manuale Ambrosiano, primo testimone giuntoci dell’Ufficiatura Ambrosiana, descrive così lo svolgimento della funzione, con impressionante continuità rispetto alla cerimonia descritta da S. Ambrogio: «In traditione autem Symboli, finita Missa, omnia tintinnabula sunt sonanda, et cuncta ostia claudenda. Tunc nullus nisi catechumenus expellendus est. Et Presbyter ebdomadarius cum orario et cappa retro altare salutat [scil. cum Dominus vobiscum]; et Diaconi per ordinem cum orario dicunt has voces: SI QUIS CATECHUMENUS, PROCEDAT, SI QUIS JUDAEUS, PROCEDAT; SI QUIS PAGANUS, PROCEDAT; SI QUIS HAERETICUS, PROCEDAT; CUIUS CURA NON EST, PROCEDAT : et Ostiarius similiter. Et Diaconus, antequam dicat has voces, et postea, per singulas, osculetur altare. His dictis, cantatur: VENITE FILII. Deinde Archiepiscopus vadit in sacrarium ad se praeparandum: necnon Primicerius Lectorum cum lectoribus suis induunt se planetis, et veniunt tollere licentiam ab Archiepiscopo ad aperiendas januas pueris. Et pergendo orant in tribus locis: semel in choro ; deinde iuxta gradum, tertio iuxta regias. Et tunc aperiunt valvas pueris, et dicunt: INGREDIMINI, FILII, IN DOMUM DOMINI, AUDITE PATREM VESTRUM DOCENTEM VOS VIAM SCIENTIAE. Et revertendo orant similiter tribus vicibus. Et semper portat Primicerius tabulas et colurna virgulta, intus cum foliis. Tunc incipitur Symbolum ab Archiepiscopo vel Presbytero ebdomadario. Tradito Symbolo, Archiepiscopus vel ebdomadarius Presbyter, retro altare dicit: DOMINUS VOBISCUM. Et Diaconus refert ea quae in ceteris Sabbatis dicta sunt: SUPERIUS VOS FIDELES, etc. Et sic omnes pueri procedunt; et Vesperum inchoatur». La memoria della straordinaria importanza di queste funzioni si mantenne dunque nei secoli, informando tutta la liturgia della feria che, con l’adozione dei colori liturgici, divenne anche il primo giorno in cui si indossano i paramenti rossi che accompagneranno tutta la settimana autentica. La pericope evangelica assegnata unanimemente a questa domenica dai codici ambrosiani in senso stretto è Mt. 11, 25-30, tutta incentrata sul disvelamento ai piccoli - i catecumeni - della Verità, in cui la frase di Gesù “Omnia mihi *tradita sunt* a Patre meo” vuol riecheggiare sicuramente il nome della Traditio Symboli che oggi si compie ad opera del Padre - l’Arcivescovo così indica infatti se stesso nella preghiera più sopra riportata. Fra gli antichi evangeliarii della Provincia Ecclesiastica Milanese, il Codex Mediolanensis, con note liturgiche di VII sec., riporta la medesima pericope. Essa, che non ha paralleli nel mededimo luogo in altri contesti liturgici, appare dunque essere una scelta antica, propria della sola tradizione della provincia ecclesiastica di Milano. Le altre letture ed antifone della Messa del giorno compongono il quadro di un coerente richiamo al combattimento spirituale per la fede, come la pericope dell’Epistola agli Efesini (6, 10-21) ed il ritornello del Salmello. Infine, l’Antiphona post Evangelium, che, presente com’è fra le ferie quaresimali solo il sabato, contiene sovente un richiamo alla tematica liturgica propria del giorno, è un potente richiamo alla fedeltà alla Legge di Dio, appena insegnata ai Competentes: «Attendite, populus meus, legem meam: inclinate aurem vestram in verba oris mei» (Ps. 77, 1) «Ascolta, popolo mio, la mia legge: porgete il vostro orecchio alle parole della mia bocca.»