Utente:Davide Bolis/Supporto

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grazie al suo spirito aperto, giusto, chiaro, capace, fermo e audace”, e che fu “uno dei migliori capi e uno degli uomini più virtuosi della Spagna ”, “un “Un vero uomo buono che amava moltissimo la giustizia”.

Fu un ardente difensore del giovane monarca, anche se si rese conto della forte influenza francese che permeava il governo, tanto che anche Luigi XIV pensò di allontanarlo da esso per la sua affinità con Portocarrero. Anche se abbandonò la presidenza nel 1703, continuò a far parte del gabinetto o consiglio privato del Re, facendo parte della cerchia più ristretta del governo di Filippo V, insieme al cardinale Portocarrero, ad Antonio Ubilla (segretario del Gabinetto Universale) e al duca di Harcourt.

Nel 1704, in occasione della campagna militare contro il Portogallo, accompagnò il monarca. Al termine, ritornò alla Corte e Arias si preparò a marciare verso Siviglia, entrando in città il 3 dicembre 1704. Sarà arcivescovo per tre quinquenni (1702-1717), con l'aiuto di due vescovi ausiliari. , Francisco Levanto y Vivaldo (1703-1715) e José de Esquivel (1717). Pertanto, la sua figura acquista particolare rilevanza per l'importanza della sua attività durante lo sviluppo della Guerra di successione spagnola, sia per le sue molteplici funzioni di arcivescovo di Siviglia che di presidente del Consiglio di Castiglia.

Per commemorare le vittorie di Filippo V in Italia, distribuì le sue entrate tra gli ospedali e i poveri della città di Siviglia, guadagnandosi la reputazione di essere pio e caritatevole verso i bisognosi. Jacinto de Mendoza, nel sermone che gli dedicò dopo la morte, gli attribuì la frase “la rendita del mio arcivescovado non è mia, ma delle mie pecore […]. Oh pastori. Le entrate della Chiesa non sono beni vincolati o beni patrimoniali, ma censimenti e tasse imposte a favore dei poveri”.

Del suo periodo come arcivescovo di Siviglia spicca soprattutto il completamento dei lavori del palazzo arcivescovile, sulla cui facciata principale si riconosce il suo stemma.

In occasione dell'offensiva delle truppe austriache alla frontiera portoghese e del loro ingresso a Madrid, all'inizio di luglio 1706 si costituì a Siviglia un Consiglio straordinario di guerra, composto dall'arcivescovo, dall'assistente e da membri del consiglio comunale e concili cattedrali. Il risultato di questa collaborazione fu la formazione di due reggimenti di sei compagnie ciascuno, il primo finanziato dal consiglio comunale, il secondo cofinanziato dall'arcivescovo e dal capitolo della cattedrale. L'arcivescovo ha finanziato la costituzione di due delle sei società sopra menzionate.

Il 20 settembre 1705 pubblicò le istruzioni per i visitatori pastorali.

Spese ingenti somme nelle parrocchie di Santa Lucía, San Juan de la Palma e El Sagrario, pagando la pala dell'altare maggiore di questa parrocchia, opera di Jerónimo Balbás (1709), scomparso nel 1824. Investì anche le sue ricchezze nella Noviziato gesuita di San Luis e nelle collegiate di El Salvador, sia a Siviglia che a Jerez de la Frontera. A Siviglia contribuì a terminare i lavori del convento dei Cappuccini, del convento delle monache della Concepción de la Colación de San Miguel e della scuola delle Borse di studio.

Nel 1711 acquistò alcune case accanto al convento dello Spirito Santo, per fondarvi un Seminario per Nobili Ragazze, composto da dodici scolari, essendo retto dalle monache di detto monastero. Per questa fondazione spese più di duecentotrentamila ducati, come espresso nel suo testamento.

Fu elevato al cardinalato il 30 gennaio 1713 da Clemente XI. La notizia è arrivata il 20 febbraio, ed è stata festeggiata dalla Chiesa di Siviglia con tre giorni di rintocchi, luminarie e fuochi d'artificio.

Il 20 novembre 1715 fece testamento davanti a Pedro García Durán, notaio di Siviglia. Ordinò che si dicessero diecimila messe per la sua anima. In esso lasciò in eredità diverse rendite dovute all'Ordine di San Giovanni e lasciò come suo erede universale la Fabbrica della collegiata di Jerez de la Frontera, ai fini della costruzione del suo tempio.

Mesi prima della sua morte, nel 1717, a causa di una malattia di Filippo V, si pensò di formare un Consiglio di reggenza, di cui avrebbe fatto nuovamente parte nonostante l'età avanzata, anche se alla fine non venne realizzato.

All'ultimo momento nominò vescovo ausiliare José de Esquivel. Manuel Arias y Porres morì il 16 novembre 1717. Fu sepolto nella cappella del Sagrario, in una tomba che fece costruire e finanziare durante la sua vita: “D. Manuel Arias, arcivescovo di Siviglia, cavaliere di San Giovanni di Gerusalemme, pose questa lastra da vivo, affinché sotto di essa attenda la risurrezione della carne dopo la morte. Dopo la sua morte fu scritto: “Morì il 16 novembre 1717, promosso al rango di cardinale”. Alla sua morte è stato presentato il cardinale Alberoni, primo ministro della Spagna. Il Papa non fu d'accordo e la sede rimase vacante fino al 1719. Fu sostituito da Felipe Antonio Gil de Taboada (1720-1722).