Utente:Nives Cusimano/La scala del Paradiso

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La Scala del Paradiso è un libro di grande nutrimento interiore, dai toni biblicamente ispirati, risulta una somma ascetica in cui San Giovanni Climaco sviluppa l'idea del salire dell'anima, sotto la guida dello Spirito Santo, dall'immagine battesimale alla somiglianza della carità. L'Autore ha sperimentato lui stesso tutti i gradini fino all'estasi, che considera con animo commosso.

Struttura e significato

Il Climaco vide nella scala i trenta anni della maturità di Cristo e di ogni uomo anelante al cielo come cerva immunizzata dal veleno mortifero per via della sua unione con Lui. Raggiunta la cima della scala, l'anima può bagnarsi nelle acque della teologia e snidare con il fiato della bocca definitivamente le fiere dai loro nascondigli: sugli alti Monti dove, secondo Origene, abita la conoscenza della Trinità. La similitudine del Climaco si riferisce al desiderio abituale di Dio che è carità, coronamento di tutte le virtù trattate ne La Scala, somma della sua dottrina ascetica che dal trentesimo gradino prende luce, moto e struttura. Nella struttura dell'opera nulla è disorganico nella composizione, fatta di sottili corrispondenze dai primi tre gradini della apotagè, della aprospàtheia e della xeniteìa, agli ultimi quattro della hesuchía, della proseuché, della apátheia e della agápe. Si tratta di più che di temi e spunti per cui progredisce un discorso unitario, ma fatto di sentenze contrapposte o giustapposte, e infine composte secondo la tecnica musiva del tempo. Fin dai primi tre gradini, le definizioni, le osservazioni rappresentano la sintesi sistematizzante delle precedenti esperienze, evagriana e basiliana, cassianea e diadochea. Il mistero della scala consiste in questo progresso dal gradino inferiore a quello superiore per la conquista dell'amore perfetto, in umiltà che riconosce la carità inattingibile eppure perseguibile (Serm.27,180) La scala dei trenta gradini, strutturata secondo la dinamica mista dello slancio verso l'utopia e della comprensione dell'umana fragilità, è stata seguita dall'ascetica orientale e occidentale e riassume la dottrina di parecchi autori antichi. Il testo è stato spesso frainteso ma è stato nutrimento spirituale per tanti secoli, dei tradizionalisti e dei novatori, dell'area cosiddetta giansenistica e di quella carismatica, del monachesimo orientale e occidentale. Molti sono stati i traduttori dell'opera.

I gradini della Scala del Paradiso

Il primo gradino della rinunzia al mondo ne esprime il progetto come proposta. Fin dal primo gradino l'asceta deve avere di mira non tanto la mercede quanto l'amore di Dio, cui introduce la conversione da una vita di peccato e che apre le porte al Regno.(Serm.1,3-4). Già il primo gradino richiede la guida del padre spirituale. Il secondo gradino della aprospatheia, iniziale liberazione dalla schiavità della passione o inclinazione materiale e malvagia, preannunzia il ventinovesimo della apatheia, spirituale libertà conquistata col proprio sforzo e per grazia di Dio e della passione di Cristo, che anticipa quaggiù la pace di lassù come paradiso del cuore. Il secondo gradino esorta al rinnegamento della propria volontà; ben trenta capitoli trattano di questo fondamento della vita ascetica. Il terzo gradino della xeniteia, fisico isolamento dal mondo del cristiano che considerando esilio la patria terrena inizia la salita verso il cielo, prelude a quello della agape finale che i trentesimo sermone esalta come carità divina propria dell'età matura del Cristo già preannunziata dallo splendore del volto di Mosè che in cima al monte vede Dio. Il ventottesimo gradino nello stato di orazione addita la natura di questa unione beatificante che nutre perfettamente in cielo dopo aver nutrito graziosamente in terra( Serm.28,1)



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