Utente:Salvatore Cammisuli/Rivoluzione e Contro-Rivoluzione

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Rivoluzione e Contro-Rivoluzione
[[File:|250px|center]]
Sigla biblica
Titolo originale Revolução e Contra-Revolução
Altri titoli
Nazione bandiera Brasile
Lingua originale Portoghese
Traduzione Giovanni Cantoni
Ambito culturale
Autore Plinio Corrêa de Oliveira
Note sull'autore
Pseudonimo
Serie
Collana
Editore
Datazione 1959 (la Parte III è del 1977)
Datazione italiana 1963
Luogo edizione San Paolo
Numero di pagine
Genere saggio
Ambientazione
Ambientazione Geografica
Ambientazione Storica

Personaggi principali:

Titoli dei racconti
Della serie {{{Serie}}}
Libro precedente
Libro successivo
Adattamento teatrale
Adattamento televisivo
Adattamento cinematografico
Note
Premi:
Collegamenti esterni:
ID ISBN
Virgolette aperte.png
Se la Rivoluzione è il disordine, la Contro-Rivoluzione è la restaurazione dell'Ordine. E per Ordine intendiamo la pace di Cristo nel Regno di Cristo. Ossia, la civiltà cristiana, austera e gerarchica, sacrale nei suoi fondamenti, antiugualitaria e antiliberale.
Virgolette chiuse.png
(II, II, 1)

Il template Film, all'uscita dalla quarantena o dallo spazio utente, genererà le seguenti categorie:

Categoria:Tutti i libri · Categoria:Libri per titolo in italiano · Categoria:Libri scritti nel 1959 · Categoria:Libri brasiliani · Categoria:Saggi · Categoria:Libri scritti da Plinio Corrêa de Oliveira · Categoria:Plinio Corrêa de Oliveira

Rivoluzione e Contro-Rivoluzione è un saggio del pensatore cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira.

Contenuto

Parte prima: la Rivoluzione

Descrizione del processo rivoluzionario

Dopo l'introduzione, l'opera si apre con la constatazione della crisi dell'uomo contemporaneo. Tale crisi, intesa dall'autore come un processo universale, unitario, totale e predominante, colpisce in particolar modo la Cristianità occidentale, e gli altri popoli nella misura in cui sono influenzati da essa. Questo processo, che Corrêa de Oliveira indica con il nome di Rivoluzione, ha portato alla dissoluzione della Civiltà cristiana medievale attraverso tre fasi: il protestantesimo, l'illuminismo e il comunismo[1].

Si possono "distinguere nella Rivoluzione tre profondità, che cronologicamente fino a un certo punto si compenetrano"[2]: nelle tendenze, nelle idee e nei fatti. Il processo rivoluzionario ha preso avvio da alcune tendenze sregolate dell'uomo occidentale e cristiano. Queste tendenze, che dapprima hanno influenzato la mentalità, le espressioni artistiche e i costumi, hanno poi inciso sulle idee; la trasformazione delle idee, a sua volta, ha operato per modificare le istituzioni, le leggi e i costumi, tanto nell'ordine temporale quanto in quello religioso.

La Rivoluzione, che trova proprio nelle tendenze disordinate la propria più potente forza propulsiva, fin dalla sua prima origine conteneva in sé, seppur in germe, i suoi esiti ultimi: "tutti gli elementi imponderabili dell'esplosione luterana portavano già in sé, in modo autentico e pieno, sebbene implicito, lo spirito di Voltaire e di Robespierre, di Marx e di Lenin"[3]. Ogni fase della Rivoluzione porta alle estreme conseguenze la fase precedente, e gli stessi intervalli del processo non sono che apparenti, funzionali alla fermentazione profonda della Rivoluzione.

Il processo rivoluzionario procede secondo due velocità: la prima, rapida, porta al fallimento sul piano immediato; la seconda, che agisce sul lungo periodo, con marcia lenta, raggiunge invece i propri obiettivi. L'autore porta come esempio i movimenti comunisti che nacquero all'interno del protestantesimo già nel XVI secolo, e che incontrarono sul momento una netta sconfitta[4].

Analisi del processo rivoluzionario

Secondo l'autore, l'attuale processo rivoluzionario non mira alla distruzione di un qualsiasi ordine di cose, ma all'ordine per eccellenza, ovvero la Civiltà cristiana medievale[5]. "In questo senso si comprende che questa Rivoluzione non è soltanto una rivoluzione, ma è la Rivoluzione"[6].

Due sono i valori che esprimono adeguatamente lo spirito della Rivoluzione: l'uguaglianza assoluta e la libertà completa. Secondo l'autore, l'egualitarismo è generato dall'orgoglio, che spinge la persona che ne è affetta a rifiutare dapprima l'autorità a cui è direttamente sottoposta, infine il concetto stesso di autorità. Il liberalismo, invece, trova la propria fonte nella sensualità: la libertà assoluta, infatti, mira unicamente a giustificare il libero corso delle passioni disordinate[7].

L'opera riconosce anche il ruolo della cultura, dell'arte e degli ambienti nel processo rivoluzionario[8]: le idee rivoluzionarie contribuiscono a giustificare agli occhi dell'individuo stesso e di terze persone le tendenze disordinate da cui sono nate; le arti, da parte loro, influenzano nel profondo le persone e favoriscono in loro il sorgere di una mentalità rivoluzionaria; gli ambienti esercitano una loro influenza favorendo costumi buoni o cattivi.

Fra i molteplici aspetti del processo rivoluzionario, l'autore dedica un'attenzione speciale all'atteggiamento della Rivoluzione riguardo i concetti di peccato e Redenzione: la Rivoluzione, nata da tendenze peccaminose, non può non negare il concetto di peccato, pena la ribellione contro la propria stessa causa. Tale negazione avviene tramite il disconoscimento di qualsiasi legge morale e si è realizzata storicamente nelle ideologie liberale e socialista, le quali hanno sostenuto, rispettivamente, la concezione immacolata e delle masse[9]. Negato il concetto di peccato originale e attuale, la Rivoluzione considera inutile la Redenzione operata da Cristo, confida nell'uomo e crede di poter risolvere tutti i problemi dell'umanità per mezzo della scienza e della tecnica.

Parte seconda: la Contro-Rivoluzione

La seconda parte dell'opera espone la Contro-Rivoluzione. Essa

« è, nel senso letterale della parola, spogliata delle connessioni illegittime e più o meno demagogiche che le si sono aggiunte nel linguaggio corrente, una "re-azione". Cioè un'azione diretta contro un'altra azione. Essa sta alla Rivoluzione come, per esempio, la Contro-Riforma sta alla Pseudo-Riforma. »
(II, I, 1)

La Contro-Rivoluzione mira alla restaurazione dell'ordine, distrutto dalla Rivoluzione. Essa può essere definita conservatrice nella misura in cui mira a conservare quanto dell'ordine cristiano sopravvive nella società contemporanea, sebbene si rifiuti di conservare la situazione odierna, fermando il processo rivoluzionario nella fase contemporanea. Essa può essere definita progressista, perché mira al vero progresso, che "consiste nella retta utilizzazione delle forze della natura secondo la legge di Dio e al servizio dell'uomo"[10].

Allo stato attuale, è un contro-rivoluzionario chi conosce la Rivoluzione e la Contro-Rivoluzione nel loro spirito, nelle loro dottrine e nei loro rispettivi metodi, ama la Contro-Rivoluzione e l'ordine cristiano e odia il loro contrario, e orienta i propri ideali e le proprie attività intorno a questo amore e a questo odio.

Allo stato potenziale, sono contro-rivoluzionari coloro che, per cause occasionali, possiedono alcune opinioni rivoluzionarie, senza che queste abbiano intaccato il fondo della loro personalità. Tali persone, messe in guardia e illuminate, assumono facilmente una posizione nettamente contro-rivoluzionaria.

La tattica dei contro-rivoluzionari deve mirare a:

  • scoprire i contro-rivoluzionari attuali, fare in modo che entrino in contatto tra loro e si supportino a vicenda;
  • mirare a orientare rettamente i contro-rivoluzionari potenziali, presentando la Contro-Rivoluzione in tutti i suoi aspetti, religioso, politico, sociale, economico, culturale, artistico e così via;
  • smascherare la Rivoluzione agli occhi dei rivoluzionari mostrandola nella sua interezza, sia nel suo spirito e nelle grandi linee della sua azione che in ciascuna delle sue manifestazioni o manovre apparentemente inoffensive e insignificanti.

La Contro-Rivoluzione deve tendere, in prospettiva, a conquistare le moltitudini, anche se l'esperienza storica insegna che non sono necessarie le masse per attivare i processi storici. Sebbene il contro-rivoluzionario debba mirare, almeno in prospettiva, ai grandi mezzi di comunicazione, se ha a propria disposizione solo mezzi modesti, può efficacemente servirsi di questi per la propria azione contro-rivoluzionaria.

Parte terza: vent'anni dopo

Genesi dell'opera

Citazioni

  • Le molte crisi che scuotono il mondo odierno - dello Stato, della famiglia, dell'economia, della cultura e così via - costituiscono soltanto molteplici aspetti di un'unica crisi fondamentale, che ha come specifico campo d'azione l'uomo stesso. In altri termini, queste crisi hanno la loro radice nei problemi più profondi dell'anima, e da qui si estendono a tutti gli aspetti della personalità dell'uomo contemporaneo e a tutte le sue attività. (Incipit dell'opera)
  • La rivoluzione ha spesso abbattuto autorità legittime, sostituendole con altre prive di qualsiasi titolo di legittimità. Ma sarebbe un errore pensare che essa consista soltanto in questo. Il suo obiettivo principale non è la distruzione di questi o di quei diritti di persone o di famiglie. Più di questo, essa vuole distruggere tutto un ordine di cose legittimo e sostituirlo con una situazione illegittima. E "ordine di cose" non dice ancora tutto. La Rivoluzione vuole abolire una visione del mondo e un modo d'essere dell'uomo con l'intenzione di sostituirli con altri radicalmente opposti. In questo senso si comprende che questa Rivoluzione non è soltanto una rivoluzione, ma è la Rivoluzione. Infatti, l'ordine di cose che si sta distruggendo è la Cristianità medioevale. Ora, la Cristianità non è stata un ordine qualsiasi, possibile come sarebbero possibili molti altri ordini. È stata la realizzazione, nelle condizioni inerenti ai tempi e ai luoghi, dell'unico vero ordine fra gli uomini, ossia della civiltà cristiana. (I, VII, 1)
  • Se tale è la Rivoluzione, la Contro-Rivoluzione è, nel senso letterale della parola, spogliata delle connessioni illegittime e più o meno demagogiche che le si sono aggiunte nel linguaggio corrente, una "re-azione". Cioè un'azione diretta contro un'altra azione. Essa sta alla Rivoluzione come, per esempio, la Contro-Riforma sta alla Pseudo-Riforma. (II, I, 1)
  • Quando gli uomini decidono di collaborare con la grazia di Dio allora nella storia si producono meraviglie: la conversione dell'Impero romano, la formazione del Medioevo, la riconquista della Spagna a partire da Covadonga sono tutti avvenimenti di questo tipo, che accadono come frutto delle grandi risurrezioni spirituali di cui sono suscettibili anche i popoli. Risurrezioni invincibili, perché non v'è nulla che possa sconfiggere un popolo virtuoso e che ami veramente Dio. (II, IX, 3)
Note
  1. Tale idea sviluppa uno spunto del Magistero di papa Pio XII, il quale sosteneva che nei nostri giorni il mondo è minacciato da un "nemico":
    « Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione intellettuale, morale, sociale dell'unità nell'organismo misterioso di Cristo. [...] È un "nemico" divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato. Ed ecco il tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo ad additare come principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità: un'economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio. »
    (Papa Pio XII, Discorso agli Uomini di Azione Cattolica d'Italia del 12 ottobre 1952, online citato in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, I, III, 5)
  2. I, V
  3. I, VI, 1, B
  4. I, VI, 4, A.
  5. « La Cristianità non è stata un ordine qualsiasi, possibile come sarebbero possibili molti altri ordini. È stata la realizzazione, nelle condizioni inerenti ai tempi e ai luoghi, dell'unico vero ordine fra gli uomini, ossia della civiltà cristiana. »
    (I, VII, 1, E)
  6. I. VII, 1, D. Corsivo nostro.
  7. I, VII, 3.
  8. I, X.
  9. Si legge nell'opera:
    « Nella fase liberale e individualista la Rivoluzione ha insegnato che l'uomo è dotato d'una ragione infallibile, d'una volontà ferma e di passioni senza sregolatezze. Da ciò una concezione dell'ordine umano in cui l'individuo, considerato un essere perfetto, era tutto [...] Già nel secolo scorso l'erroneità di questa concezione era diventata evidente, almeno in parte. Ma la Rivoluzione non indietreggiò. Invece di riconoscere il suo errore, lo sostituì con un altro. Fu la concezione immacolata delle masse e dello Stato. Gl'individui sono propensi all'egoismo e possono sbagliare. Ma le masse pensano sempre in modo giusto e non si lasciano mai trascinare dalle passioni. Il loro mezzo d'azione non soggetto a errore è lo Stato. [...] »
    (I, XII, 2)
  10. II, III, 3.
Fonti
  • Autore antico, Titolo, Città, Anno
Bibliografia
  • Autore, Titolo, Casa Editrice, Città, Anno, ISBN XXXXXXXXX
Voci correlate
Collegamenti esterni