Mistero: differenze tra le versioni

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Il termine italiano ''mistèro'', riconosciuto come voce dotta, deriva da due forme italiane più antiche coniate, infatti, intorno al [[XIV secolo]] ed aventi sensi non identici, ossia:
* ''mistèrio'', abbastanza usata in passato in ambito poetico<ref> cfr AA. VV., Dizionario Enciclopedico Italiano Treccani, Istituto Poligrafico dello Stato, [[Roma]] [[1970]], v.7.</ref> ma ancor'oggi fuori da tale ambito viene usata pur se raramente, e comunque sempre nel senso di ''mistèro'', e
* ''mistièro'', abbastanza usata in passato sia in ambito letterario<ref>cfr AA. VV., Grande Dizionario della Lingua Italiana, UTET [[Torino]] [[1978]], v. 10.</ref> che comune ma nel senso di ''mestiere''.
 
La parola italiana deriva, a sua volta, dal latino ''mistērĭum'', in quanto si verifica una variazione nella finale centro-meridionale non toscana di -eriu prima in -erio e poi in -ero<ref> cfr G. Devoto, Dizionario Etimologico, Le Monnier, [[Firenze]] [[1968]].</ref> limitatamente a ''mistèrio'', mentre la stessa variazione avviene da -eriu direttamente in -ero limitatamente a ''mistièro''.
 
Il termine latino deriva da una forma, probabilmente più antica ma sicuramente grecizzata, ossia ''mysterium'' che nell'alto medioevo per confusione con il termine latino ''ministerium'', ''ministero'' e ''mestiere'', viene utilizzato anche in tali sensi negli ambiti del servizio, dell'ufficio o della cerimonia: verosimilmente, secondo alcuni, ciò sarebbe la causa della doppia derivazione italiana, ossia ''mistèrio'' e ''mistièro'', con la conseguenza che in Italiano vengono ridistinte le due accezioni portanti che erano state confuse nel latino medioevale.<ref>L'attuale termine italiano ''mestiere'' non deriva comunque da ''mistièro'' ma dal francese ''mestier'' che deriva, a sua volta, dal latino ''ministerium''.</ref>
 
Il termine latino deriva dal greco ''μυστήριον, mystérion,'' che nella letteratura latina cristiana e profana viene certamente tradotto con la parola ''mysterium'' ma talora anche con la parola ''sacramentum'', ''sacramento''<ref> cfr AA. VV., Grande Dizionario Enciclopedico, UTET, [[Torino]] [[1970]], v. 12.</ref>: una certa distinzione d'uso, per la quale il primo termine sarebbe usato in ambito non liturgico ed il secondo in ambito liturgico, è assolutamente priva di riscontri esaustivi considerato che i due termini sono utilizzati indifferentemente nei due ambiti.
 
Il termine greco, a sua volta, deriverebbe o dal termine greco ''μυητής , mýetēs'' ossia ''iniziatore'', o da altro termine greco ''μυστής , mýstēs'' ossia ''iniziato'': da quest'ultimo termine derivano anche i due termini latini ''mystes'' e ''mysta'' dai quali rispettivamente derivano i due termini italiani ''miste'' e ''mista''.<ref> cfr AA. VV., Dizionario Enciclopedico Italiano Treccani, Istituto Poligrafico dello Stato, [[Roma]] [[1970]], v. 7</ref>
 
Ciascuno dei precedenti due termini greci deriverebbe dal verbo greco ''μυεω, myeō'' ossia "sto chiuso" oppure "mi chiudo" in quanto "chiudo gli occhi" o chiudo la bocca": da tali significati deriverebbe il senso "inizio a culti segreti" o "sono iniziato a culti segreti". In ogni caso la radice del verbo sarebbe il sostantivo greco ''μυς , mýs'' ossia ''topo''.<ref> cfr F. Schenkl e F. Brunetti, Dizionario Greco Italiano Greco, Polaris, [[Genova]] [[1992]]; F. Montanari, GI Vocabolario della Lingua Greca, Loescher, [[Milano]] [[2006]]; e G. Gemoll, Vocabolario greco-italiano, Remo Sandron, [[Palermo]]-[[Milano]] [[1936]].</ref>
 
== Accezione figurativa ==
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