Pentecoste: differenze tra le versioni

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* Nel linguaggio lucano il verbo "apparire", che è sta­to riferito agli [[angelo|angeli]] ({{pb|Lc|1,11; 22,43}}; {{pb|At|7,30-35}}), a Dio ({{pb|At|7,2}}) o al Risorto ({{pb|Lc|24,34}}; {{pb|At|9,17; 26,16}}) dice che siamo di fronte alla [[manifestazione]] di una realtà [[soprannaturale]]: incomincia la descrizione dell'[[effusione]] dello [[Spirito Santo]].
* Le "lingue" (''glôssai'') fanno pensare al "dono delle lingue" che gli apostoli ri­ceveranno, come viene detto poco oltre, e portano a pensare alla connes­sione stretta che esiste tra dono dello Spirito e dono della [[Parola]].
* Il paragone con il "fuoco" riporta al contesto delle teofanie, ed è segno del manifestarsi del divino. Le [[rivelazione|rivelazioni]] di [[Dio]] sono spesso messe in [[relazione]] con l'[[imma­gine]] del fuoco, che diviene simbolo di [[alterità]] e di [[santità]]; in particolare lo è quella del Sinai ({{pb|Es|19,18; 24,17}}), ma anche quella della manifestazione di Dio a [[Mosè]] nel [[roveto ardente]], dove il fuoco arde ma non consuma ({{pb|Es|3,1­-6}}). Anche il [[Giovanni Battista|Battista]] aveva associato lo Spirito Santo al fuoco ({{pb|Lc|3,16}}).
* Le "lingue" viste nell'atto di dividersi vanno poi a posarsi su ciascuno dei presenti. Il verbo "si posò" è formulato nel testo [[lingua greca|greco]] al singolare (''ekáthisen''), per fare meglio allusione allo Spirito; esso significa più esattamente "si stabilì". Con questa immagine il narratore vuole dire che lo Spirito santo è presenza divina, è come fuoco che [[purificazione|purifica]] e che avvolge, e con la sua azione unica e singolare, prende possesso di ogni persona, si adagia per poi rimanere su ciascuno dei presenti, come lo Spirito "discese e si fermò" su Gesù al momento del suo [[battesimo di Gesù|battesimo]] ({{pb|Gv|1,32-33}}).
 

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