Profeta: differenze tra le versioni

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Il termine deriva dal verbo [[lingua greca|greco]] ''pro-phemi'', "parlare al posto di", "parlare in favore di". Il termine [[lingua ebraica|ebraico]] è invece ''nabi'', affine alla parola [[lingua accadica|accadica]] ''nabù'', ed in questa lingua ha un significato più vasto perché include il fatto di "essere chiamato" e "inviato".
 
Il profeta, dunque, non è un indovino, uno che predice il [[futuro]], come l'uso comune del termine potrebbe portarci a credere. Se "prevede" il futuro è perché, inserito nella sua [[cultura]], attraverso la sua [[esperienza]] e storia personale e partendoobbedendo da tuttoa ciò che gli ha suggeritoispirato lo il[[Spirito passatoSanto]], osserva il presente prevedendone le conseguenze alla luce della [[Bibbia|Parola di Dio]].
 
Il profeta è il confidente ed il [[messaggero]] di [[Dio]] e, negli avvenimenti, si preoccupa di mettere in evidenza la presenza di Dio nella [[storia]] e, soprattutto, la Sua [[volontà di Dio|volontà]] riguardo alle circostanze [[morali]], [[politica|politiche]] e [[società|sociali]] che si trova a vivere e con le opportunità che la [[vita]] gli offre.
 
L'atteggiamento del profeta è duplice:
* ''denunciasegnala'' i [[male|mali]] della società, le [[strutture di peccato]] che ostacolano un sano sviluppo della persona e della comunità;
* ''annunciarivela'' un'alternativa, una volontà diversa da parte di Dio, per il bene di tutti.
Il [[profetismo]] è un fenomeno comune alle [[tre]] grandi [[religione|religioni]] [[monoteismo|monoteistiche]]: quella [[cristianesimo|cristiana]], quella [[ebraismo|ebraica]] e quella [[islamismo|musulmana]]. Tutte e tre queste religioni, infatti, credono che Dio si sia fatto presente in mezzo agli uomini attraverso degli intermediari: i profeti.
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