Castagna

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Vino
STILL LIFE WITH ROASTED CHESTNUTS ON A PLATE.PNG
Giacomo Ceruti, Natura morta con caldarroste su un piatto (prima metà del XVIII secolo), olio su tela; collezione privata
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Tipologia Frutta
Etimologia
Origini
Caratteristiche
Significato castità, semplicità, provvidenza divina
Personaggi biblici
Persone cristiane
Persone storiche
Personaggi letterari
Simboli
correlati
Fonti bibliche e cristiane
Fonti storiche e letterarie
Episodi biblici e cristiani
Episodi storici e letterari

La castagna è il frutto commestibile del castagno, costituito da un pericarpo di colore marrone lucente, contenente una polpa bianca e farinosa, protetto esternamente da una scorza spinosa, detta riccio. Il suo nome, secondo la tradizione, deriva da Castanis, una città del Ponto, in Asia Minore, dove si pensava che provenisse la pianta e dove era coltivata sin dai tempi antichi.

Storia

In epoca romana si conoscevano già le caldarroste e Apicio (II-I secolo a.C.), cuoco e scrittore romano, nel suo De re coquinaria (in italiano, L'arte culinaria) suggerisce di cucinarle nel tegame con spezie, erbe aromatiche, aceto, miele, mosto cotto, olio e pepe.[1] Lo scrittore e naturalista Plinio il Vecchio (2379), nella Naturalis Historia, racconta che la castagna veniva chiamata "ghianda di Dio", e probabilmente per questa ragione venne successivamente considerata frutto di Cristo. L'autore latino, inoltre, non si spiega come un frutto comunemente ritenuto di così scarsa importanza possa essere protetto con tanta cura dal riccio esterno che lo contiene.[2]

Durante il Medioevo i contadini in montagna si cibavano di castagne, facendo una sorta di pane con la farina derivata da esse. Come cibo rurale compaiono raramente nei ricettari dei cuochi delle corti medioevali e rinascimentali.

Alla fine del XVIII secolo, tuttavia, la castagna riscosse nuovo favore nella gastronomia delle classi elevate quando con il Trattato della castagna lo stesso Antoine Parmantier (17371813), agronomo e nutrizionista francese, che aveva valorizzato anche la patata, ne promosse direttamente il consumo.

Nel XIX secolo, a seguito della diffusione del "mal dell'inchiostro" che guastò ingenti quantità di prodotto, le castagne divennero una risorsa alimentare secondaria.

Esegesi biblica e cultura cristiana

Nell'esegesi biblica alla castagna si attribuisce il valore di castità, poiché il suo nome latino castanea (dal greco kastanon) contiene la radice casta ovvero "pura". Pertanto proprio per l'etimologia del termine e per la sua particolare conformazione, chiusa in un guscio con aculei spinosi, è associata a Maria come riferimento alla concezione virginale di Cristo: la castagna è racchiusa in un guscio di spine senza esserne scalfita, così come la Madonna è immune dal peccato originale nonostante questo la circondi.

Per il presbitero e teologo Filippo Picinelli (16041678) è la metafora del buon cristiano, che fuori mostra le spine come il riccio, ma dentro è pieno di virtù come la castagna, gustosa e nutriente. Essa rappresenta anche la povertà, sia per essere un cibo semplice sia per essere brutta fuori ma dentro assai virtuosa.[3]

Note
  1. Apicio, De re coquinaria, V, 12
  2. Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XV, 92; XVII, 147.
  3. Filippo Picinelli, Mundus Symbolicus (Colonaie Agrippinae 1687), lib. X, cap. 6
Bibliografia
Voci correlate