Pane

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Pane
Michelangelo Caravaggio 012.jpg
Caravaggio, Pane, vino e acqua (part. dalla Cena in Emmaus), 1601, olio e tempera su tela; Londra, National Gallery
Altro nome {{{altro nome}}}
Tipologia Alimento
Etimologia
Origini
Caratteristiche
Significato Corpo di Cristo, nutrimento e vita
Personaggi biblici
Persone cristiane
Persone storiche
Personaggi letterari
Simboli
correlati
Fonti bibliche e cristiane
Fonti storiche e letterarie
Episodi biblici e cristiani
Episodi storici e letterari
Virgolette aperte.png
47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. 48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.
Virgolette chiuse.png

Fin dall'antichità il pane è l'alimento più diffuso nell'area mediterranea. Interessa, quindi, i bisogni primordiali dell'umanità, ed è in stretta relazione con il nutrimento e la vita, mentre è all'opposto con la fame.

Come tale, però, il pane non si trova in natura, ma si ottiene solo "con il sudore della fronte", come si legge in Gen 3,19 . La farina ricavata dal grano deve essere impastata con il lievito e lasciata fermentare prima della cottura.

Nella Bibbia

Dirk Bouts, Incontro tra Abramo e Melchisedek (1464 - 1467), tempera su tavola; Lovanio (Belgio), chiesa di San Pietro

Antico Testamento

Nella Genesi, Melchisedek reca in dono ad Abramo il pane ed il vino quando questi sconfisse i cananei (Gen 14,18-20 ).

Nell'Esodo gli israeliti, nella fretta di lasciare l'Egitto, mangiarono pane azzimo, cioè non fermentato. A ricordo di questo fatto e, più in generale a significare la disposizione al passaggio ad una realtà nuova, gli Ebrei in occasione della festa di Pasqua mangiano pane non lievitato (Es 12,15 ):

« Per sette giorni voi mangerete azzimi. Già dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sarà eliminata da Israele»

Nuovo Testamento

Nel Nuovo Testamento i racconti della moltiplicazione dei pani tendono ad accreditare Gesù come il Messia che prepara un pasto abbondante per il popolo di Dio.

Pane ed Eucaristia

Ai cristiani il pane ricorda soprattutto l'Ultima Cena nella quale Gesù ordinò ai suoi discepoli di mangiare il pane e bere il vino a ricordo della sua morte in croce.

In obbedienza al comandamento di Gesù, i primi cristiani si riunivano la domenica, che era appunto il dies dominicus, per un'agape fraterna nel corso della quale aveva luogo la frazione del pane, la celebrazione liturgica che diede origine alla messa.

In continuità con la Pasqua ebraica anche i cristiani impiegarono pane azzimo nelle loro celebrazioni liturgiche.

Giovanni Lanfranco, Moltiplicazione dei pani e dei pesci (1624 - 1625), olio su tela; Dublino (Irlanda), National Gallery

L'esigenza, infine, di dare il pane eucaristico ad un numero spesso elevato di fedeli, ha favorito l'uso dell'ostia,[1] una particola di pane che, dopo la consacrazione viene distribuita ai partecipanti alla messa, i cui primi esemplari risalgono al IX secolo.

Gesù paragona il pane alla sua carne:

« In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. »

Iconografia cristiana

La Moltiplicazione dei pani e dei pesci e l'Ultima Cena sono i principali episodi evangelici che hanno dato l'occasione agli artisti cristiani di raffigurare il pane. Si tratta di due brani rappresentati frequentemente e spesso accostati fra loro, poiché il primo simboleggia il compimento neotestamentario del dono della manna (Es 16,4-35 ), ed accredita Gesù come il profeta annunciato da Mosè (Dt 18,15-19 ) e preannuncia il dono dell'Eucaristia, che diverrà realtà nell'Ultima Cena.

Ambito romano, Pesce con cesto di pane (III secolo), affresco; Roma, Catacomba di San Callisto

Le opere più antiche presentano il pane, sparso in briciole o in pezzi su una tavola o dentro dei canestri, accompagnato spesso da pesci. Questi ultimi se sembrano vivi, si tratta di raffigurazioni delle apparizioni pasquali di Gesù, sia nel cenacolo a Gerusalemme (Lc 24,42 ) sia sulle rive del lago di Tiberiade (Gv 21,9 ), mentre quando il pesce è cucinato evoca l’Ultima Cena o quando appare isolato o posto in un angolo, richiamando il vocabolo greco ichthys, simboleggia la presenza reale del Cristo. È necessario, inoltre, evidenziare che queste antiche raffigurazioni della comunione si trovano in particolare nelle aree funerarie. Con essi si voleva ricordare che il pane dell’Ultima Cena è il "pane di vita" (Gv 6,48 ) che Gesù dona ai suoi discepoli, la vita eterna. Il pane in questo caso è simbolo della risurrezione.

Nell'arte cristiana, il pane eucaristico è raffigurato in forme e dimensioni variabili: alcuni sono sferisci ed altri piatti; bianchi o con una crosta dorata; piccoli, poco più di un boccone, oppure enormi come pagnotte da 3 o 4 chili l'uno; solcati da profonde incisioni o in forma di piccole ciambelle (dette corone). La maggior parte dei pani raprresentati sono rotondi, anche se ne trovano di quadrati. Alcune volte recano simboli o iscrizioni, più o meno leggibili, come croci o cristogrammi.

Raramente prima del XVI secolo ma assai spesso successivamente il pane eucaristico è stato simboleggiato da spighe di grano, più o meno stilizzato, secondo lo stile dell'artista.

Santi correlati

Il pane portato dagli uccelli a san Benedetto da Norcia e san Paolo di Tebe è presente nelle opere che li raffigurano.

Inoltre, è utilizzato come attributo dei seguenti santi:

Note
  1. L'ostia è fatta di pasta, ottenuta amalgamando la farina con l'acqua, che poi viene pressata fra due valve di ferro o con uno stampo.
Bibliografia
  • Jean Chevalier et al., Dizionario dei simboli, vol. I, Editore BUR-Rizzoli, Milano 1983, pp. 182 - 183 ISBN 9788830403789
  • James Hall, Dizionario dei soggetti e dei simboli nell'Arte, col. "I Marmi", Editore Longanesi & C., Milano 1983, p. 315 ISBN 9788830403789
  • Corinne Morel, Dizionario dei simboli, dei miti e delle credenze, Editore Giunti, Firenze 2006, pp. 633 - 634 ISBN 9788809040717
  • Edouard Urech, Dizionario dei simboli cristiani, col. "La via dei simboli", Editore Arkeios, Roma 1995, pp. 190 - 194 ISBN 9788886495035
Voci correlate