Chiesa di San Giacomo Apostolo dei Domenicani (Forlì)
Chiesa di San Giacomo Apostolo dei Domenicani | |
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Stato | Italia |
Regione | Emilia Romagna |
Provincia | Forlì-Cesena |
Comune | Forlì |
Diocesi | Forlì-Bertinoro |
Religione | Cattolica |
Oggetto tipo | Chiesa e Convento |
Dedicazione | San Giacomo il maggiore |
Data fondazione | ante 1250 |
Inizio della costruzione | prima del 1250 |
Distruzione | crollo parziale della chiesa nel 1978 |
Soppressione | 1797, poi, dopo un ritorno dei Domenicani nel 1818, nel 1867 |
Il Convento di San Domenico, con la relativa chiesa di San Giacomo, è uno dei luoghi di culto cattolici oggi scomparsi di Forlì.
Storia
La chiesa, che era connessa al convento dei Domenicani, uno tra quelli di più antica fondazione, si trova sull'attuale Piazza Guido da Montefeltro.
Il complesso ha origine nella prima metà del XIII secolo ed ha avuto una notevole importanza religiosa e culturale. Vi vissero, tra gli altri: il Beato Marcolino Amanni da Forlì, il Beato Giacomo Salomoni da Venezia, il Beato Carino Pietro da Balsamo, prima eretico ed attentatore di San Pietro Martire da Verona, poi pentito e convertito.
Agli inizi del Quattrocento vi eseguì una serie di affreschi il pittore giottesco Guglielmo degli Organi. Il chiostro è invece dei primi anni del XVI secolo.
La chiesa, nel XVIII secolo, venne riedificata ed ingrandita su disegno di Giuseppe Merenda, ma venne danneggiata da scosse telluriche nel 1781.
Con l'occupazione francese e la conseguente soppressione degli Ordini religiosi, la chiesa fu chiusa e parzialmente spogliata (1797). Dal 1808, il convento ospitò un teatro.
Dopo il breve ritorno dei Domenicani (dal 1818), la nuova soppressione degli Ordini religiosi (1867) portò alla definitiva sconsacrazione della chiesa, che, dopo essere stata per breve tempo magazzino comunale, passò all'amministrazione militare. Divenne così Scuola di Maneggio o Cavallerizza, mentre il convento era adibito a caserma (intitolata ad Achille Cantoni) ed a panificio militare.
Successivamente, gli edifici furono abbandonati fino a che, dopo anche un parziale crollo del tetto della chiesa (1978), tornarono nella disponibilità dell'Amministrazione comunale, che eseguì ingenti lavori di restauro fino a far diventare il convento un'importante sede museale e la chiesa un auditorium.
A seguito del restauro, una Crocifissione, copia secentesca dal Tintoretto, a lungo custodita nella Pinacoteca comunale, è stata ricollocata nella sua posizione originaria, nella controfacciata, sulla porta d'entrata[1].
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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