Comunità ebraica di Forlì
Una Comunità ebraica di Forlì, fiorente anche se non sempre numerosa, è attestata già nel XIII secolo, in particolare nel periodo dell'autogoverno cittadino, fino al Cinquecento. La storia della Forlì ebraica è riproposta in un'apposita sezione dei musei civici, Forlì Ebraica. Gli ebrei a Forlì: identità della città, a Palazzo Romagnoli[1].
La comunità
Nel medioevo si ha notizia dell'esistenza d'una scuola ebraica in città fin dal XIII secolo, mentre la più antica immagine italiana dell'araldica ebraica (1383) proviene da Forlì: si trova in un manoscritto appartenuto ad un certo Daniele di Samuele, oggi al British Museum; inoltre, uno statuto civico forlivese del 1359 ci testimonia la stabilità della presenza degli Ebrei e dei loro banchi. Insomma, Forlì fu un importante centro di affari e di vita culturale ebraica. Nel Medioevo gli Ebrei a Forlì potevano possedere terreni e fabbricati. Col Cinquecento, però, la possibilità si restrinse ai soli fabbricati, anche a causa del passaggio della città al dominio diretto dello Stato della Chiesa[2].
A ulteriore riprova della significativa presenza ebraica nella Forlì medioevale, sono conservati, nell'Archivio di Stato di Forlì, dei registri dei secoli XVI e XVII avvolti con manoscritti medioevali ebraici in pergamena[3].
Il Congresso del 1418
Vi fu un importante congresso dei delegati delle comunità ebraiche di Padova, di Ferrara, di Bologna, delle città della Romagna e della Toscana, nonché di Roma: fu convocato a Forlì il 18 maggio 1418: vi si presero decisioni sul comportamento (etico e sociale) che gli Ebrei avrebbero dovuto tenere, e si inviò una delegazione al Papa Martino V per la conferma degli antichi privilegi e la concessione di nuovi.
Voci correlate | |
Note | |
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