Iconoclastia: differenze tra le versioni

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== L'opera di Leone III ==
 
[[Immagine:Clasm Chludov.jpg|thumb|left|Folio 67 del [[Salterio Chludov]] (IX secolo)]]
 
Per abbattere queste correnti eretiche, l'imperatore Leone III di Bisanzio, originario di Germanicea, promanò un editto imperiale del [[726]] che decretava l'eliminazione di queste raffigurazioni. Ciò condusse ad una generalizzata rivolta degli iconolatri dell'Impero (detti ''[[iconodulia|iconoduli]]'').
 
La riforma religiosa di Leone III va iscritta in una più ampia opera generale interna all'Impero, ai fini della quale i pauliciani rappresentavano un pericolo. Fu anche per togliere loro il pretesto di una ribellione che l'imperatore decise di assecondare le loro richieste. Non mancavano, insomma, ragioni politiche e di opportunità nell'operato di Leone: l'iconoclastia serviva anche a combattere lo strapotere dei [[monachesimo|monaci]] che, da un lato, facevano ampio mercato delle icone, rafforzando in tal modo la loro condizione economica e la loro influenza politica all'interno dell'Impero, e, dall'altro, suggestionavano le folle, sottraendo influenza alla corte imperiale. La foga iconoclasta diede a Leone III la possibilità di impossessarsi delle immense ricchezze dei monaci. Giunse, in ogni caso, anche la sanzione ecclesiastica: un concilio convocato nel [[754]] da Costantino V, tenutosi nel palazzo di Hieria (posto sul lato asiatico del Bosforo), gli diede ragione.
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