Libro di Isaia: differenze tra le versioni

Vai alla navigazione Vai alla ricerca
nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
 
È in questa fase che si colloca il cosiddetto ''libretto dell'Emmanuele'', in cui Isaia annuncia ad Acaz la nascita del suo primo figlio (il futuro re Ezechia) come segno della benevolenza di [[Tetragramma biblico|Jhwh]]. Questo brano è stato successivamente interpretato dalla tradizione [[cristianesimo|cristiana]] come annuncio della nascita di [[Gesù]].
 
=== Il regno di Ezechia e l'assedio a Gerusalemme ===
 
La politica prudente suggerita da Isaia risparmia al regno di Giuda la sorte che invece tocca a Samaria, assediata da Salmanassar V nel 724, e poi soggetta alla deportazione da parte di Sargon II nel 720. Tuttavia, il giogo assiro si fa più duro, ed [[Ezechia]], successo al padre nel 727, tenta di ribellarsi nel 705 approfittando della morte di Sargon II, ma con esiti disastrosi: il successore di Sargon II, [[Sennacherib]], interviene prontamente e assedia Gerusalemme. Isaia interviene ancora a predire la fine dell'assedio, che effettivamente Sennacherib scioglie improvvisamente dopo pochi mesi, richiamato dalla notizia di una congiura di corte contro di lui.
 
Isaia è anche uno degli ispiratori della grande riforma religiosa avviata da Ezechia. Questi mette al bando le usanze idolatre e animiste che gli ebrei avevano adottato imitando i popoli vicini. Isaia si scaglia così contro i pasti sulle alture, i sacrifici umani (prevalentemente di bambini o ragazzi), i simboli sessuali, gli idoli di ogni forma e materiale. Altro bersaglio della riforma, e delle invettive di Isaia, sono le forme cultuali puramente esteriori, ridotte quasi a pratiche magiche. In particolare, condanna senza mezzi termini il digiuno, le elemosine, le ricche offerte, quando non sono seguite da una condotta di vita moralmente corretta, dal rispetto verso il prossimo, dal soccorso alla vedova e all'orfano, dall'onestà nell'esercizio di cariche pubbliche.
 
=== L'ascesa di Ciro e la speranza ===
 
La scena si sposta piuttosto bruscamente in un'altra epoca, in un luogo imprecisato, ma forse fra gli esiliati in Babilonia. La distruzione del Tempio e la deportazione sono sullo sfondo, lontani e comunque ancora dolorosi, ma appare finalmente una speranza, rappresentata dalla figura di Ciro il Grande, che Jhwh chiama suo servo inconsapevole (''tu non mi conosci''), affidandogli l'alta missione di consentire il ritorno in patria degli esuli e la ricostruzione del Tempio.
 
Questa parte, preceduta dai capitoli 36-39 di carattere storico, è caratterizzata dalla quasi totale assenza di oracoli di condanna. Salvo l'ultima parte, in cui torna a tratti la condanna per l'infedeltà all'alleanza, questa seconda parte è un messaggio di speranza rivolto a tutta l'umanità, non soltanto ad Israele. La figura di Ciro catalizza le speranze degli esiliati, è il docile strumento della volontà di Jhwh che abbatte la prepotenza di Babilonia, sempre presentato favorevolmente, nonostante non conosca Jhwh.
 
== Il problema degli autori ==
[[Immagine:Raphael Isaiah.JPG|thumb|Il profeta Isaia, dipinto da [[Raffaello Sanzio|Raffaello]].]]
Gli autori del [[Nuovo Testamento]], come per l'esegesi successiva fino al [[XVIII secolo]], attribuiscono tutto il libro ad un unico autore, il [[profeta Isaia]]. Per esempio, vedi {{passo biblico2|Mt|3,3}} e {{passo biblico2|Mt|4, 14-16}} con {{passo biblico2|Is|40,3}} e {{passo biblico2|Is|9,1-2}}; anche {{passo biblico2|Gv|12,38-41}} con {{passo biblico2|Is|53,1}} e {{passo biblico2|Is|6,1-10}}). L’intero libro di Isaia è stato tramandato per secoli come un’unica opera, non due o più.
 
Con lo sviluppo della filologia e l'applicazione del metodo storico- critico anche ai testi sacri i capitoli da 40 a 66 sarebbero stati scritti da un personaggio non identificato vissuto verso la fine dell'[[esilio babilonese|esilio degli ebrei in Babilonia]]. Altri avanzano l’ipotesi che altre parti ancora non siano state scritte da Isaia.
 
Coloro che attribuiscono il libro a più di uno scrittore non ritengono che ''Isaia'' abbia predetto con quasi due secoli di anticipo che un sovrano di nome Ciro avrebbe liberato gli ebrei esiliati, ma ritengono, in base a considerazioni filologiche (il tipo di lingua, lo stile ecc) che sia stato scritto successivamente. Mettere in evidenza le tappe di formazione di un testo sacro non significa ritenerlo privo di ispirazione ma permette piuttosto una maggiore comprensione del testo anche attraverso gli strumenti della critica e della filologia contemporanee.
 
Chi invece sostiene l'unicità dell'autore del testo, spiega questa conoscenza ''profetica'' come manifestazione della capacità di Jhwh di predire in anticipo e nel dettaglio la liberazione degli ebrei. Chi sostiene l'ispirazione divina di questo testo, utilizza come prova anche la presenza nei capitoli successivi al 40 delle profezie che per loro si sono applicate al Messia [[Gesù Cristo]] e questo contrasta con la possibilità che sia una raccolta di opere posteriori; inoltre in tutto il libro di Isaia compare l'espressione il ''Santo d'Israele'' 12 volte dal capitolo 1 a 39 e 13 dal 40 al 66, mentre nel resto della Bibbia compare solo 6 volte.
 
[[Giuseppe Flavio]], storico ebreo del [[I secolo]], indicò che le profezie di Isaia relative a Ciro furono scritte nell’[[VIII secolo a.C.]], e scrisse che Ciro ne era al corrente: «Ciro seppe queste cose leggendo il libro profetico lasciato da Isaia duecento e dieci anni prima».<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Antichità giudaiche]]'', XI, 1, 2, a cura di L. Moraldi, UTET, Torino, 1998.</ref>
 
La critica al libro di Isaia sembra risalire ai commentatori ebraici medievali che disponevano di una cronologia di questi eventi abbastanza precisa da permettere loro di dubitare che il libro di Isaia fosse stato scritto da una sola persona. Tali eventi, infatti, coprono un intervallo temporale di circa due secoli (dal [[740 a.C.]] circa a [[538 a.C.]] circa).
 
Altre considerazioni di carattere stilistico e storico inducono molti studiosi a ritenere che il libro di Isaia sia stato scritto da tre persone, in tempi e luoghi diversi. Si parla così di Proto-Isaia, Deutero-Isaia e Trito-Isaia.
 
===Manoscritti del Mar Morto===
Il ritrovamento dell'intero manoscritto isaiano fra i [[rotoli del Mar Morto]] (1QIsa, attribuito alla fine del II secolo a.C.) ha però indotto alcuni a distinguere due soli autori. Infatti il manoscritto mostra un'evidente interruzione dopo il capitolo 39, che si ritiene intenzionale e il cui significato potrebbe essere proprio la netta separazione fra l'opera del primo autore e quella del secondo. Va tuttavia notato che il primo versetto di quello che ora conosciamo come il capitolo 40 comincia nell’ultima riga di una colonna e termina nella colonna successiva, mentre un secondo autore avrebbe cominciato a scrivere all'inizio di una colonna, non alla fine.
 
Secondo l'ipotesi dei due autori, il Deutero-Isaia avrebbe considerato la sua opera come la naturale continuazione di quella del Proto-Isaia. Le differenze di stile nella seconda parte del testo potrebbero essere dovuto alla redazione in due fasi distinte: il Deutero-Isaia sarebbe cioè tornato sulla sua opera in un secondo tempo per continuare ad elaborarla e riattualizzarla dopo che gli esiliati avevano riscontrato gravi difficoltà e delusioni una volta tornati dall'[[esilio babilonese]].
 
Da notare, a questo proposito, i capitoli 36-39 che sembrano fare da collegamento fra le due parti principali. Questi capitoli sono infatti di carattere prevalentemente storico piuttosto che profetico, e preludono al capitolo 40 con cui inizia il Deutero-Isaia vero e proprio.
 
La scoperta dei manoscritti del Qumran ha introdotto nuovi elementi che possono mettere in dubbio l'autenticità del [[testo masoretico]]. Un esempio di differenze tra testo masoretico e Qumranico del [[libro di Isaia]] è la seguente tabella<ref>{{en}}{{cita libro| Emanuel | Tov | Textual Criticism of the Hebrew Bible | 2001 | Uitgeverij Van Gorcum | The Netherlands}}</ref>:
{| class="prettytable"
! Tipi di differenze tra 1QIsa<math>^b</math> e [[Codex Leningradensis]] || Numero
|-
| Ortografia || 107
|-
| Aggiunta del congiuntivo ''waw'' || 16
|-
| Mancanza del congiuntivo ''waw'' || 13
|-
| Articoli (aggiunta/omissione) || 4
|-
| Differenze nelle consonanti || 10
|-
| Lettere mancanti || 5
|-
| Differenze nei numeri || 14
|-
| Differenze nei pronomi || 6
|-
| Forme grammaticali diverse || 24
|-
| Preposizioni diverse || 9
|-
| Parole diverse || 11
|-
| Parole omesse || 11
|-
| Parole aggiunte || 6
|-
| Sequenze diverse || 4
|}
Il congiuntivo ''waw'' serve per collegare parole, clausole o frasi.
 
Sulla base delle aggiunte a 1QIsa<math>^a</math> di ciò che costituisce Isaia 38:21-22 nel [[testo masoretico]], è stato suggerito da alcuni studiosi che i due versi del testo masoretico ed altre testimonianze costituiscano una tarda aggiunta editoriale al libro. <ref>{{en}}{{cite paper
| last =
| first =
| author = Talmon
| authorlink =
| coauthors =
| title = The Textual Study of the Bible — A New Outlook
| version =
| pages =
| publisher = Qumran and the History of the Biblical Text (ed. FM Cross and S. Talmon; Cambridge, MA, 1975)
| date = 1976
| doi =
| doi_brokendate =
| id =
| url =
| format =
| accessdate =
}}</ref>
 
 
==Collegamenti esterni==
8 770

contributi

Menu di navigazione