Anno Giubilare: differenze tra le versioni

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[[File:Giubileo della Redenzione - Apertura della Porta Santa.jpg|thumb|300px|right|[[Giovanni Paolo II]] apre la [[Porta Santa]] in occasione del [[Giubileo del 1983|Giubileo della Redenzione]] nel [[1983]]]]
{{quote iniziale|L'indulgenza si ottiene mediante la Chiesa che, in virtù del potere di legare e di sciogliere accordatole da Gesù Cristo, interviene a favore di un cristiano e gli dischiude il tesoro dei meriti di Cristo e dei santi perché ottenga dal Padre delle misericordie la remissione delle pene temporali dovute per i suoi peccati. Così la Chiesa non vuole soltanto venire in aiuto a questo cristiano, ma anche spingerlo a compiere opere di pietà, di penitenza e di carità.|''[[CCC]]'' 1478, ''[http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p2s2c2a4_it.htm online]''}}
L''''Anno Giubilare''' è un periodo che si ricollega alla celebrazione [[ebraismo|ebraica]] del [[Giubileo]].
 
Nella tradizione cattolica, il '''Giubileo''' o '''Anno Giubilare''' o '''Anno Santo''', è un periodo di circa un anno nel quale la Chiesa concede particolari [[indulgenze]] che ottengono la remissione delle pene temporali grazie a opere di pietà, di penitenza e di carità.
Viene comunemente detto "Anno Santo", non solo perché si inizia, si svolge e si conclude con solenni [[rito|riti sacri]], ma anche perché è destinato a promuovere la [[santità]] di vita.
 
Il riferimento teorico è quello del classico [[Giubileo ebraico]] descritto nell'Antico Testamento, il quale aveva una connotazione prettamente sociale per la riconciliazione delle ingiustizie umane, con liberazione di schiavi e prigionieri e condono dei debiti.
L'Anno Giubilare può essere: ordinario, se legato a scadenze prestabilite; straordinario, se viene indetto per qualche avvenimento di particolare importanza.
Dal primo [[Giubileo del 1300]] fino al [[Giubileo della Misericordia]] del [[2016]] si sono tenuti 30 giubilei, con indizioni (ordinarie, se legati a ricorrenze prestabilite, o straordinarie) e modalità che sono state variegate nei secoli.
 
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CHE COS'E' IL GIUBILEO
 
Nella tradizione cattolica il Giubileo è un grande evento religioso. E' l'anno della remissione dei peccati e delle pene per i peccati, è l'anno della riconciliazione tra i contendenti, della conversione e della penitenza sacramentale e, di conseguenza, della solidarietà, della speranza, della giustizia, dell'impegno al servizio di Dio nella gioia e nella pace con i fratelli. L'anno giubilare è soprattutto l'anno di Cristo, portatore di vita e di grazia all'umanità.
 
Le sue origini si ricollegano all'Antico Testamento. La legge di Mosé aveva fissato per il popolo ebraico un anno particolare: "Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel Paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, Né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è il giubileo, esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. In quest'anno del giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo" (Libro del Levitico). La tromba con cui si annunciava questo anno particolare era un corno d'ariete, che in ebraico si dice "Yobel", da cui deriva la parola "Giubileo". La celebrazione di quest'anno comportava, tra l'altro, la restituzione delle terre agli antichi proprietari, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi e il riposo della terra. Nel Nuovo Testamento Gesù si presenta come Colui che porta a compimento l'antico Giubileo, essendo venuto a "predicare l'anno di grazia del Signore" (Isaia).
 
Il Giubileo del 2000 assume un'importanza speciale perché, facendosi quasi ovunque il computo del decorso degli anni a partire dalla venuta di Cristo nel mondo, vengono celebrati i duemila anni dalla nascita di Cristo (prescindendo dall'esattezza del computo cronologico). Non solo, ma si tratta del primo Anno Santo a cavallo tra la fine di un millennio e la fine di un altro: il primo Giubileo, infatti, fu indetto da Papa Bonifacio VIII nel 1300. Il Giubileo dell'anno 2000 vuole essere, così, una grande preghiera di lode e di ringraziamento per il dono dell'Incarnazione del Figlio di Dio e della Redenzione da lui operata.
 
Il Giubileo, comunemente, viene detto "Anno santo", non solo perché si inizia, si svolge e si conclude con solenni riti sacri, ma anche perché è destinato a promuovere la santità di vita. E' stato istituito infatti per consolidare la fede, favorire le opere di solidarietà e la comunione fraterna all'interno della Chiesa e nella società, richiamare e stimolare i credenti ad una più sincera e coerente professione di fede in Cristo unico Salvatore.
 
Il Giubileo può essere: ordinario, se legato a scadenze prestabilite; straordinario, se viene indetto per qualche avvenimento di particolare importanza. Gli Anni Santi ordinari, celebrati fino ad oggi, sono 25; quello del 2000 sarà il ventiseiesimo. La consuetudine di indire Giubilei straordinari risale al XVI secolo: la loro durata è varia, da pochi giorni ad un anno. Gli ultimi Anni Santi straordinari di questo secolo sono quelli del 1933, indetto da Pio XI per il XIX centenario della Redenzione, del 1983, indetto da Giovanni Paolo II per i 1950 anni della Redenzione. Nel 1987 Giovanni Paolo II ha indetto anche un Anno Mariano.
 
STORIA DEI GIUBILEI
 
Il primo Giubileo ordinario fu indetto nel 1300 da Papa Bonifacio VIII, della nobile famiglia dei Caetani, con la Bolla "Antiquorum Habet Fida Relatio". Ne fu occasione remota l'ondata di spiritualità, di perdono, di fratellanza che si stava diffondendo in tutta la cristianità in contrapposizione agli odi e alle violenze dominanti in quell'epoca. L'occasione immediata è da riallacciare alla voce, iniziata a circolare nel dicembre 1299, secondo la quale nell'anno centenario i visitatori della basilica di San Pietro avrebbero ricevuto una "pienissima remissione dei peccati". L'enorme afflusso di pellegrini a Roma indusse Bonifacio VIII a concedere l'indulgenza per tutto l'anno 1300 e, in futuro, ogni cento anni. Tra i pellegrini di questo primo Giubileo vanno ricordati: Dante, Cimabue, Giotto, Carlo di Valois, fratello del re di Francia, con sua moglie Caterina. Dante Alighieri ne conserva un'eco in alcuni versi del Canto XXXI del Paradiso della "Divina Commedia".
 
Dopo il trasferimento della sede del Papa ad Avignone (1305-77) vennero formulate numerose richieste perché il secondo Giubileo fosse indetto nel 1350 e non nel 1400. Clemente VI acconsentì e ne fissò la scadenza ogni 50 anni. Alle basiliche da visitare, San Pietro e San Paolo fuori le mura, aggiunse quella di San Giovanni in Laterano. Successivamente, Urbano VI decise di spostare la cadenza a 33 anni, in riferimento al periodo della vita terrena di Gesù. Alla sua morte, il nuovo pontefice, Bonifacio IX, diede inizio all'Anno Santo del 1390. L'avvicinarsi della fine del secolo e l'afflusso consistente di pellegrini lo indussero ad indire un nuovo Giubileo nel 1400.
 
Finito lo scisma d'Occidente, Martino V indisse l'Anno Santo per il 1425, introducendo due novità: la coniazione di una speciale medaglia commemorativa e l'apertura della Porta Santa a San Giovanni in Laterano. Secondo quanto stabilito da Urbano VI, il nuovo Giubileo si sarebbe dovuto celebrare nel 1433, ma non fu così. Solo sotto il pontificato di Nicolò V venne indetto un Giubileo per il 1450. Paolo II, con una Bolla del 1470, stabilì che in futuro il Giubileo si svolgesse ogni 25 anni. Ad indire il successivo, nel 1475, fu Sisto IV: per questa occasione il Papa volle che Roma fosse abbellita con nuove importanti opere, tra cui la Cappella Sistina e il ponte Sisto sul Tevere. In quel tempo, a Roma, lavorarono i più grandi artisti dell'epoca: Verrocchio, Signorelli, Ghirlandaio, Botticelli, Perugino, Pinturicchio, Melozzo da Forlì.
 
Nel 1500 Alessandro VI volle che le porte Sante delle quattro basiliche venissero aperte contemporaneamente, riservando a sé l'apertura della Porta Santa di San Pietro. Clemente VII aprì solennemente, il 24 dicembre 1524, il nono Giubileo, nel quale si cominciava ad avvertire la grande crisi che di lì a poco avrebbe investito l'Europa con la riforma protestante. Ad indire il Giubileo per il 1550 fu Paolo III ma ad aprirlo fu Giulio III. Il notevole afflusso di pellegrini provocò non pochi problemi di assistenza, cui provvide in modo particolare San Filippo Neri con la "Confraternita della Santa Trinità". Nel 1575, sotto il pontificato di Gregorio XIII, confluirono a Roma oltre 300.000 persone da tutta l'Europa. I successivi Anni Santi del XVII secolo furono indetti da Clemente VIII (1600), Urbano VIII (1625), Innocenzo X (1650), Clemente X (1675).
 
A Innocenzo X, promotore del Giubileo nel 1700, è legata una delle maggiori opere caritative di Roma: l'ospizio di san Michele a Ripa. Intanto, crescevano le iniziative per venire incontro alle esigenze dei pellegrini, come accadde anche nel 1725, sotto il pontificato di Benedetto XIII. Predicatore instancabile nell'Anno Santo del 1750 (indetto da Benedetto XIV) fu San Leonardo da Porto Maurizio, che eresse nel Colosseo 14 edicole per il pio esercizio della Via Crucis e una grande croce in mezzo all'arena. Clemente XIV promulgò il Giubileo per il 1775 ma non poté aprirlo perché morì tre mesi prima dell'apertura solenne ( al quale provvide il nuovo pontefice Pio VI). La difficile situazione della Chiesa al tempo dell'egemonia napoleonica non permise a Pio VII di indire un Giubileo per il 1800.
 
Oltre mezzo milione di pellegrini giunse a Roma nel 1825: Leone XII sostituì per le consuete visite dei fedeli la basilica di San Paolo fuori le mura, distrutta dall'incendio del 1823, con la basilica minore di Santa Maria in Trastevere. Venticinque anni dopo lo svolgimento dell'Anno Santo non fu consentito dalle vicende della Repubblica Romana e del temporaneo esilio di Pio IX. Lo stesso pontefice poté però indire quello del 1875, privato delle cerimonie di apertura e di chiusura della Porta Santa a causa dell'occupazione di Roma da parte delle truppe di Vittorio Emanuele II.
 
Spettò a Leone XIII indire il ventiduesimo Giubileo per l'inizio del XX secolo dell'era cristiana, caratterizzato da sei beatificazioni e due canonizzazioni (quelle di San Giovanni Battista de La Salle e di Santa Rita da Cascia). Nel 1925, Pio XI volle che in concomitanza dell'Anno Santo fosse proposta all'attenzione dei fedeli la preziosa opera delle missioni e esortò i fedeli a pregare per la pace tra i popoli al fine di lucrare le indulgenze. Nel 1950, pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, Pio XII promulgò il successivo Giubileo indicandone le finalità: santificazione delle anime mediante la preghiera e la penitenza e l'incrollabile fedeltà a Cristo e alla Chiesa; azione per la pace e tutela dei Luoghi Santi; difesa della Chiesa contro i rinnovati attacchi dei suoi nemici e impetrazione della vera fede per gli erranti, gli infedeli e i senza Dio; attuazione della giustizia sociale e opere di assistenza a favore degli umili e dei bisognosi. Nel corso di quest'anno fu la proclamazione del dogma dell'Assunzione di Maria al cielo (1· novembre 1950). L'ultimo Giubileo ordinario risale al 1975 e fu indetto da Paolo VI, che ne presentò sinteticamente gli obiettivi con i termini "Rinnovamento" e "Riconciliazione".
 
TERTIO MILLENNIO ADVENIENTE
 
Il 10 novembre 1994 il Papa ha promulgato la Lettera apostolica Tertio Millennio adveniente indirizzata all'Episcopato, al clero, ai religiosi e ai fedeli circa la preparazione al Giubileo del 2000. Il documento è composto di una breve introduzione e di cinque capitoli.
 
Nell'introduzione viene focalizzato l'argomento centrale: la celebrazione del Giubileo è la celebrazione dell'Incarnazione redentrice del Figlio di Dio, Gesù Cristo. Il primo capitolo, "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi...", sottolinea il significato e l'importanza della nascita di Gesù Cristo. Egli è il Figlio di Dio, si è fatto uno di noi per rivelare il disegno di Dio nei riguardi di tutta la creazione e, in particolare, nei riguardi dell'uomo. Questo è il punto essenziale che differenzia il cristianesimo dalle altre religioni: è Dio stesso che viene in persona a parlare di sé all'uomo e a mostrargli la via sulla quale è possibile raggiungerlo. L'Incarnazione di Gesù Cristo testimonia che Dio cerca l'uomo per indurlo ad abbandonare le vie del male. Questo recupero si realizza attraverso il sacrificio di Cristo stesso sulla croce. La religione dell'Incarnazione è quindi la religione della Redenzione.
 
Il capitolo II, Il Giubileo dell'anno 2000, illustra la motivazione dell'Anno Santo e di quello di fine millennio in particolare. Dio, con l'Incarnazione, si è calato dentro la storia dell'uomo. L'eternità è entrata nel tempo e manifesta che Cristo è il signore del tempo. Per questo, nel cristianesimo, il tempo ha un'importanza fondamentale e nasce il dovere di santificarlo. Su tale sfondo diventa comprensibile l'usanza dei Giubilei, che ha inizio nell'Antico Testamento e ritrova la sua continuazione nella storia della Chiesa. Il Giubileo, per la Chiesa, è un anno di grazia del Signore, un anno della remissione dei peccati e delle pene per i peccati, un anno di riconciliazione tra tutti i contendenti. Nella vita delle singole persone i Giubilei sono legati alla data di nascita e, per i cristiani, sono anche anniversari del Battesimo, della Cresima, della prima Comunione, dell'ordinazione sacerdotale o episcopale, del matrimonio. Ma anche le comunità e le istituzioni celebrano i loro giubilei; e tutti, quelli personali o comunitari, religiosi o civili, rivestono un ruolo importante e significativo. In questo contesto, i duemila anni dalla nascita di Cristo rappresentano un Giubileo straordinariamente grande non soltanto per i cristiani, ma per l'intera umanità, dato il ruolo di primo piano esercitato dal cristianesimo in questi due millenni.
 
Il capitolo III, La preparazione del Grande Giubileo, evidenzia i vari eventi che hanno contribuito e contribuiscono al cammino di preparazione verso il Duemila. Innanzitutto il Concilio Vaticano II, "evento provvidenziale concentrato sul mistero di Cristo e della sua Chiesa ed insieme aperto al mondo", attraverso il quale la Chiesa ha avviato la preparazione prossima al Giubileo del secondo millennio. La migliore preparazione alla scadenza bimillenaria della nascita di Cristo, afferma il Papa, sarà appunto il rinnovato impegno di attuazione dell'insegnamento del Concilio alla vita di ciascuno e di tutta la Chiesa.
 
Nel cammino di preparazione al 2000 si inserisce la serie di Sinodi, iniziata dopo il Concilio: generali e continentali, regionali, nazionali e diocesani. Il tema di fondo è quello dell'evangelizzazione. Specifici compiti e responsabilità, in vista del Grande Giubileo, spettano al Vescovo di Roma: in questa prospettiva hanno operato tutti i pontefici del secolo che sta per concludersi, in particolare con le encicliche a sfondo sociale e i messaggi per la Giornata della Pace, pubblicati a partire dal 1968. Inoltre, l'attuale pontefice, sin dalla prima enciclica (la Redemptor hominis), ha parlato in modo esplicito dell'Anno Santo del 2000, invitando a vivere il periodo di attesa come un "nuovo avvento". Allo stesso scopo sono stati orientati, e continueranno ad esserlo, i pellegrinaggi del Papa nelle Chiese particolari di tutti i continenti: Giovanni Paolo II auspica di visitare, entro il 2000, Sarajevo, il Libano, Gerusalemme e la Terra Santa e "tutti quei luoghi che si trovano sul cammino del popolo di Dio dell'Antica Alleanza, a partire dai luoghi di Abramo e di Mosè, attraverso l'Egitto e il Monte Sinai, fino a Damasco". Anche i Giubilei locali o regionali per la celebrazione di importanti anniversari hanno un ruolo di svolgere nella preparazione al Grande Giubileo, che raccoglie pure i frutti degli Anni Santi (quello ordinario del 1975, indetto da Paolo VI, e quello straordinario del 1983, indetto da Giovanni Paolo II) dell'ultimo scorcio di questo secolo, dell'Anno Mariano 1987-88 e dell'Anno della Famiglia, il cui contenuto si collega strettamente con il mistero dell'Incarnazione e con la storia stessa dell'uomo.
 
Il capitolo IV della Lettera apostolica, dal titolo La preparazione immediata, prospetta uno specifico programma di iniziative per il Grande Giubileo, attraverso due fasi: la prima (1994-96), a carattere antepreparatorio, ha avuto lo scopo di ravvivare nei cristiani la consapevolezza del valore e del significato che il Giubileo del 2000 riveste nella storia umana; la seconda (1997-99), la fase propriamente preparatoria, è orientata alla celebrazione del mistero di Cristo Salvatore. La struttura ideale per tale triennio è trinitaria: il 1997 è dedicato alla riflessione su Cristo; il 1998 sarà dedicato allo Spirito Santo e alla sua presenza santificatrice all'interno delle Chiese; il 1999 sarà incentrato su Dio Padre, dal quale Cristo è stato mandato e al quale è ritornato.
 
Questi i tratti salienti sottolineati da Giovanni Paolo II per il cammino di preparazione:
 
una dimensione storica della coscienza. "La Porta Santa del Giubileo del 2000 - scrive - dovrà essere simbolicamente più grande delle precedenti, perché l'umanità, giunta a quel traguardo, si lascerà alle spalle non soltanto un secolo, ma un millennio. E' bene che la Chiesa imbocchi questo passaggio con la chiara coscienza di ciò che ha vissuto nel corso degli ultimi dieci secoli. Essa non può varcare la soglia del nuovo millennio senza spingere i suoi figli a purificarsi, nel pentimento, da errori, infedeltà, incoerenze, ritardi";
un'esigenza ecumenica, che il Papa ricorda ovunque nella sua Lettera, invitando ad opportune iniziative ecumeniche, così che le diverse confessioni cristiane si possano presentare al Grande Giubileo se non unite, almeno prossime a superare le storiche divisioni. Anche perché i peccati che hanno pregiudicato l'unità esigono un maggiore impegno di penitenza e di conversione;
un impegno sociale, secondo la descrizione contenuta nella Bibbia, che pone in risalto l'ispirazione sociale della pratica giubilare (destinazione universale dei beni, ripristino dell'uguaglianza tra tutti i figli d'Israele);
la memoria dei martiri. Una Chiesa che non si ricorda dei suoi martiri di ieri o non riconosce più i suoi martiri di oggi non può rivendicare l'onore di essere la Chiesa di Cristo. Qui Giovanni Paolo afferma che "nel nostro secolo sono ritornati i martiri" e "non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze". Per questo motivo è previsto l'aggiornamento dei martirologi, in particolare per il riconoscimento dell'eroicità delle virtù di uomini e donne che hanno realizzato la loro vocazione cristiana nel matrimonio.
 
Per quanto riguarda il triennio della fase preparatoria, nel corso del 1997 la Chiesa sarà impegnata ad avvicinare i cristiani alla riscoperta della Bibbia, del Battesimo, della catechesi per mirare all'obiettivo prioritario del Giubileo, il rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani. Nel 1998 si punterà alla riscoperta della presenza e dell'azione dello Spirito, agente principale della nuova evangelizzazione, valorizzando i segni di speranza presenti in quest'ultimo scorcio di secolo, in campo civile ed ecclesiale. Il terzo ed ultimo anno di preparazione, secondo le indicazioni di Giovanni Paolo II, dovrà spingere ad intraprendere un cammino di autentica conversione, riscoprendo il sacramento della Penitenza e mettendo in risalto la virtù teologale della carità; sarà sottolineata l'opzione preferenziale della Chiesa per i poveri e gli emarginati. Il Giubileo potrebbe essere un momento opportuno per pensare ad una consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale. La vigilia del Duemila, inoltre, sarà una grande occasione per il dialogo interreligioso: potrebbero prevedersi incontri tra i rappresentanti delle grandi religioni mondiali.
 
La celebrazione del Grande Giubileo avverrà contemporaneamente in Terra Santa, a Roma e nelle Chiese locali del mondo intero. Nella fase celebrativa l'obiettivo sarà la glorificazione della Trinità. A Roma si terrà il Congresso eucaristico internazionale. La dimensione ecumenica e universale potrebbe essere sottolineata da un incontro pancristiano.
 
Il quinto e ultimo capitolo della Tertio Millennio adveniente, intitolato "Gesù Cristo è lo stesso (...) sempre", esalta la missione della Chiesa, chiamata a continuare l'opera stessa di Cristo. La Chiesa, come l'evangelico granellino di senape, cresce fino a diventare un grande albero, capace di coprire con le sue fronde l'intera umanità. Sin dai tempi apostolici prosegue senza sosta la sua missione salvifica all'interno dell'universale famiglia umana. Con la caduta dei grandi sistemi anticristiani nel continente europeo, del nazismo prima e poi del comunismo, si impone il compito urgente di offrire nuovamente all'Europa il messaggio liberante del Vangelo, e l'attenzione della Chiesa si rivolge in modo particolare alle giovani generazioni.
 
LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA
 
Papa Giovanni Paolo II ha dato il via al cammino di sensibilizzazione e preparazione al Grande Giubileo del 2000 promulgando, il 10 novembre 1994, la Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente. Cinque giorni dopo ha costituito il Comitato Centrale e il Consiglio di Presidenza del medesimo organismo. Questo l'organigramma del vertice del Comitato.
 
Presidente: Cardinale Roger Etchegaray, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace
 
Consiglio di Presidenza: Card. Camillo Ruini, Vicario Generale della Diocesi di Roma; Card. Francis Arinze, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso; Card. Edward Idris Cassidy, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei cristiani; Card. Virgilio Noè, Arciprete della Patriarcale Basilica Vaticana
 
Segretario Generale: Arcivescovo Sergio Sebastiani, Nunzio Apostolico
 
Dal novembre 1994, sono state intraprese numerose iniziative per porre basi serie ai preparativi del Giubileo. Il Cardinale Etchegaray, nel febbraio 1995, riprendendo le indicazioni del Santo Padre, ha invitato i presidenti delle Conferenze Episcopali ad iniziare la preparazione all'Anno Santo e ha suggerito l'istituzione, nei modi ritenuti più opportuni, di Comitati Nazionali per il Giubileo, ai quali affidare l'organizzazione e il coordinamento dei Comitati diocesani e la collaborazione con il Comitato Centrale per una capillare sensibilizzazione dei cristiani.
 
La sede del Comitato Centrale è stata inaugurata il 16 marzo 1995. In tale occasione è stata data ufficialmente la notizia della nomina, da parte del Papa, di 22 membri del Comitato Centrale e della costituzione di otto commissioni e di tre comitati in seno al medesimo Comitato. Questo l'elenco delle Commissioni: Ecumenica; Dialogo Interreligioso; Liturgica; Nuovi martiri; Teologico-storica; Pastorale-missionaria; Artistico-culturale; Sociale. Questi i Comitati: Mass media; Romano; Tecnico. Il 5 giugno 1995 sono stati nominati altri tre membri del Comitato centrale: la nomina di Monsignor Kamal Hanna Bathish, Presidente del Comitato Gerosolimitano, ha portato a quattro il numero dei Comitati.
 
Il 15 e 16 febbraio 1996 si è svolto, in Vaticano, l'incontro dei 25 membri del Comitato Centrale con oltre 100 rappresentanti delle Conferenze Episcopali di tutto il mondo. Hanno partecipato ai lavori anche sei delegati delle altre Chiese e comunità ecclesiali non cattoliche. Al centro del dibattito, l'attuazione della fase preparatoria del Giubileo alla luce della Tertio Millennio adveniente. Il 16 febbraio i partecipanti sono stati ricevuti dal Papa, che ha indicato nell'insegnamento del Concilio Vaticano II la "lezione fondamentale per la preparazione e la celebrazione del Grande Giubileo del Duemila". In occasione dell'incontro è stato presentato il numero speciale di Tertium Millennium, Bollettino-Rivista del Comitato Centrale del Grande Giubileo.
 
Il 3 e 4 giugno 1996 si è svolta in Vaticano la riunione plenaria del Comitato Centrale allo scopo di studiare le iniziative più opportune in vista del primo anno della vera e propria fase preparatoria al Giubileo, il 1997, che sarà dedicato alla riflessione su Cristo. Dall'incontro è scaturita una prima bozza del calendario dell'Anno Santo, le proposte per un rinnovato impulso alla nuova evangelizzazione e per gesti concreti di solidarietà e di riconciliazione tra popoli e persone, una chiara accentuazione del carattere ecumenico del Giubileo con l'invito a tutte le religioni non cristiane di prendere parte alla "grande festa di compleanno" dei duemila anni di Cristo. La riunione ha consentito di mettere a punto i piani operativi delle dodici articolazioni del Comitato Centrale. Tra le novità: la redazione del primo volume, di carattere cristologico, della Commissione Teologico-storica, che è stato pubblicato in cinque lingue; la realizzazione di sussidi pastorali e liturgici; l'annuncio della preparazione di un Catalogo dei martiri del XX secolo.
 
Il Comitato Centrale è stato ricevuto in udienza Martedì 4 giugno dal Santo Padre. Nel mese di novembre nel corso di un incontro coni giornalisti, nella Sala Stampa della Santa Sede, il Cardinale Etchegaray ha annunciato la celebrazione dei Vespri nella prima domenica d'Avvento, con la solenne apertura, da parte del Santo Padre, del triennio di preparazione immediata al Grande Giubileo dell'Anno 2000.
 
Nella stessa occasione, è stato presentato il sussidio della Commissione Teologico-storica "Cristo, Verbo del Padre".
 
Altro significativo annuncio, quello della scelta del Logo ufficiale, opera di una studentessa della Scuola dell'Arte e della Medaglia dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
 
In dicembre è stata ufficialmente inaugurata la sede operativa del Giubileo, per quanto riguarda i Comitati Tecnico e Mass Media.
 
TERTIUM MILLENNIUM
 
Tertium Millennium è il Bollettino ufficiale del Comitato Centrale del Grande Giubileo del 2000. Nel corso del 1996 sono stati pubblicati due numeri; di un altro è prevista l'uscita per la fine dell'anno. La rivista si propone come organo di collegamento tra il Comitato Centrale e i comitati istituiti dalle Chiese nazionali, strumento di lavoro per operatori pastorali, strumento di informazione per i mass-media. Il suo intento è di dare un'informazione il più possibile completa e fedele di tutto quanto concerne attorno al Giubileo, inteso nel suo significato più autentico, quello religioso, legato all'anniversario della nascita di Cristo.
 
La trasformazione della pubblicazione in forma più agile - da Bollettino a Rivista - rappresenta un primo tentativo di mettere in pratica le indicazioni del Santo Padre che, nel suo primo discorso al Comitato Centrale (8 giugno 1995), esortava a predisporre "opportuni collegamenti usufruendo il più possibile dei molteplici e moderni mezzi di comunicazione sociale, perché l'intenso lavoro preparatorio sia conosciuto e condiviso dall'intero popolo cristiano in ogni angolo della terra". Proprio la parola del Papa rappresenta la sezione-guida di Tertium Millennium, con l'obiettivo di indicare ai lettori un diario aggiornato e fedele del cammino verso l'Anno Santo del Duemila.
 
La rivista contiene tutti gli atti ufficiali: illustra l'attività del Comitato Centrale e degli organismi in cui è articolato (le otto Commissioni e i quattro Comitati), i sussidi proposti all'attenzione delle Chiese locali e degli operatori pastorali, le iniziative dei Comitati nazionali in ogni parte del mondo. Ma intende essere anche luogo di confronto e di dibattito, a partire da una chiara visione eccelsiale, intorno a tutti i grandi temi legati al passaggio di millennio: solo per citare alcuni esempi, il dialogo ecumenico ed interreligioso; il debito estero con i profondi squilibri Nord-Sud; la tutela e la salvaguardia dell'ambiente; la questione dell'immigrazione e dei rifugiati; la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale.
 
Il numero speciale, pubblicato nel febbraio 1996, è servito ad offrire una presentazione del lavoro iniziale del Comitato Centrale, di Commissioni e Comitati; il successivo numero doppio, uscito in luglio, ha dato grande spazio alle iniziative dei Comitati nazionali, ha proposto una sintetica storia degli Anni Santi, corredata da immagini della Biblioteca Apostolica Vaticana, e ha ospitato un intervento a più voci sul decimo anniversario della Giornata di preghiera per la pace svoltasi ad Assisi nel 1986.
 
In entrambi i numeri, il Bollettino-rivista è stato caratterizzato da una versione multimediale, che lo accompagnerà fino al Duemila: nel primo i lettori hanno trovato allegato un Cd Rom con un discorso del Papa, brani della Lettera Tertio Millennio adveniente e brani di musica sacra, e un video realizzato dal Centro Televisivo Vaticano; il Cd Rom del secondo numero comprendeva invece la Lettera Apostolica in tre lingue, la versione audio-video della storia dei Giubilei e incisioni inedite di musica sacra. In luglio Tertium Milllennium è uscita in tre edizioni: italiano, inglese e francese. Il numero in uscita a Natale è imperniato sulla celebrazione di apertura della fase preparatoria e sulla presentazione del "logo" per il Giubileo. Per il 1997 è prevista una cadenza bimestrale.
 
1. Il primo anno santo
 
Il primo anno santo viene proclamato da Papa Bonifacio VIII (1294-1303) con la bolla Antiquorum habet, del 22 febbraio 1300, festa della Cattedra di San Pietro. In essa, la "grande indulgenza", la "piena e intera perdonanza", come la definisce il cronista fiorentino Giovanni Villani (1280 ca.-1348), è connessa alla confessione e alla visita devota delle basiliche di San Pietro e di San Paolo. La bolla concede queste indulgenze per un anno, a partire dalla vigilia di Natale del 1299, retrodatando cioè i privilegi di circa tre mesi rispetto alla data del documento: un indizio del fatto che il giubileo non fu "inventato" dal Papa, ma da questi, piuttosto, solennemente e con autorità recepito e regolamentato, anche per il futuro. Infatti il popolo cristiano si era messo in moto verso Roma con la convinzione che già analoghe concessioni fossero state fatte da Pontefici precedenti, in occasione degli anni secolari. La bolla d’indizione si apre, infatti, con il riferimento a racconti, degni di fede, degli antichi, "Antiquorum habet digna fide relatio". Un autorevole testimone dell’epoca, il cardinale Jacopo Stefaneschi (1270 ca.-1343), dopo aver scritto di non poter individuare l’origine della diffusa certezza, aggiunge che "[...] con questi precedenti cominciò giorno per giorno ad accrescersi la fede e la frequenza dei romani e dei forestieri". Il riferimento cronologico al Natale si spiega anche con la volontà di commemorare il centenario della nascita di Cristo. Copie della bolla vengono trasmesse in tutta la Cristianità insieme a una lettera nella quale sono precisate le condizioni per l’acquisizione dell’indulgenza e le ragioni di esclusione.
 
L’enorme afflusso di pellegrini, con una larghissima partecipazione femminile e con l’arrivo, in non pochi casi, di intere famiglie, verso Roma — da tempi remoti una delle tre "peregrinazioni maggiori" dei cristiani, insieme con Gerusalemme e con il santuario iberico di Santiago di Compostela — è testimoniato da molti personaggi dell’epoca. Celebre è il passo del canto XVIII dell’Inferno, in cui, per descrivere l’andare in opposte direzioni di due schiere di dannati, Dante Alighieri (1265-1321) rievoca la divisione decisa per la grande folla, "per lo essercito molto", in due corridoi, mediante transenne di legno, del ponte di Castel Sant’Angelo, sì "che da l’un lato tutti hanno la fronte / verso ‘l castello e vanno a Santo Pietro, da l’altra sponda vanno verso ‘l monte". Si noti, di passaggio, che non a caso il poeta fiorentino, esule dal 1301, colloca proprio nell’anno giubilare la sua straordinaria esperienza nei tre mondi dell’al di là.
 
Villani, accurato cronista ed esperto mercante, usualmente affidabile quando parla di cifre, non esita a scrivere: "E fu la più mirabile cosa che mai si vedesse, che al continuo, in tutto l’anno durante, avea in Roma oltre al popolo romano ducentomila pellegrini, senza quegli che erano per gli cammini andando e tornando". Né sfugge al Villani, testimone oculare — "[...] ed io il posso testimoniare, che vi fui presente e vidi" —, che ugualmente mirabile fu la capacità di dare da mangiare a questa folla "con molta pazienza e sanza romori e zuffe". Merita di esser riportata anche la testimonianza circostanziata di un cronista parmense: "[...] maschi, femmine, chierici, laici, religiosi, religiose e monache andarono a Roma da tutta la Lombardia, dalla Francia, dalla Borgogna, dalla Germania, dalle altre regioni e da tutte le terre cristiane, infiniti baroni, cavalieri e nobili dame e altri senza numero dell’uno e dell’altro sesso, d’ogni condizione, stato, ordine, dignità, andarono a Roma per il giubileo. Ogni giorno, a tutte le ore, sembrava che un intero esercito percorresse la via Clodia e i campi d’intorno".
 
La celebrazione del giubileo, con così straordinario concorso di fedeli, conferma la centralità ormai pienamente raggiunta, nella Cristianità, da Roma e dal Papato, proprio negli anni in cui Papa Bonifacio VIII la teorizza con vigore. Il Papa vuole che, a futura memoria, il testo della bolla d’indizione sia inciso anche su una lastra di marmo. Ma negli anni immediatamente successivi si assiste a una ripresa del conflitto con il Regno di Francia e con il suo sovrano, il Capetingio Filippo IV il Bello (1268-1314), finché si giunge, il 7 settembre 1303, all’episodio noto come "oltraggio di Anagni": in quel giorno, truppe francesi, guidate da Guglielmo di Nogaret (1260 ca.-1313), entrano nella cittadina laziale al grido di "Muoia Papa Bonifacio e viva il re di Francia" e sottopongono il Pontefice, che aveva indossato i paramenti sacri, a umilianti oltraggi, nei quali si distingue Sciarra Colonna (1270 ca.-1327), esponente di una famiglia che si era opposta violentemente al Papa. Dopo poco più di un mese Bonifacio VIII muore e presto sopraggiunge per la Chiesa il periodo del Papato Avignonese (1305-1377), alla fine del quale — ritorno a Roma di Papa Gregorio XI (1370-1378) — si aprirà la gravissima crisi del Grande Scisma d’Occidente (1378-1429), con la Chiesa e la Cristianità divise fra "obbedienza romana" e "obbedienza avignonese".
 
 
2. Il Giubileo nel Basso Medioevo
 
Ricordare i giubilei successivi al primo significa rievocare, sia pure per rapidissimi accenni, tutta la storia della Chiesa. Anche se Papa Bonifacio VIII aveva stabilito che essi avessero luogo solo negli anni centenari, già Papa Clemente VI (1342-1352), indicendo quello del 1350, fissa una scadenza cinquantennale, con un richiamo alla tradizione giubilare ebraica; poi, dopo la decisione di Papa Urbano VI (1378-1389) d’indirne uno ogni trentatré anni, in ricordo della durata della vita terrena di Cristo, si arriverà alla definitiva fissazione della scadenza venticinquennale con la bolla Ineffabilis Providentia, di Papa Paolo II (1464-1471), del 17 aprile 1470.
 
Il giubileo del 1350 — che fa seguito alla spaventosa epidemia di peste che, nel 1348, colpisce l’Europa, con la morte di circa il 40 per cento della popolazione — viene incontro anche a un diffuso desiderio penitenziale. Esso può essere definito come il giubileo senza papa, giacché Clemente VI, pur accogliendo, con la sua indizione, le sollecitazioni dei fedeli e in particolare dei romani, non si muove da Avignone. Fra coloro che s’indirizzano al Papa per convincerlo a proclamare l'anno santo sono anche Cola di Rienzo (1313-1354), per qualche tempo a capo del governo romano, e il letterato Francesco Petrarca (1304-1370), che, pellegrino lui stesso, descrive in varie lettere le modalità e il significato dell’evento. Per facilitare l’afflusso dei pellegrini —superiore a quello del primo giubileo — il Papa ottiene una tregua dai re di Francia e d’Inghilterra, già impegnati in quella che poi sarà definita la Guerra dei Cento Anni (1339-1453). In questa occasione viene aggiunto l’obbligo della visita anche alla basilica di San Giovanni in Laterano.
 
In pieno scisma, Papa Urbano VI decide di indire per il 1390 un nuovo giubileo, aggiungendo la visita a una quarta basilica, quella di Santa Maria Maggiore. Esso viene poi celebrato effettivamente da Papa Bonifacio IX (1389-1404) e può essere definito come il giubileo della Chiesa divisa, perché il "Papa avignonese", Clemente VII (1378-1394), proibisce ai propri fedeli, soprattutto francesi e spagnoli, di parteciparvi. Lo stesso Bonifacio IX, di fronte allo spontaneo accorrere di pellegrini a Roma nel 1400, conferma il perdono straordinario anche per quell’anno; una lettera scritta allora contiene il primo riferimento noto alla Porta Santa in San Giovanni in Laterano e a cerimonie a essa connesse.
 
L’anno santo del 1423, indetto, dopo il suo ritorno a Roma, da Papa Martino V (1417-1431) — il Pontefice con il quale, al termine del Concilio di Costanza (1414-1418), è ricomposta l’unità della Chiesa cattolica — costituisce una prova della ritrovata e unitaria centralità di Roma. Testimonianze dell’epoca indicano che l’afflusso di pellegrini forestieri fu maggiore di quello dei pellegrini italiani.
 
Nel 1450 il giubileo viene indetto da Niccolò V (1447-1455), un Pontefice umanista, che proprio in occasione della Pentecoste di quell’anno canonizza Bernardino da Siena (1380-1444), grande e popolarissimo predicatore francescano. Mentre la Cristianità era sospesa fra la sempre più minacciosa espansione turca — Costantinopoli cadrà nel 1453 — e le speranze del superamento dello scisma della Chiesa greca, i pellegrini affluiscono in quantità impressionante; per dirla con Vespasiano da Bisticci (1421-1498), "[...] erano le strade piene in modo che [gli uomini] parevano formiche". Il successivo anno santo — il termine entra nell’uso ufficiale proprio in questa occasione — viene indetto da Papa Paolo II e celebrato da Papa Sisto IV (1471-1484). Un grande giubileo viene indetto e celebrato da Papa Alessandro VI (1492-1503) nell’anno 1500, pochi anni dopo il viaggio di scoperta dell’America compiuto da Cristoforo Colombo (ca. 1460-1506). La preghiera letta dal Pontefice durante la notte di Natale, nella cerimonia di apertura della Porta Santa, chiede a Dio di concedere "[...] un inizio propizio di questo anno centesimo del giubileo in cui hai voluto aprire questa porta al popolo pentito".
 
 
3. Il Giubileo nell’epoca della Rivoluzione
 
I giubilei del secolo XVI possono essere ricordati il primo, quello del 1525, sotto Papa Clemente VII (1523-1534), come quello della Chiesa di nuovo divisa, e questa volta per gravissime ragioni dottrinali, cioè per il dilagare, in gran parte della Cristianità, della Riforma protestante, di cui è iniziatore Martin Lutero (1483-1546), i successivi come quelli della Riforma cattolica, del Concilio di Trento (1542-1564) e della sua applicazione. Le cronache e le testimonianze dell’epoca sottolineano lo straordinario successo del giubileo del 1575 —indetto da Papa Gregorio XIII (1572-1585) —, animato in modo continuo da predicatori, da processioni e da confraternite diversificate per il ruolo devozionale e liturgico, mentre Roma dimostrava di essere perfettamente organizzata dal punto di vista dell’ospitalità ai numerosissimi pellegrini. Molto curati sono allora, e ancor più in quello del 1600, gli aspetti coreografici e spettacolari, i quali, oltre a venir incontro alle nuove forme della pietà popolare, manifestano chiaramente l’incipiente età barocca.
 
Fra i giubilei successivi è bene ricordare quello del 1775, celebrato da Papa Pio VI (1775-1799), che, nonostante il clima culturale europeo dominato dall’illuminismo — razionalistico, anticlericale e, in alcune sue punte, materialista ed ateo —, dimostra quanto, a livello di costume, fosse ancora profondamente radicata, nel suo legame con Roma, la pietà popolare cattolica. Peraltro, l’esplosione della Rivoluzione francese, nel 1789, e la connessa politica di persecuzione della Chiesa da parte della Francia repubblicana e poi napoleonica, rendono impossibile l’indizione e lo svolgimento del giubileo del 1800: Papa Pio VII (1800-1823) viene eletto, a Venezia, alcuni mesi dopo la morte in esilio del suo predecessore e può rientrare a Roma soltanto per la consacrazione, inizio di un pontificato pure fortemente marcato dalla persecuzione e dalle sofferenze della Chiesa e del Pontefice. Lo stesso Papa ha comunque la possibilità di celebrare il giubileo del 1825, da lui fortemente voluto — e a ragione, anche a giudicare dal notevole concorso di pellegrini — nonostante il timore nutrito da non pochi esponenti della curia circa possibili macchinazioni delle sette rivoluzionarie.
 
Di nuovo, le vicende rivoluzionarie del 1848-1849, con l’esilio di Papa Pio IX (1846-1878) e la Repubblica Romana, del 1849, impediscono, nel 1850, l’indizione e la celebrazione dell’anno santo. Ed è in una Roma conquistata cinque anni prima dai bersaglieri e divenuta capitale del Regno d’Italia, che lo stesso Papa, il 24 dicembre 1874, indice l’anno santo, con una bolla dall’inizio indicativo del giudizio pontificio sugli avvenimenti, non solo italiani, del suo tempo: Gravibus ecclesiae et huius saeculi calamitatibus. Fra i pellegrini, notevole è soprattutto l’affluenza dei francesi; poiché il Papa non esce dal Vaticano, non vi è, ovviamente, nessuna cerimonia di apertura della Porta Santa.
 
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== Radici bibliche ==
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* "Storia del Giubileo", dal sito vatican.va, [http://www.vatican.va/jubilee_2000/docs/documents/ju_documents_17-feb-1997_history_it.html online]
* {{autore|[http://www.alleanzacattolica.org/idis_dpf/voci/g_giubileo_fino_sec_xix.htm[Marco Tangheroni]]}}, "Il Giubileo, origine e storia fino al secolo XIX]", dal [[Dizionario del Pensieropensiero Forteforte]], [http://www.alleanzacattolica.org/idis_dpf/voci/g_giubileo_fino_sec_xix.htm online]
* {{autore|[http://www.alleanzacattolica.org/idis_dpf/voci/g_giubileo_sec_xx.htm[Marco Tangheroni]]}}, "Il Giubileo nel XX secolo]", dal [[Dizionario del pensiero forte]], [http://www.alleanzacattolica.org/idis_dpf/voci/g_giubileo_sec_xx.htm online]
* {{da it.wiki|Giubileo|27162763}}
 
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