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{{Torna a|Gesù|Parabola}}
[[File:Pompeo Batoni 003.jpg|right|
{{quote iniziale|[[Gesù]] chiama ad entrare nel [[Regno di Dio|Regno]] servendosi delle [[parabola|parabole]], elemento tipico del suo insegnamento (cfr. {{pb|Mc|4,33-34}}). Con esse egli invita al [[banchetto]] del Regno (cfr. {{pb|Mt|22,1-14}}), ma chiede anche una scelta radicale: per acquistare il Regno, è necessario "vendere" tutto (cfr. {{pb|Mt|13,44-45}}); le [[parola|parole]] non bastano, occorrono i fatti (cfr. {{pb|Mt|21,28-32}}). Le parabole sono come specchi per l'[[uomo]]: [[accoglienza|accoglie]] la [[parola di Dio|Parola]] come un terreno [[aridità|arido]] o come un terreno buono (cfr. {{pb|Mt|13,3-9}})? Che uso fa dei [[parabola dei talenti|talenti]] ricevuti (cfr. {{pb|Mt|25,14-30}})? Al centro delle parabole stanno velatamente Gesù e la presenza del Regno in questo mondo. Occorre entrare nel Regno, cioè diventare [[discepolo|discepoli]] di [[Cristo]] per "conoscere i [[mistero|misteri]] del regno dei cieli" ({{pb|Mt|13,11}}). Per coloro che rimangono "fuori" ({{pb|Mc|4,11}}), tutto resta enigmatico (cfr. {{pb|Mt|13,10-15}}).|''[[Catechismo della Chiesa Cattolica]]'', 546||Le parabole costituiscono senza dubbio il [[cuore]] della [[predicazione]] di Gesù. Al di là del mutare delle civiltà, esse ci toccano ogni volta di nuovo per la loro freschezza e umanità.|{{autore|[[Joseph Ratzinger]]}}, [[2007]], 219}}
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