Cesare Brancadoro: differenze tra le versioni

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== Cenni biografici ==
 
Nacque a Fermo il [[28 agosto]] [[1755]] dal conte Giuseppe e da Giulia Massi, in una delle più antiche [[Famiglia|famiglie]] patrizie del luogo. Il figlio della sorella Giuditta, [[Tommaso Bernette]] fu pure cardinale e [[segretario di Stato]].
 
==Formazione e ministero sacerdotale==
Avviato all'[[ordinazione]] [[presbitero|sacerdotale]], si laureò ''[[in utroque iure]]'' nell'università della città natale. Ricevuti gli [[ordini sacri]], divenne [[coadiutore]] dello zio Orazio Brancadoro, [[arciprete]] della [[cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta in Cielo|cattedrale]].
 
Avviato all'[[ordinazione]] [[presbitero|sacerdotale]], si laureò ''[[in utroque iure]]'' nell'università della città natale. Ricevuti gli [[ordini sacri]], divenne [[coadiutore]] dello zio Orazio Brancadoro, [[arciprete]] della [[cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta in Cielo|cattedrale]]. Fu poi a Roma dove divenne bibliotecario di [[papa Pio VI]].
 
== Ministero episcopale ==
Fu poi a Roma dove divenne bibliotecario di [[papa Pio VI]]. Nel [[1789]] fu nominato [[Sede titolare di Nisibi|arcivescovo titolare di Nisibi]]. Ricevette la consacrazione episcopale il [[25 luglio]] dell'anno seguente nella cattedrale di Fermo dall'[[arcivescovo]] della città [[Andrea Antonio Silverio Minucci]].
 
Fu inviato, come vicesuperiorevice-superiore delle [[missioni d'Olanda]], a Liegi, ove dal [[1791]] negoziò con il rappresentante imperiale Metternich il ristabilimento della nunziatura di Bruxelles, soppressa nel [[1787]] con l'espulsione del nunzio [[Antonio Felice Zondadari]]. Nel [[1792]] fu nominato [[nunzio apostolico]] in [[Chiesa cattolica in Belgio|Belgio]], nel [[1795]] vicario dell'arciprete della basilica vaticana cardinale duca di York, [[Enrico Benedetto Stuart]] e nel [[1797]] segretario della [[Congregazione di Propaganda Fide]].
Fu poi a Roma dove divenne bibliotecario di [[papa Pio VI]]. Nel [[1789]] fu nominato [[Sede titolare di Nisibi|arcivescovo titolare di Nisibi]]. Ricevette la consacrazione episcopale il [[25 luglio]] dell'anno seguente nella cattedrale di Fermo dall'[[arcivescovo]] della città [[Andrea Antonio Silverio Minucci]].
 
Dopo la [[morte]] nell'esilio francese di papa Pio VII, all'apertura del conclave veneziano del [[1800]], pronunciò l'elogio funebre del pontefice e l'allocuzione d'apertura del conclave.
Fu inviato, come vicesuperiore delle [[missioni d'Olanda]], a Liegi, ove dal [[1791]] negoziò con il rappresentante imperiale Metternich il ristabilimento della nunziatura di Bruxelles, soppressa nel [[1787]] con l'espulsione del nunzio [[Antonio Felice Zondadari]]. Nel [[1792]] fu nominato [[nunzio apostolico]] in [[Chiesa cattolica in Belgio|Belgio]], nel [[1795]] vicario dell'arciprete della basilica vaticana cardinale duca di York, [[Enrico Benedetto Stuart]] e nel [[1797]] segretario della [[Congregazione di Propaganda Fide]].
Ritornato a Roma nel [[giugno]] [[1800]] fu nominato [[Diocesi di Orvieto-Todi|vescovo di Orvieto]].
 
==Cardinalato==
Dopo la [[morte]] nell'esilio francese di papa Pio VII, all'apertura del conclave veneziano del [[1800]], pronunciò l'elogio funebre del pontefice e l'allocuzione d'apertura del conclave. Ritornato a Roma nel [[giugno]] [[1800]] fu nominato [[Diocesi di Orvieto-Todi|vescovo di Orvieto]] e nelNel [[concistoro del 23 febbraio 1801]] fu elevato a [[cardinale presbitero]] da [[papa Pio VII]], con il [[titolo cardinalizio]] di [[San Girolamo dei Croati (titolo cardinalizio)|San Girolamo dei Croati]]. Dal [[1820]] ebbe il titolo di [[Sant'Agostino (titolo cardinalizio)|Sant'Agostino]].
 
Raggiunta la sua diocesi, vi fece due volte la [[visita pastorale]], prima di essere promosso arcivescovo di Fermo nel [[1803]]. In questo periodo attese al riordinamento dei suoi scritti, ripubblicati in nove volumi
 
Costretto a vivere a Parigi dal [[1810]] con gli altri membri del [[Sacro Collegio]], il Brancadoro rifiutò di assistere al secondo matrimonio di Napoleone con [[Maria Luisa d'Asburgo-Lorena]], celebrato il [[2 aprile]]. Fu per questo motivo confinato a Reims, assieme al [[Ercole Consalvi|Consalvi]], il [[10 giugno]] fu privato del privilegio di portare la porpora con altri dodici cardinali rei di non aver partecipato alle nozze religiose dell'imperatore. Alla fine del [[1813]], appena gli fu possibile raggiungere lo corte pontificia a Fontainebleau, fu uno dei più intransigenti con il Consalvi nel chiedere al papa la denuncia del [[Concordato di Fontainebleau|concordato]], strappatogli da Napoleone e ritenuto lesivo delle prerogative papali. Ciò gli costò un altro confino a Orange dal [[gennaio]] [[1814]]: liberato nell'[[aprile]], raggiunse Roma alla fine dell'anno. Se ne allontanò poi durante l'occupazione murattiana dello Stato pontificio, recandosi a Genova.
Alla fine del [[1813]], appena gli fu possibile raggiungere lo corte pontificia a Fontainebleau, fu uno dei più intransigenti con il Consalvi nel chiedere al papa la denuncia del [[Concordato di Fontainebleau|concordato]], strappatogli da Napoleone e ritenuto lesivo delle prerogative papali. Ciò gli costò un altro confino a Orange dal [[gennaio]] [[1814]]: liberato nel mese di [[aprile]], raggiunse Roma alla fine dell'anno. Se ne allontanò poi durante l'occupazione murattiana dello Stato pontificio, recandosi a Genova.
 
Rientrato definitivamente nella sua diocesi nel [[giugno]] [[1815]], il Brancadoro fu fautore di un ritorno integrale alla situazione preesistente alla Rivoluzione, predicando la necessità della restituzione dei beni ecclesiastici alienati, in contrapposizione alla politica riformistica del [[Segretario di Stato]] Consalvi. Nel [[Papa Leone XII#Il conclave|conclave del 1823]] appoggiò, coerentemente con questa posizione, la candidatura di [[Antonio Gabriele Severoli]] insieme con gli altri "zelanti". Ammalatosi e divenuto dal [[1828]] quasi completamente cieco, non partecipò ai conclavi del [[1829]] e del [[1830]] - [[1831]].
 
Fece edificare nell'arcidiocesi di Fermo la chiesa[[Chiesa dell'Annunziata a (Porto Sant'Elpidio)|Chiesa dell'Annunziata]] nel [[1823]] ed eresse la propria residenza con un palazzo a Sant'Elpidio a Mare.
 
==Morte==
[[Morte|Morì]] nell'arcidiocesi di Fermo il [[12 settembre]] [[1837]] e fu sepolto nella cattedrale locale.
 
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contributi

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