Kerygma: differenze tra le versioni

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==== In 1Corinzi ====
 
In {{Pb|1Corinzi|1,21}}, altro testo polemico indirizzato a destinatari diversi dai romani, il κήρυγμα è la proclamazione, con parole orali e scritte, della messianicità di [[Crocifissione di Gesù|Gesù crocifisso]], direttamente e indirettamente evocato più volte (cfr<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|1,13.17s.23;2,2.8;}} {{Pb|2Corinzi|13,4}})</ref> anche in prossimità di κηρύσσω, come in {{Pb|1Corinzi|1,23}}: "noi invece proclamiamo Cristo [il] crocifisso", una cosa che èuno scandalo per i [[giudei]] e vera follia per gli etnici greci. In {{Pb|1Corinzi|1,21}}, [[Paolo]] riflette come il [[mondo ellenistico]], con la sua tradizione letteraria e filosofica, non abbia riconosciuto Dio che, nella sua sapienza, si è compiaciuto di "salvare" i credenti "per mezzo della follia del κήρυγμα". Parlando di follia, la propria (cfr<ref>Cfr. {{Pb|2Corinzi|11,16.12,11}}).</ref> e quella di [[Dio]], [[Paolo]] pensa alle difficoltà della missione nel convincere [[greci]] e [[giudei]] soprattutto, che [[Gesù]], crocifisso dagli uomini, è il [[Messia]] o [[Cristo]], completo e definitivo.
*Nel contesto (in,<ref>In {{Pb|1Corinzi|2,2s}})</ref> [[Paolo]] ricorda il suo arrivo "in [[debolezza]] e timore" a [[Corinto]], proveniente da [[Atene]] dopo aver subito una canzonatoria opposizionecontraddizione da parte di [[filosofi stoici]] ed [[epicurei]] (cfr<ref>Cfr. {{Pb|Atti|17,18}}).</ref> a conclusione di un nobile discorso su Dio, condottocostruito a tavolino, secondo i canoni del ragionamento greco, quando aveva accennato a un uomo [[Risurrezione|risuscitato dai morti]] e costituito da quello stesso Dio di tutti, giudice degli uomini. A [[Corinto]], nella sua prima venuta, aveva rinunciato a questo modo di [[inculturazione|inculturare]] il [[vangelo]] e ora commemora quella scelta radicale: fin nel primo incontro "ritenni infatti tra di voi di non sapere altro se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso". Per conoscere il [[Dio ignoto]], invisibile [[Creatore]] del cielo e della terra, è ora importante spostare l'attenzione sull'uomo [[Crocifissione di Gesù|crocifisso]].
*In {{Pb|1Corinzi|2,4}}, [[Paolo]] continua a precisare con polemica l'opzione antiretorica: "la mia parola e il mio κήρυγμα" non consistettero in persuasive parole di sapienza, ma "in manifestazione di spirito e di potenza." La distinzione tra λόγος – parola – e κήρυγμα è qui la stessa che esiste normalmente tra predicazione e il suo contenuto. All'[[apostolo]] preme affermare che, in ogni caso, materia prima e "[[vangelo]]" non è la sapienza greca (né la legge mosaica) ma il "λόγος, quello della croce", che se è pazzia per alcuni, è salvezza per chi l'accoglie (cfr. {{Pb|1Corinzi|1,18}}) credendo a [[Paolo]] quando proclama che il [[Crocifissione di Gesù|crocifisso]] è Cristo, rivelazione autentica della "potenza di Dio" per i [[giudei]], e della "sapienza di Dio" per i [[greci]] (cfr. {{Pb|1Corinzi|1,24}}). Contenuto del kerigma ai [[corinzi]] è stata fin dagli inizi ed è ora per scritto, un'antitesi, ma che è una sintesi per [[Paolo]], un ritornello in {{Pb|1Corinzi|1-4}} (e in {{Pb|2Corinzi|10-13}}) e che è ricapitolata in due frasi parallele di {{Pb|1Corinzi|1,25}}, dove sono presenti oltre al [[Crocifissione di Gesù|Cristo crocifisso]], le reazioni di greci e giudei: "la cosa pazza di Dio è più sapiente degli uomini e la cosa debole di Dio è più forte degli uomini". È questa la inculturazione della [[professione di fede]] insieme conflittiva e agonistica (cfr<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|9,27}}).</ref> ma anche [[apostolica]] (cfr<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|15,11}}).</ref> nel [[vangelo]] della morte e risurrezione di Gesù, salvatore di ogni uomo. L'universalità è qui percepibile nella menzione di "uomini": utilizzino essi categorie ebraiche o greche nel loro rapporto con Dio. Tutti sono invitati, per mezzo della predicazione stolta di [[Paolo]], a misurarsi con il Creatore passando per la [[fede]] in un uomo che è il [[Cristo]], [[Crocifissione di Gesù|crocifisso]] e [[risurezzione|risorto]] (cfr.<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|15,12}}).</ref>
*Nella terza ed ultima occorrenza di κήρυγμα, in {{Pb|1Corinzi|15,14}}, ragionando con alcuni forse di origine greca che dubitano della necessità di una risurrezione fisica, [[Paolo]] ricorda che la [[fede]] nella risurrezione e nella vita attuale dell'ultimo [[Adamo]] (cfr<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|15,22.45}}).</ref> è l'unica che dia senso al predicare e alla [[chiesa]] di Dio (cfr<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|12,28;15,9}}).</ref>: se [[Gesù Cristo|Cristo]] non è risorto (qui [[Paolo]] usa l'indicativo), "vuoto è il nostro κήρυγμα", e "vuota anche la vostra fede". La fede diventaè priva di contenuto,; è vinta e sterilizzata dall'attesa della morte. La stessa [[predicazione]] che per Paolo non è solo "parola" ma partecipazionecondivisione dinamicaesistenziale alladella croce di Cristo, portandone nel proprio corpo la morte (cfr<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|4,9-13}}; {{Pb|2Corinzi|4,1-15;12,7-12}}).</ref> o le stigma (cfrstigmate,<ref>Cfr. {{Pb|Galati|6,17}}),.</ref> diverrebbe insignificante, e tale sarebbe anche la relazione tra lui, l'apostolo delle genti, e loro, i destinatari prima della predicazioneproclazione orale o ora di questa lettera. Senza fede pasquale, inerti e senza vita resterebbero le relazioni parentali e le interrelazioni ecclesiali a [[Corinto]] e con le altre chiese locali (cfr.<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|7,17;11,16;16,19}})</ref>. [[Paolo]] identifica la sua, o "nostra" proclamazionepredicazione, orale o scritta che sia del [[vangelo]], come il contenuto essenziale e la struttura portante della [[fede]] in Dio, sapiente e potente, che salva gli uomini e le donne dalla morte con l'[[apostolato]] di Paolo, con la [[vocazione]] ed elezione di chiunque accoglie il kerigma (cfr<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|1,1.2.9.24-28;7,18-24;15,9}}).</ref> per formare un unico nuovo "corpo di Cristo", secondo una ecclesiologia (cfr<ref>Cfr. {{Pb|1Corinzi|6,15;10,16;12,27}})</ref> che deriva interamente dalla [[fede]] nella morte e risurrezione di Gesù.
 
=== Nelle Lettere Pastorali ===
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