Utente:Paola Berrettini/Aggiunta a Cenacolo

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Nell'arte

L'ambientazione dell'Ultima cena nel cenacolo ha ispirato numerosi artisti, in varie epoche.

Andrea del Castagno

Nel 1450 Andrea del Castagno compose un affresco, custodito a Firenze, nell' ex Convento di Sant'Apollonia. In esso vi si nota uno schema adottato abitualmente dagli artisti: Giuda, il traditore, è rappresentato da solo, davanti alla tavola, mentre gli altri apostoli e Gesù, sono tutti dall'altro lato, uno accanto all'altro. La scena è solenne, ma non particolarmente drammatica.

Leonardo

Chiesa Santa Maria delle Grazie - Milano

Tra il 1495 e il 1497 Leonardo dipinse nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, a Milano, una raffigurazione dell'Ultima Cena, conosciuta anche come "Cenacolo". In quest'opera l'artista rappresenta le emozioni dei protagonisti, Gesù e gli Apostoli. [1]

Per questo motivo Leonardo decide di rappresentare il momento successivo alle parole di Gesù: "Uno di voi mi tradirà". È il momento più drammatico della Cena: ogni apostolo si domanda, e domanda agli altri, chi può essere il traditore. Leonardo si concentra sull'effetto che le parole di Gesù provocano sugli apostoli, sulla loro reazione: proprio per questo cambia il modo di rappresentare la scena rispetto agli artisti precedenti. Leonardo rappresenta Giuda in mezzo agli altri apostoli e organizza quattro gruppi di tre figure ai lati di Gesù, che sta al centro. Gesù e Giuda sono gli unici immobili e calmi, diversamente dagli altri che sono agitati e sconvolti: solo loro due sanno la verità. Giuda è anche l'unica figura del dipinto in ombra. La scena è molto drammatica.

Il primo gruppo è formato da tre personaggi in piedi: Bartolomeo, Giacomo minore e Andrea. Bartolomeo ha le mani appoggiate sul tavolo e si tende con il corpo verso Cristo: dà l'impressione di non voler credere alle terribili parole che ha sentito e chiede quasi una conferma. Giacomo poggia una mano sul braccio di Andrea, e con l'altra tocca la spalla di Pietro, nel gruppo successivo. Andrea sta fermo al suo posto e solleva in alto le mani con le palme rivolte all'esterno, come per allontanare da sé i sospetti.

Nel secondo gruppo troviamo Pietro, Giuda e Giovanni. Giovanni, uomo di carattere tranquillo, ascolta in silenzio le parole che Pietro sussurra nel suo orecchio; Pietro ha in mano un coltello e reagisce con rabbia alle parole di Cristo. Giuda è isolato, con il gomito destro poggiato sul tavolo.

L'Ultima Cena - Leonardo da Vinci - Santa Maria delle Grazie - Milano

Il terzo gruppo è composto da Tommaso, Giacomo il maggiore e Filippo. Giacomo è seduto ed allarga le braccia: con il suo gesto vuole dimostrare che non ha niente da nascondere. Tommaso, con il dito teso, si piega verso Cristo: la sua caratteristica è quella di mettere sempre in dubbio le parole degli altri. Filippo è in piedi, con le mani sul petto in segno di innocenza.

Nel quarto gruppo ci sono Matteo, Simone e Taddeo. Matteo tende le braccia verso Cristo, ma il busto ed il viso sono rivolti all'indietro, verso Simone e Taddeo, come per comunicare la sua angoscia; Taddeo è rappresentato con le mani aperte verso l'alto, a manifestare la sua meraviglia.

Leonardo rappresenta il carattere di ogni apostolo e come ognuno di loro reagisce alla stessa situazione emotiva in modo diverso, in base alle proprie intuizioni caratteriali: è veramente l'applicazione della sua teoria dei moti dell'animo.

Note

  1. Per Leonardo è molto importante illustrare i "moti dell'animo". Nel suo Trattato della Pittura scrive: "Lo bono pittore ha da dipingere due cose principali, cioè l'homo e il concetto della mente sua. Il primo è facile, il secondo difficile perché s'ha a figurare con gesti e movimenti delle membra".