Il miracolo (libro)
Il miracolo è un libro di Vittorio Messori. In questo libro l'autore tratta di un miracolo avvenuto nella Spagna del XVII secolo, la cui veridicità è testimoniata dai numerosi documenti d'epoca citati: a un giovane contadino, Miguel Juan Pellicer, ricomparve la gamba che gli era stata amputata due anni e mezzo prima.
Contenuto
Alla fine di luglio del 1637 Miguel Juan Pellicer, ventenne nativo di Calanda in Aragona (Spagna), si trovava a Castellón, a circa 60 km da Valencia, dove lavorava come contadino presso uno zio. Mentre conduceva un carro agricolo, cavalcando uno dei due muli che lo trainano, cadde, probabilmente per un colpo di sonno, e la ruota del carro gli passò sulla gamba destra fratturandogli la tibia.
Dopo aver ricevuto le prime cure a Castellón, il 3 agosto venne ricoverato all'ospedale di Valencia, dove rimase per cinque giorni; quindi decise di recarsi a Saragozza, per farsi curare nell'ospedale dedicato alla Madonna del Pilar, alla quale era molto devoto. Il viaggio, lungo trecento chilometri, durò ben cinquanta giorni; al suo arrivo i medici constatarono che la gamba era ormai in avanzato stato di cancrena e non restava altro da fare che amputarla. Alla metà di ottobre due maestri chirurghi, Juan de Estanga e Diego Millaruelo, eseguirono l'intervento: la gamba venne tagliata quattro dita sotto il ginocchio e sepolta, secondo l'usanza del tempo, in un apposito settore del cimitero dell'ospedale. Il moncone venne cauterizzato a fuoco.
Miguel Juan Pellicer rimase ricoverato per alcuni mesi, finché nella primavera del 1638 venne provvisto di una gamba di legno e di stampelle e dimesso. Per i due anni successivi si mantenne mendicando, provvisto di regolare permesso, presso il santuario del Pilar: durante questo periodo certamente lo videro regolarmente un gran numero di cittadini di Saragozza. Periodicamente ritornava all'ospedale per farsi controllare e medicare dal dottor Estanga. Ogni sera chiedeva agli inservienti del santuario un po' dell'olio che ardeva nelle lampade sacre, e lo usava per ungere il moncone della gamba, nella convinzione di attirare così su di sé l'aiuto della Vergine.
Nei primi mesi del 1640 Pellicer, ventitreenne, decise di ritornare a Calanda presso i genitori, e dopo un viaggio di circa una settimana vi giunse nella seconda settimana di Quaresima, (tra il 4 e l'11 marzo). Non potendo aiutare nel lavoro dei campi, riprese il "mestiere" di mendicante, girando ogni giorno per i paesi circonvicini a cavallo di un asino: molte altre persone così poterono constatare la sua mutilazione.
La sera del 29 marzo, alle dieci circa, Pellicer andò a dormire: poiché il suo letto era occupato da un soldato di una guarnigione che quella notte sostava a Calanda, si coricò su un giaciglio provvisorio allestito nella stanza dei suoi genitori. Tra le dieci e mezzo e le undici, sua madre entrò nella stanza e vide due piedi spuntare dal mantello. Inizialmente pensò che il soldato e Miguel Juan si fossero scambiati di posto, e chiamò suo marito per chiarire il malinteso. Ma, scostando il mantello, i due coniugi esterrefatti constatarono che si trattava proprio del loro figlio. Subito lo scossero e gli urlarono di svegliarsi: occorsero alcuni minuti perché Pellicer si risvegliasse da un sonno molto profondo, e raccontasse di aver sognato che si trovava nel santuario del Pilar e stava ungendosi la gamba con l'olio benedetto, come molte volte aveva fatto. Tutti e tre furono subito concordi sul fatto che la ricomparsa della gamba fosse dovuta certamente all'intercessione della Vergine del Pilar.
La notizia del fatto si sparse immediatamente per Calanda: la mattina seguente il giudice del paese, assistito da due chirurghi, esaminò Pellicer e stese un rapporto che inviò subito ai suoi superiori. Il 1º aprile, domenica delle Palme, si recò sul posto don Marco Seguer, parroco di Mazaleón, paese distante una cinquantina di chilometri, accompagnato dal notaio reale Miguel Andréu: quest'ultimo stese un rogito nel quale verbalizzava la testimonianza giurata di dieci persone.
Il 25 aprile Pellicer e i suoi genitori si recarono in pellegrinaggio a Saragozza, per ringraziare la Madonna del Pilar, e anche qui il giovane venne visto da numerosissime persone che lo avevano visto prima con una gamba sola: su richiesta delle autorità comunali si aprì quindi un'inchiesta formale per accertare la veridicità del fatto. Il processo, presieduto dall'arcivescovo della città, iniziò il 5 giugno e durò quasi un anno. Tutte le udienze furono pubbliche e non si registrò alcuna voce di dissenso. Vennero verbalizzati ventiquattro testimoni, scelti come i più attendibili tra i moltissimi che avevano conosciuto Pellicer, sia a Calanda che a Saragozza.
Il 27 aprile 1641 l'arcivescovo di Saragozza emanò la sentenza, con la quale riconosceva ufficialmente l'autenticità del miracolo. Alla fine di quell'anno Pellicer venne invitato anche alla corte di Madrid: il re Filippo IV si inginocchiò davanti a lui e baciò la gamba miracolata.
Una circostanza singolare emersa dai resoconti è che la gamba ricomparsa appariva essere la stessa gamba che era stata amputata due anni e mezzo prima. La si riconosceva infatti da alcuni graffi e cicatrici preesistenti; inoltre all'ospedale di Saragozza si scavò la fossa in cui la gamba tagliata era stata sepolta, e la si trovò vuota.
In appendice Messori riporta il parere di Landino Cugola, primario di chirurgia del Policlinico dell'Università di Verona e specialista in reimpianti d'arto. Cugola ha esaminato attentamente le testimonianze riportate nei verbali del processo, dalle quali risulta che la gamba appena ricomparsa era fredda e dura, le dita del piede contratte, il colorito livido, e Pellicer non vi si poteva ancora appoggiare e doveva camminare con le stampelle; nel giro di alcuni giorni la gamba riprese forza e calore e le dita si distesero. Inoltre la gamba era di alcuni centimetri più corta per la perdita di tessuto osseo causata dalla frattura, ma in circa tre mesi si riallungò fino a riacquistare la lunghezza originaria. Secondo Cugola, tutti questi fatti corrispondono perfettamente al normale decorso post-operatorio di una gamba reimpiantata (la ricrescita dell'osso normalmente viene aiutata mettendo l'arto in trazione; nel caso di Pellicer avvenne spontaneamente).
I documenti
Nel libro Messori elenca e dettaglia i documenti dell'epoca che attestano il "miracolo di Calanda". I principali:
- il rogito steso dal notaio Andréu: il documento originale, sfuggito fortunosamente alle distruzioni della guerra civile spagnola, dal 1972 è esposto in una vetrina nell'ufficio del sindaco di Saragozza.
- il verbale del processo di Saragozza: il documento originale, custodito per quasi tre secoli negli archivi del Capitolo di Saragozza, verso il 1930 fu prestato a un monaco benedettino francese, padre Lambert, che lo portò in Francia. Malauguratamente durante la Seconda guerra mondiale il Lambert fu ucciso dai tedeschi, e non si sa che sorte abbia avuto il manoscritto. Prima della sua scomparsa, comunque, ne erano state pubblicate ben quattro edizioni a stampa, la prima delle quali, nel 1829, fu autenticata da due notai che ne certificarono l'esatta corrispondenza con il testo originale.
- due copie autenticate del verbale del processo, stese lo stesso giorno dell'originale e firmate e bollate dagli stessi notai (in terminologia giuridica, due transunti notariali): una, conservata negli archivi del comune di Saragozza, bruciò in un incendio nel 1808, durante le guerre Napoleone|napoleoniche. L'altra invece, conservata negli archivi della Cattedrale del Pilar, è tuttora esistente.
- il rapporto del giudice di Calanda, steso la mattina immediatamente dopo il fatto: non ci è pervenuto, ma esistono tracce documentali della sua esistenza.
Altri documenti di minore rilevanza:
- l'atto di battesimo di Miguel Juan Pellicer, il 25 marzo 1617.
- la registrazione del suo ricovero all'ospedale di Valencia.
- un opuscolo commissionato dal Capitolo del Pilar a un frate carmelitano, pubblicato in quello stesso anno 1641.
- un altro libro pubblicato da un medico tedesco nel 1642; il padre gesuita che firmò l'imprimatur vi aggiunse una dichiarazione, nella quale affermava di aver personalmente conosciuto il Pellicer prima con una gamba e poi con due.
- il resoconto dell'udienza di Miguel Juan Pellicer alla corte di Madrid.
- numerosi documenti che comprovano l'effettiva esistenza storica di molti dei personaggi della vicenda.
Messori commenta:
« | La stragrande maggioranza dei fatti del passato (anche fra i maggiori) è attestata con assai minori certezze documentarie e garanzie ufficiali. È una constatazione oggettiva, non una rassicurazione apologetica » | |
(pp. 136-137)
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Tentativi di spiegazione scientifica
Il libro di Messori ha naturalmente suscitato l'interesse anche di numerosi agnostici e razionalisti i quali, non ammettendo la possibilità che un miracolo possa essere accaduto, hanno cercato una spiegazione naturale dell'avvenimento di Calanda.
Luigi Garlaschelli del CICAP ha avanzato l'ipotesi che Miguel Juan Pellicer fosse un "falso invalido" che nascondeva la gamba tenendola ripiegata dietro la coscia; scoperto dal soldato che dormiva in casa, avrebbe inscenato il miracolo per non dover ammettere l'inganno. Questa ipotesi richiede che i chirurghi e gli infermieri dell'ospedale di Saragozza che eseguirono l'amputazione e che testimoniarono al processo abbiano confuso Pellicer con qualcun altro: Garlaschelli sostiene che in un grande ospedale, con moltissimi pazienti ricoverati ogni giorno, è improbabile che i sanitari, dopo oltre due anni, si ricordassero di un paziente fra tanti. Questo argomento però non considera che Pellicer rimase lì ricoverato per circa sei mesi, durante i quali il personale che si occupava di lui dovette conoscerlo bene, e anche dopo ritornò più volte a farsi medicare. Inoltre occorre ammettere che delle migliaia di persone che visitavano quotidianamente il santuario del Pilar, e che per oltre due anni lo videro mendicare, nessuno si sia mai accorto del trucco. Ciò appare quanto mai improbabile se, come scrive Messori, Pellicer, secondo l'uso degli accattoni di allora, mendicava tenendo la gamba scoperta e la piaga bene in vista, per suscitare la pietà dei pellegrini.
Un'altra ipotesi è quella dello scambio di persona, per cui Miguel Juan Pellicer sarebbe stato sostituito da una persona a lui somigliante: Garlaschelli suggerisce che potesse trattarsi di uno dei suoi fratelli (ne aveva sette ma, come Messori tiene a precisare, nessun gemello). Tuttavia, se si può ammettere che i testimoni di Saragozza possano essere stati ingannati dalla somiglianza, più difficile appare che possano essere caduti in errore gli abitanti di Calanda, un piccolo villaggio dove sicuramente tutti o quasi si conoscevano tra loro, e dove Pellicer aveva vissuto ininterrottamente fino all'età di circa vent'anni. Inoltre se uno dei suoi fratelli fosse scomparso da Calanda in coincidenza col miracolo, certamente la cosa sarebbe stata notata. E infine, il vero Pellicer, privo di una gamba, difficilmente avrebbe potuto nascondersi a Calanda o fuggire senza essere notato, quando la notizia del miracolo si era immediatamente diffusa in tutta la regione circostante.
Edizioni
- Vittorio Messori, Il miracolo, BUR, 2000
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