Utente:Stefano Barillà/Baal

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Statuetta di Baal da Ugarit, XIV-XII secolo a.C. (Parigi, Louvre).

Baal è una divinità della mitologia fenicia, figura centrale della religiosità dell'antica Ugarit. Per i Cananei dell'Antico Testamento il nome era sinonimo di dio, e solamente intorno al XIV secolo a.C. passò a indicare il maggiore degli dèi e il Signore dell'universo.

Secondo il mito la sua residenza era il monte Casio, antico Sapanu, ed era il tradizionale dio semitico della tempesta, a cui corrispondevano anche il controllo della fertilità e della fecondità. Nella mitologia greca Baal veniva associato al nome di Kronos, poi Saturno dai Romani.

Nei testi di Ras Shamra

In questi testi Baal viene chiamato Padre degli anni e dell'uomo, ed è considerato progenitore degli dèi. La sua dimora viene collocata sul Monte del Nord. Questo monte venne identificato nel monte Cassius, oggi denominato el-Akra, il monte è geograficamente collocato a nord di Ras Shamra. Il monte condivide con altri monti la definizione di l'ombelico della terra.

Questa caratteristica venne poi ripresa dagli Ebrei per il Paradiso Terrestre, infatti esso era delimitato e bagnato dai fiumi Pihon e Gihon. Molte altri località sono state dichiarate sede del dio Baal, tra le più conosciute possiamo citare: Sheizar e Sapan, in quest'ultima località Baal si fermò dopo la vittoriosa battaglia, con molti morti, contro Mot.

Divinità chiamate Ba‘al o Ba‘alat

Aleyan-Baal, divinità di Ugarit, dio della vegetazione e delle tempeste, conosciuto anche con l'appellativo di signore dei solchi. Sposo di Anat. A volte paragonato al dio Marduk o al dio El. Disponeva di un tempio sul Monte Carmelo. Venne ucciso da Mot.

Poiché più di un dio portava il titolo di "Ba‘al" e più di una dea quello di "Ba‘alat" o "Ba‘alah", solo il contesto di uno scritto o iscrizione può indicare con esattezza di quale "Signore" Ba‘al, o "Signora" Ba‘alat, si parli. Sebbene sia assai probabile che il dio Hadad (o Adad) fosse chiamato Ba‘al, Hadad era lungi dall'essere l'unico dio con quel titolo.

I testi in lingua ugaritica (soprattutto quelli preservati nel Ciclo di Baal) pongono la dimora di Ba‘al/Hadad sul Monte Zaphon, facendo così pensare che i riferimenti a Ba‘al Zephon contenuti nei testi sacri ebraici del Tanakh indichino Hadad. Si afferma perciò che il Ba‘al Pe‘or, ovvero il Signore del Monte Pe‘or, che gli Israeliti non potevano venerare (Numeri 1 – 25), fosse anch'egli un riferimento a Hadad. Nel pantheon dei Cananei, Hadad era figlio di El, che era stato un tempo il dio principale del loro culto, ed il cui nome veniva utilizzato per indicare Yahweh.

Melqart, il dio di Tiro, veniva spesso appellato il Ba‘al di Tiro. Il Libro dei Re (16:31) narra che Achab, re d'Israele, sposò Gezabele, figlia di Ithobaal I, re di Sidone, il quale venerava habba‘al ('il Ba‘al'), dove ha - come negli idiomi semitici settentrionali - funge da articolo determinativo. Il culto di questo dio fu molto diffuso in Israele fino al regno di Jehu che vi pose fine:

« E loro portarono fuori i pilastri ( massebah ) della casa di Ba‘al e li bruciarono. E distrussero i pilastri ( massebah ) di Ba‘al e abbatterono la casa di Ba‘al e la trasformarono in una latrina fino ad oggi. »

Non è chiaro se Ba‘al sia riferito a Melqart, da Hadad, che era venerato a Tiro o a Ba'al Shamîm 'Signore del Cielo' che era anch'esso venerato a Tiro e spesso distinto da Hadad. Flavio Giuseppe (Antiquities 8.13.1) dice chiaramente che Jezebel "costruì un tempio per il dio degli abitanti di Tiro, che loro chiamavano Belus", riferendosi certamente a Melqart. Ma Flavio Giuseppe potrebbe rifarsi ad alcune voci piuttosto che a fatti comprovati. Hadad è generalmente un dio della pioggia ma Melqart non ha nessuna connessione con la pioggia. Tuttavia si conosce così poco del culto di Melqart che tale informazione non è certa.

In ogni caso Re Achab incoraggiava il culto di Ba'al, rimanendo allo stesso tempo un seguace di Yahweh. Achab continuò a consultare i profeti di Yahweh e chiese la sua protezione quando dette il nome ai suoi figli, chiamandoli Ahaziah che significa "Yahweh protegge" e Jehoram ("Yahweh è grande").

Cartagine

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Baal Hammon
Stele di Baal XIV - XII secolo a.C. ritrovata a Ras Sharma (antica Ugarit), oggi al Museo del Louvre di Parigi.

Ba'al Ammone era il dio supremo dei Cartaginesi ed è generalmente identificato, dagli studiosi moderni, sia con il dio semitico del nord-ovest El sia con Dagon, mentre nella mitologia greca è assimilato a Crono e in quella romana a Saturno. Nonostante i suoi attributi magniloquenti, Baal-Ammon (parte della triade cartaginese con Tanit ed Eshmun) non era la divinità più importante di Cartagine; intorno al VI secolo a.C. iniziò a prendere spazio e maggiore popolarità il culto di Tanit, dea della Luna, delle messi e della buona fortuna.

Egitto

Il culto di Baal giunse anche in Egitto e venne accostato agli dei venerati a Menphi con il nome di Baal-Tsefon. Si trova citato, infatti, nell'Antico Testamento e precisamente nel Pentateuco.

Capo degli Dei, non creatore

A Ugarit Baal era a capo degli dei e perciò una figura centrale nel Pantheon di questa città. Gli venivano tributati particolari onori come dio perché garantiva ed apportava la pioggia e la fertilità, ma non è mai stato venerato come creatore di tutte le cose, o come generatore di vita.

Nei miti ugaritici non vi è alcuna cosmologia che abbia somiglianza con quella ebraica, non si riscontrano riferimenti alle origini del loro pantheon, non vi sono racconti sulla nascita dell'universo.

Nella cultura araba preislamica

In periodo pre-islamico la divinità urbana di Hubal alla Mecca era probabilmente nient'altro che la resa in lingua araba higiazena del semitico settentrionale Ha-Ba'al, col medesimo significato di "il dio" per eccellenza.

Analogie

Paolo Xella nota un particolare interessante sul mito di Baal.
Il mito del dio Baal che muore e resuscita avviene in ambiente Siro-Palestinese, che anni più tardi vedrà la nascita del Cristianesimo. Questo evento può esser l'antecedente per analogia della morte e resurrezione di Gesù. L'aspetto del Dio morente, concetto sviluppato da James Frazer e caduto in disuso, accomuna diversi miti dell'antichità, tra questi il mito di: Osiride, Dioniso.

Nella letteratura

Il tema dell'ipotetica esistenza di sacrifici umani dedicati a questo dio è stato diffuso tramite un'opera letteraria dell'Ottocento. Il romanzo Salammbô di Gustave Flaubert è un'opera che ha profondamente contribuito ad accreditare il racconto di sacrifici umani dedicati a Moloch, il nome fenicio del dio Baal. Quest'ultimo è anche citato nella poesia "Der Gott der Stadt" (il dio della città) composta dal poeta espressionista Georg Heym.

Baal è il titolo della prima opera teatrale di Bertolt Brecht.

Nel 2001 l'Autorità Nazionale Palestinese ha emesso un francobollo raffigurante il dio Baal.

Bibliografia
  • Paolo Xella, La religione della Siria antica, in (a cura di G. Filoramo), "Storia delle religioni. Le religioni antiche", Roma-Bari Laterza, 1997. ISBN 978-88-420-5205-0
  • Sabatino Moscati, Gli adoratori di Moloch, Milano, Jaka Book, 1991
  • Paolo Xella, Gli antenati di dio. Divinità e miti della tradizione di Canaan, Verona, Essedue Edizioni, 1983
  • Paolo Xella, La terra di Baal, Curcio, Milano 1984
  • Paolo Xella, I testi rituali di Ugarit, Roma, Consiglio Nazionale delle Ricerche, 1981
Collegamenti esterni