Alfabeto ebraico

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Esempio di testo ebraico biblico (testo masoretico, Gen 1,9 : "E disse Dio: Siano raccolte le acque"): in nero le consonanti, in rosso le vocali, in blu gli accenti.
1leftarrow.png Voce principale: Lingua ebraica.

L'alfabeto ebraico, nel quale in particolare sono scritti i brani in ebraico ed aramaico dell'Antico Testamento, è originariamente composto da 22 consonanti. I masoreti, studiosi ebrei che tra il VII e XI sec. d.C. hanno compilato e commentato il testo biblico (Testo Masoretico), hanno aggiunto altri segni (vocali, accenti, punteggiatura). Questi sono comunemente presenti nei testi religiosi per facilitare la lettura, mentre l'ebraico contemporaneo è ancora prevalentemente scritto con le sole consonanti.

Viene scritto da destra verso sinistra, come accade per le altre lingue semitiche.

Consonanti

Le consonanti in ebraico sono 22, 23 considerando lo sdoppiamento sin/shin attuato dai masoreti. Per le lettere kaf, mem, nun, pe, tsade sono presenti grafie alternative allorquando sono finali nella parola, che non implicano però una pronuncia diversa.

Sempre ai masoreti è dovuto l'introduzione del daghèsh, un punto interno alla lettera che rafforza il valore fonetico. Per le lettere beth, ghimel, daleth, kaf, pe, tau (begadkefàt) il daghesh indicherebbe un'alterazione fonetica, che nell'ebraico moderno è apprezzabile solo per la beth (v/b), kaf (k/h) e per la pe (f/p). Nel caso delle altre lettere, se presente il daghèsh indica un raddoppiamento della consonante.

Nome[1] Lettera
(finale)
Alfabeto
fonetico
Pronuncia
semplificata e note
'Àlef א [2] muta o suono della vocale corrispondente[3]
Beth ב
בּ
v
b
v
b
Ghìmel ג
גּ
ɡ ɡ dura di "gatto". La gi dolce ("gioco") è assente nell'ebraico biblico[4]
Dàleth ד
דּ
d d
He ה muta o suono della vocale corrispondente. Sarebbe una leggera aspirata
Waw ו v (oppure u o) v quando vale come consonante, u oppure o quando così vocalizzata
Zàin ז z z dolce, "rosa"
Het ח χ aspirata
Teth ט t t
Yod י j i, di fatto è una vocale
Kaf ך) כ)
ךּ) כּ)
χ
k
molto aspirata
k o c dura, la c dolce ("ciao") è assente nell'ebraico biblico
Làmed ל l l
Mem ם) מ) m m
Nun ן) נ) n n
Sàmekh ס s s
'Àin ע muta o suono della vocale corrispondente. Sarebbe un colpo di glottide,
riproducibile emettendo suono comprimendo la trachea con un dito[5]
Pe ף) פ)
פּ
f
p
f
p
Tsadé ץ) צ) t͡s z dura, "zanzara"
Qof ק k q
Resh ר r r
Sin
Shin
שׂ
שׁ
s
ʃ
s
sh, "sciare"
Tàu ת
תּ
t t
Sinossi delle lettere ebraiche facilmente confondibili.

Diverse consonanti sono molto simili (cf. immagine), e questo comporta una certa difficoltà per coloro che si avvicinano allo studio dell'ebraico biblico, oltre che essere fonte di alcuni "errori" ravvisabili nel testo biblico pervenutoci in seguito alla tradizione manoscritta.

Oltre alla somiglianza grafica, nell'ebraico moderno diverse lettere sono foneticamente coincidenti:

  • mute = 'alef, he, 'ain
  • v = beth (senza dagesh) e waw
  • h = heth e kaf (senza dagesh)
  • k = qof e kaf (con dagesh)
  • t = teth e tau
  • s = samekh e sin

Vocali

Sinossi delle vocali ebraiche. Il cerchio indica la consonante.

I simboli grafici delle vocali, introdotti dai masoreti, sono rappresentati da segni (niqqùd) tracciati sopra o sotto la consonante. Nella contemporanea lingua scritta generalmente non sono rappresentati. L'ebraico ammette 5 vocali, come l'italiano (a e i o u), che possono essere lunghe, brevi o semibrevi (brevissime). Nell'ebraico contemporaneo comunque le differenze di lunghezza non sono apprezzabili.

Va notato che il qàmets può rendere sia la a lunga che la o breve. Tendenzialmente esso va pronunciato come "a", ma se presente in sillaba chiusa (cioè consonante, vocale, consonante) atona (cioè senza accento) va letto "o".

Lo shwà sarebbe una "e" brevissima. È muto (quiescente), e dunque non pronunciato, sotto una consonante preceduta da vocale breve, o sotto una consonante preceduta da vocale lunga segnata da accento. Inoltre si legge sempre (è mobile) se è sotto la prima di due consonanti uguali, all'inizio di parola, dopo un altro shwà, sotto una consonante doppia (cioè con dagesh).

Uso dell'alfabeto ebraico in altre lingue

Nelle pubblicazioni scientifiche è spesso usato per la trascrizione di testi epigrafici fenici e punici.

Alla fine dell'Ottocento, in Francia, avvenne l'omologazione delle 22 lettere dell'alfabeto ebraico con i 22 Arcani maggiori dei Tarocchi, ad opera dell'occultista Eliphas Lévi. Da quel momento cominciò a svilupparsi uno straordinario interesse degli esoteristi non ebrei verso la Cabbala, da essi ritenuta la più importante tradizione esoterica dell'ebraismo.

L'alfabeto ebraico, curiosamente, è stato forse la prima forma di traslitterazione degli ideogrammi cinesi. La comunità ebraica cinese di Kai Feng, fondata nel X secolo ed estintasi all'inizio del XX secolo ha lasciato degli scritti in lingua cinese ma in caratteri ebraici.

L'alfabeto ebraico è stato anche probabilmente il primo sistema impiegato per la scrittura del dialetto salentino, come dimostrerebbero alcune glosse di quella che fu l'accademia talmudica di Otranto.

Note
  1. Sono eventualmente riportati accenti per indicare la pronuncia.
  2. Lo "zero fonetico" indica la mancata trascrizione nell'alfabeto fonetico internazionale.
  3. Traslitterata con lo spirito lene ', un apostrofo curvato come una parentesi chiusa ).
  4. Nell'ebraico moderno, p.es. nella trascrizione di termini o nomi stranieri, per rendere il suono g dolce (dʒ) viene posposto (cioè aggiunto a sinistra della ghimel) il simbolo ׳ (ghèresh).
  5. Traslitterata con lo spirito aspro ', un apostrofo curvato come una parentesi aperta (. Non va confuso con lo spirito aspro del greco, dove ha un valore aspirato.
Bibliografia
  • Giovanni Deiana, Ambrogio Spreafico, Guida allo studio dell'ebraico biblico, Roma 1990
Voci correlate
Collegamenti esterni