Collettore
Collettore (dal latino tardo collector, -oris, derivato di colligĕre "raccogliere"). Nel governo della Chiesa molti furono gli agenti fiscali che, incaricati a vario titolo di raccogliere specifiche decime o tributi, erano indicati con quel nome. Per la Camera Apostolica, il cui tesoriere era anche detto "collettore generale degli spogli", operavano i succollettori incaricati di recuperare, nella stato della Chiesa, gli "spogli"[1] e il collettore apostolico o collettore generale anche nunzio collettore che operava presso le altre nazioni. Il collettore apostolico in era moderna fu sostituito dalla figura del nunzio apostolico e le colletterie (le sedi dei collettori) divennero le nunziature.
Agli inizi del cinquecento mons. Pietro Griffo, collettore apostolico presso il re d'Inghilterra, scrisse un trattato il De officio collectoris in regno Angliae,[2] in cui descrisse la variegata e complicata attività del collettore apostolico in quel particolare momento della storia della Chiesa.
Il recupero degli spogli a favore della camera apostolica fu nei due secoli successivi regolato attraverso concordati con le nazioni, mentre nello stato della Chiesa rimase sino alla nascita della nazione italiana. Agli inizi dell'ottocento Pio VII predispose che i fondi recuperati dagli "spogli" fossero devoluti alla congregazione di Propaganda Fide invece che alla camera apostolica questo per permettere a questo importantissimo organismo della Santa Sede, in gravi difficoltà finanziare, di continuare a svolgere le sue molteplici attività.[3]
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