Discussione:Giuda Iscariota

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Giuda Iscariota

Vorrei suggerirVi di togliere la citazione seguente su Sai Baba perchè è una vergogna per un sito cattolico solo nominarlo, peggio ancora definirlo taumaturgo. A questo riguardo il famoso esorcista Padre Amorth, interrogato su Sai Baba, disse che utilizzare le polveri distribuite dal famoso mistico significa aprire la porta al demonio e disse ancora: "Quell'uomo si ritiene Dio, spesso ho dovuto scacciare il diavolo da chi è andato a visitarlo". Ecco la citazione, contenuta alla fine della sezione "interpretazioni moderne" che Vi chiedo cortesemente di togliere: "Il famoso taumaturgo indiano Sai Baba, intervistato da alcuni seguaci sulla figura di Giuda, rispose: "Egli fece parte del piano divino. Si reincarnò ancora due volte. Poi superò il suo cattivo karma ed ottenne la Liberazione".

{{ #SuggestionNotification: vitello.a@gmail.com }} Alessandro Alessio Vitello (vitello punto a chiocciola gmail punto com), 2014-02-01 10:57:47 GMT

Grazie Alessandro, abbiamo tolto il periodo riferito a Sai Baba. --Davide - scrivimi! 14:23, 1 feb 2014 (CET)

Giuda Iscariota

Giuda, il traditore del Maestro (tratto da “Il discernimento spirituale” di Padre Livio Fanzaga)

Non si sottolineerà mai abbastanza lo stadio di perversione in cui Giuda è precipitato. Oggi una letteratura buonista e superficiale, in sintonia con una generazione che ha perso il senso del peccato, tende ad assolverlo o a minimizzarne la depravazione. In realtà le espressioni dei vangeli su Giuda sono le più severe che mai siano state pronunciate nei confronti di un essere umano. La stessa affermazione lapidaria dell'evangelista Giovanni: « Satana entrò in lui », ha il significato sinistro di un connubio che anticipa la condizione infernale. Eppure, nonostante questo stato di indurimento e di accecamento, si può pensare che Giuda abbia avuto la grazia del risveglio della coscienza, come ci attesta l'evangelista Matteo: « Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente» (Matteo 27, 3-4). Qui il pentimento va inteso come quella grazia iniziale del tutto gratuita che viene concessa all'anima morta. Questa grazia, senza dubbio ottenuta dalla preghiera del Maestro, ha provocato il rimorso, dando nel medesimo tempo la luce sufficiente per incominciare a vedere la situazione di peccato. Giuda ha anche compiuto il gesto di disfarsi delle trenta monete, riportandole ai sacerdoti e rendendo una testimonianza umanamente apprezzabile sull'innocenza di Gesù. Chi non può vedere qui la grandezza della divina misericordia che, a un'anima caduta cosi in basso, ha fatto il dono inestimabile di udire di nuovo la voce della coscienza? Tutto questo però non consente di affermare che Giuda si sia salvato. Al contrario, quando si è trattato di aprirsi alla fede e alla grazia del perdono, egli ha cessato di corrispondere, ma si è lasciato afferrare dal demone della disperazione, fino ad andare ad impiccarsi (cfr. Maiteo 27, 5). Ciò che avrebbe perduto Giuda sarebbe quindi il peccato contro lo Spirito Santo, cioè l'incredulità nei confronti dell'Amore misericordioso. Se egli, invece di correre verso l'albero dell'impiccagione, fosse accorso a inginocchiarsi davanti all'albero della Croce, avrebbe ottenuto il perdono e la salvezza. Queste considerazioni ci permettono di affermare che nessun peccato è più grande della divina misericordia e che nessuna conversione è impossibile per Colui che ha redento ogni anima a prezzo del suo sangue. Egli esige però l'umana cooperazione, secondo la felice espressione di sant'Agostino: «Chi ha creato te senza di te, non può salvare te senza di te ».

{{ #SuggestionNotification: vitello.a@gmail.com }} Alessandro Alessio Vitello (vitello punto a chiocciola gmail punto com), 2014-02-01 10:59:29 GMT