Gesù Cristo e il tributo della moneta (Tiziano)

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GER Dresda Gemäldegalerie Tiziano Gesù+Monetatributo 1516ca.jpg
Tiziano Vecellio, Gesù Cristo e il tributo della moneta (1516 ca.), olio su tavola
Tributo della moneta
Opera d'arte
Stato

bandiera Germania

Regione Sassonia
Regione ecclesiastica [[|]]
Provincia Dresda
Comune

Dresda

Località
Diocesi Dresda-Meissen
Parrocchia o Ente ecclesiastico
Ubicazione specifica Gemäldegalerie
Uso liturgico nessuno
Comune di provenienza Ferrara
Luogo di provenienza Castello Estense
Oggetto dipinto
Soggetto Gesù Cristo porge al gabelliere la moneta per pagare il tributo
Datazione 1516 ca.
Datazione
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Ambito culturale
Autore

Tiziano Vecellio
detto Tiziano

Altre attribuzioni
Materia e tecnica olio su tavola
Misure h. 75 cm; l. 56 cm
Iscrizioni TICIANUS.F.
Stemmi, Punzoni, Marchi
Note
opera firmata

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Collegamenti esterni
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Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, va' al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te».
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Gesù Cristo e il tributo della moneta, detta anche il Tributo della moneta, è un dipinto, eseguito nel 1516 circa, ad olio su tela, da Tiziano Vecellio (1490 ca. - 1576), proveniente dal Castello Estense di Ferrara ed ora conservato nella Gemäldegalerie di Dresda (Germania).

Descrizione

Soggetto

Il dipinto raffigura l'episodio, narrato nel Vangelo di Matteo: Gesù e gli apostoli si trovavano a Cafarnao, quando sono avvicinati da un gabelliere che chiese loro di pagare la tassa per entrare nel tempio: Gesù mandò quindi san Pietro sulle rive del vicino lago di Tiberiade e lo invitò ad andare a pescare un pesce, dove avrebbe trovato una moneta d'argento con cui pagare il tributo. San Pietro vi si recò e trovò effettivamente il pesce con la moneta con cui pagò la tassa al gabelliere.

Nel dipinto, sullo sfondo scuro, compaiono a mezza figura:

  • Gesù Cristo rivolge al gabelliere uno sguardo calmo e fermo, a conferma della sua serena partecipazione ai doveri civici e sembra voler rispondere all'insistenza dell'interlocutore, allungando la mano, quasi a fermarlo.
  • gabelliere, vestito come un popolano e con uno zingaresco orecchino ad un lobo, avanza da destra con un gesto invadente, tenendo nella sua mano la moneta. La sua camicia bianca contrasta nettamente con il rosso e il blu dei vestiti di Gesù. Ugualmente contrastano la sua pelle scura con l'incarnato bianco, quasi trascendente di Cristo.

Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche

  • Il soggetto è raro e, di solito, era richiesto da committenti quali sovrani e governatori che imponevano nuove tasse, quasi per giustificare religiosamente il loro operato.
  • I due protagonisti emergono dalla penombra con una notevole forza plastica, inondate da una luce incidente che accende i colori delle vesti e il chiarore degli incarnati.
  • La disposizione dei personaggi è studiata in modo da accentuare i gesti e gli sguardi che si caricano d'emozione e sentimento.

Iscrizione

Nel dipinto si trova un'iscrizione collocata sul bavero della camicia, in lettere capitali, dove si legge la datazione dell'opera:

« TICIANUS F. »

Notizie storico-critiche

Il dipinto fu commissionato a Tiziano Vecellio da Alfonso I d'Este (14761534), duca di Ferrara, Modena e Reggio, per il suo studio nel Castello Estense, dove lo vide Giorgio Vasari, il quale ricorda[1]:

« Similmente nella porta d'un armario dipinse Tiziano dal mezzo in su una testa di Cristo, maravigliosa e stupenda, a cui un villano ebreo mostra la moneta di Cesare [...] »

Da un documento del 1543 risulta, inoltre, che il dipinto insieme a circa 1.000 monete e medaglie venne trasferito dal "primo camerino adorato" d'Alfonso I allo studiolo del figlio Ercole II d'Este (15081559).

L'opera, nel 1598 circa, fu trasferita da Cesare d'Este (15621628), duca di Modena e Reggio, nel Palazzo Ducale di Modena, dove rimase fino al 1746 fu acquistata, come la maggior parte delle opere d'arte della collezione estense, dal re Augusto III di Polonia (16961763), confluendo poi nella Gemäldegalerie di Dresda.

Note
  1. Giorgio Vasari, Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri (1568)
Bibliografia
  • Gilbert Craighton, Some Findings on Early Works of Titian, in "Art Bulletin" n.62/1, Marzo 1980, pp. 36 - 75
  • Timothy Verdon, La bellezza nella Parola. L’arte a commento delle letture festive. Anno A, Edizioni San Paolo, Milano 2008, pp. 296 - 299 ISBN 9788821560361
  • Johannes Winkler, Der Verkauf an Dresden. Dresden und Modena - Aus der Geschichte zweier Galerien, Modena 1989, p. 220
  • Stefano Zuffi, Episodi e personaggi del Vangelo, col. "Dizionari dell'Arte", Mondadori Electa Editore, Milano 2002, p. 196 ISBN 9788843582594
Voci correlate
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