Iotacismo
Il termine iotacismo – così come i sinonimi itacismo[1] e iodizzazione - deriva dal greco ἰωτακισμός (trasl. iōtakismós) da ἰωτα (iota, lettera dell'alfabeto greco) e indica in generale il fenomeno che si verifica quando un fonema si trasforma in i.
Esempi numerosi si trovano in molte lingue e anche nei dialetti, ma la situazione che più ha coinvolto la cultura occidentale e che interessa gli studi sul Cristianesimo è la trasformazione della lingua greca ellenistica e con essa del greco biblico, sia nella scrittura che nella pronuncia.
Definizione
Con riguardo al greco ellenistico, lo iotacismo indica due fenomeni distinti, anche se correlati:
- un errore di pronuncia (confusione dei fonemi) per cui alcune vocali e dittonghi presero lo stesso suono i della vocale iota;
- un errore di scrittura (confusione dei grafemi) frequente nei papiri e nei manoscritti greci, per cui venne operata la sostituzione di uno iota al segno di una vocale singola o di un dittongo di suono uguale; è strettamente riferito al primo fenomeno, e dipende da esso.
Riferimenti storici
Nel Medioevo e nel primo Rinascimento, gli umanisti per la lettura del greco adoperavano la pronuncia detta reuchliniana, così chiamata poiché a sostenerne la validità fu l’umanista Johannes Reuchlin (1455-1522).
Questo modo di lettura era soprattutto caratterizzato dalla pronuncia itacista o iotacista, introdotta in Italia dagli intellettuali bizantini che erano scampati alla conquista e al saccheggio di Costantinopoli (1453) da parte dei Turchi.
Quegli intellettuali, fra cui il filosofo neoplatonico Emanuele Crisolora e il cardinale Basilio Bessarione, impressero alla lettura dei classici greci il loro accento e la loro inflessione.
Un altro grande umanista, l’olandese Erasmo da Rotterdam (1466-1536), si oppose alla pronuncia iotacista del greco antico, perché secondo le sue ricerche filologiche sosteneva che la pronuncia antica era diversa da quella reuchliniana. Erasmo perciò si impegnò a ripristinare la vera pronunzia classica, che da lui prende il nome di erasmiana (o etacista per la pronuncia della lettera h come e) e che ancora oggi è insegnata nei licei.
In realtà, probabilmente la pronuncia ricostruita da Erasmo era quella usata nel periodo classico: vi sono infatti molte prove che il greco ellenistico e con esso il greco biblico fossero interessati in grande misura dallo iotacismo.
- lo iotacismo scritto emerge da molti papiri dell’età ellenistica, addirittura le prime avvisaglie di tale evoluzione sono già riscontrabili in alcune riflessioni linguistiche dei dialoghi di Platone;
- lo iotacismo parlato si ha in alcune parole greche acquisite da popolazioni che non erano di madrelingua greca. Ad esempio la parola διαθὴκη (trasl. diathêkê, patto) veniva pronunciata in aramaico e siriaco "diatìki". Ciò dimostra quanto meno che la lettera η si pronunciava ι;
- un altro esempio della pronuncia iotacista è offerto dal nome persiano Dario: in antico persiano il nome traslitterato era Darjiawaush, in greco venne reso con Dareios, ma in latino divenne Daríus; perciò è evidente che il dittongo ει veniva letto ι, giacché i Romani hanno conosciuto Dario soltanto attraverso i Greci;
- ulteriore traccia della pronuncia iotacista è l'invocazione Κύριε ἐλέησον (trasl. Kyrie elèeson, Signore pietà) che notoriamente si pronuncia Kìrie elèìson.
Caratteristiche
Le principali regole della pronuncia itacista sono le seguenti:
η | si pronuncia i |
υ | si pronuncia i |
ει / oι | si pronuncia i |
αι | si pronuncia e |
αυ / ευ | si pronuncia av / ev davanti a vocale o consonante sonora, af / ef davanti a consonante sorda |
β | si pronuncia v |
ντ | si pronuncia nd |
La pronuncia iotacista è rimasta in moltissimi vocaboli che abbiamo ereditato dal greco.
Alcuni esempi fra i tanti:
- λειτουργία, trasl. leiturghìa, pronuncia classica leiturghìa, iotacista liturghìa, italiano liturgia
- δαιμόνιον, trasl. daimònion, pronuncia classica daimònion, iotacista demònion, italiano demonio
- Αἴγυπτοϛ, trasl. Aigyptos, pronuncia classica aigyptos, iotacista èghiptos, italiano Egitto
Il celebre passo del cammello nella cruna di un ago in Mt 19,24 , Mc 10,25 e Mt 18,25 è un buon esempio di iotacismo. Tutti i manoscritti antichi (Sinaitico, Vaticano e Alessandrino) riportano il termine κάμηλοϛ (trasl. kàmelos, cammello), mentre alcuni manoscritti tardivi riportano una lezione evidentemente iotacistica: κάμιλοϛ (trasl. kàmilos, grossa fune).
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