Miracolo eucaristico di Alatri

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Il miracolo eucaristico di Alatri, noto anche come miracolo dell'Ostia Incarnata, si verificò nell'omonima cittadina tra la fine del 1227 e i primi mesi del 1228: una donna aveva rubato un'ostia consacrata, su incarico di una fattucchiera che intendeva servirsene per compiere un maleficio, ma al momento di toglierla dal nascondiglio in cui l'aveva occultata, constatò che essa si era tramutata in carne e, pentitasi, la restituì.

Cattedrale di San Paolo

Storia

Il documento in cui è meglio descritto l'avvenimento è la bolla inviata da Gregorio IX al vescovo diocesano Giovanni V, datata 13 marzo 1228, nota come Fraternitatis Tuae.[1] L'evento assunse un particolare valore simbolico, poiché avvenne pochi anni dopo il Concilio Lateranense IV (1215), che aveva definito la dottrina della Transustanziazione.

La vicenda è raffigurata su una serie di affreschi presenti sulle pareti laterali della cattedrale di Alatri: una giovane donna, istigata da una vecchia malefica, al momento di ricevere l'Eucaristia, trattenne nella bocca l'ostia consacrata, nascondendola poi in un panno per portarla a casa e consegnarla alla vecchia in un secondo momento. Nascosta l'ostia in un'arca per il pane, la giovane si recò a prenderla dopo tre giorni rinvenendo tuttavia, invece del pane, un pezzo di carne umana. Pentita per il suo gesto sacrilego, confessò l'accaduto e consegnò al vescovo il frammento di carne ancora sanguinante.

La reliquia, nota ai fedeli come porziuncola, è oggi conservata nella cappella ad essa dedicata nella navata destra della Cattedrale di San Paolo ad Alatri.

Note
Voci correlate
Collegamenti esterni