Ostia

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Ostie di varie dimensioni. La più grande viene usata per la comunione del celebrante, le più piccole per quella dei fedeli.

La parola ostia viene usata per indicare il pane azzimo[1] fatto a forma di cialda circolare, quando è consacrato.

L'uso proviene dal latino hostia, propriamente "vittima", che indica la materia del sacrificio fatto a Dio.

Presso gli Ebrei la "vittima" è soprattutto quella della cena pasquale: l'agnello immolato, memoriale della prima Pasqua di liberazione dalla schiavitù d'Egitto.

In continuità con la Pasqua ebraica anche i cristiani impiegarono pane azzimo nelle loro celebrazioni liturgiche.

L'esigenza di dare il pane eucaristico ad un numero spesso elevato di fedeli, ha favorito l'uso dell'ostia, una particola di pane che, dopo la consacrazione viene distribuita ai partecipanti alla messa, i cui primi esemplari risalgono al IX secolo.

L'ostia è fatta di pasta, ottenuta amalgamando la farina con l'acqua, che poi viene pressata fra due valve di ferro o con uno stampo.

Note
  1. Il pane azzimo viene confezionato con farina di frumento, acqua e sale.
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